Se l’avete perso un divertente e divertito articolo su Il FQ di Daniela Ranieri:
“Molti ormai considerano le uscite pubbliche dell’ex potente Matteo Renzi alla stregua di curiosità sfiziose, di quelle che nella Settimana Enigmistica finiscono nella rubrica “Spigolature” (“A Berna, un gatto di nome Flaeki, rimasto solo in casa, giocando con il telefono ha premuto il tasto che consente di mettersi in contatto con la Polizia…”).
Noi, che di stranezze, argomenti negletti, insomma di renzologia ci reputiamo cultori, esultiamo per la doppietta di Capodanno messa a segno dal neo-conduttore del filmino pro-loco Firenze secondo me.
IL PRIMO BOTTO è un’intervista al settimanale Oggi, che a quanto pare, per antifrastica ironia, preferisce intervistare i personaggi di ieri.
Ivi il Risorto, domati i borborigmi fantozziani della sua mitomania (“Sono orgoglioso di aver fatto il premier per più di mille giorni.
Nell’ultimo secolo un governo durato per più di mille giorni è stato guidato soltanto da Mussolini, Craxi e Berlusconi”), buttati i popcorn offre il petto alla Patria, tipo Churchill dopo la sconfitta di Gallipoli.
“Non mollo di un centimetro… Non lascio il futuro a quelli che fanno i condoni, a quelli che dicono che la cultura non è importante”.
Evidentemente Renzi, che è convinto di essere stato detronizzato e non di aver perso le elezioni, come Padre Pio è dotato del dono della bilocazione, e c’era e non c’era quando il suo governo varava la rottamazione delle cartelle Equitalia e il condono sui capitali esteri sommersi detto voluntary disclosure;
Del resto, lui è quello della Buona Scuola e dell’alternanza scuola-sfruttamento di manopera giovanile, capo di un partito così pieno di acculturati che come ministro dell’Istruzione ha scelto la non scolarizzata e finta laureata Fedeli (figuriamoci gli altri).
Nell’allucinante delta tra l’immagine di sé e quella che rimanda, Renzi come Caligola rimugina sulla sua gloria: “Ho fatto il presidente del Consiglio e il segretario del partito che ha avuto il miglior risultato degli ultimi 60 anni”, nonché, ma è un dettaglio, del partito che ha realizzato il peggior risultato della sua storia dimezzando i voti dall’anno della sua nascita.
La seconda miccetta Renzi l’ha scoppiata sul Foglio, con una lettera sulla “vuotanza” lamentata dallo sceneggiatore Contarello (fiuriamoci se perdeva l’occasione di cavalcare un neologismo fatuo).
Ora si proclama Ulisse, non più Telemaco come da narrazione recalcatiana, e promette di tornare a Itaca a rinverdire i fasti di quando c’era Lui.
Da lettino tre volte alla settimana il seguente lapsus: “Ho sopportato i voltafaccia di chi si stendeva adorante al mio passaggio e oggi finge di non avermi conosciuto”, invece di non sopportare che alcuno si stendesse adorante al suo passaggio, “e i tradimenti di chi ha ancora un presente in politica perché ho combattuto a mani nude per lui”, dove le parole disegnano uno scenario shakespeariano e prepolitico fatto di adulazione, gratitudine e patti di sangue.
A FAR TEMERE il peggio per la salute mentale dell’eroe del 18%, però, è un passaggio dell’intervista a Oggi in cui egli parla dei figli, ovviamente superdotati: l’aspirante calciatore, il provetto chitarrista e la 13enne Ester, che “sa tutto di politica da quando aveva 7 anni”.
Già ampiamente selfata in bikini su Instagram, Ester è protetta dal papà da gossip e attenzioni morbose (“Un padre non parla mai della figlia femmina”);
Infatti una riga sotto ne riferisce le spiritosissime uscite da renziana di sangue e divulga la di lei passione per le minigonne, che egli non asseconda, ammettendo al massimo i jeans strappati (e qui ci fermiamo: non abbiamo gli strumenti clinici per capire che tattica di rimonta politica sia sessualizzare i figli pre-adolescenti e purtroppo il prof. Recalcati non ha risposto al nostro appello a occuparsi del forse disperato caso Matteo Renzi).”