Luciano Odorisio, Politica

Rino Formica:“Renzi è come i pazzi: si crede Napoleone Ma è una pernacchia”

estratto intervista Rino Formica a cura di Tommaso Rodano per Il FQ, 25-9-19

“(…) L’immagine è nitida. 

È un espediente: il regolamento del Senato, a differenza di quello della Camera, non consente la costituzione di un gruppo parlamentare se non sotto le insegne di un partito che aveva partecipato alle elezioni. È come i vecchi teatri del Sud che venivano costruiti con il contributo delle famiglie benestanti. Queste famiglie conservavano un “diritto di plateatico”: avevano un palco tutto loro durante gli spettacoli. I socialisti al Senato hanno offerto il loro diritto di plateatico a Renzi. Ma cosa cambia assistere dal palco oppure dal loggione? Spettatore eri e spettatore rimani. Nella vita civile di un Paese attraversato da incubi di ogni genere – reali o immaginari – cosa vuole che cambi se un senatore di Italia Viva, o come cacchio si chiama, parli a nome del suo gruppo oppure a nome di un sottogruppo del Misto? 

Non le dispiace vedere il nome del Psi associato a Renzi? 

L’eredità del Psi è già stata liquidata, stravolta. Sono trent’anni che si vanno a offrire in giro per uno strapuntino nell’autobus dell’uno o dell’altro partito. Non me ne occupo più. I simboli hanno un senso se mantengono la capacità di trasmettere i loro valori originali. 

Tralasciando Nencini e il Psi, cosa ne pensa dell’operazione di Renzi? 

Evidentemente era a disagio nel Pd, quel partito non gli dava più soddisfazione. Renzi è nato qualche secolo dopo Napoleone, eppure non è l’unico Napoleone in giro, ce ne sono ancora tanti. Però in genere sono nei manicomi. 

Bene

Poi ci sono gli amici che hanno seguito Renzi in Italia Viva. Per questioni di fedeltà e lealtà, che non sono mica un disvalore. Da buoni amici, si comportano come i medici dei pazzi: devono dirgli di sì. Sono Napoleone? Sì, è vero, sei Napoleone. È la pazienza dei medici dei pazzi. 

Benissimo. Questo gruppetto napoleonico però ha un potere di ricatto sul nuovo governo. 

Guardi, questo governo si troverà presto a fare i conti con problemi ben più vitali. 

Sarà nelle condizioni di affrontarli? 

Per ora il Conte bis è come l’aspirina: è servito ad abbassare la febbre, il che è un fatto positivo. Ma ha dei limiti. È diretto da un avvocato. Il quale avvocato, proprio per indirizzo culturale e professionale, ha il compito di difendere il proprio cliente. Finora ha difeso bene il cliente “governo”. Ma è un segno della crisi: quando si chiamano gli avvocati significa che c’è da proteggere una posizione precaria. La politica non ha bisogno di avvocati, ma di condottieri, pensatori, guerrieri, lottatori. Un buon avvocato invece serve a difenderti dalle cause, a cercare di sfuggire alla durezza del giudizio e invocare la clemenza dei giudici. 

Se il giudice è l’Europa, sembra guardare con una certa benevolenza all’avvocato Conte. 

Credo che l’Europa, piuttosto, guardi con una certa preoccupazione l’eventuale precipitare della situazione. 

Poniamo che questo governo sia un’aspirina, come dice lei. Una volta che passa l’effetto, si rischia una febbre da cavallo. Quando si andrà a votare Salvini non sarà ancora più forte? 

La crisi ha radici molto più profonde di Salvini. È il continuo deperire dei corpi organizzati della democrazia. Il male è alla radice, non nelle foglie; non è in un settore, un partito o un singolo personaggio. Salvini magari potrà pure essere accantonato: poi rimarrà il salvinismo della destra italiana. Io temo piuttosto che la disgregazione dei corpi, della trama organizzata della democrazia italiana, rischi di aprire le porte a soluzioni autoritarie.

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