I Ricordi di Caterina, Luciano Odorisio

Quel che i selfie non dicono

Mio cugino Flavio mi ha mandato vecchie foto di famiglia e tra divertimento e nostalgia ho contato gli anni trascorsi.

Come eravamo: Terracina, 1965

Mi sembra incredibile che siano tanti, ognuno di quei giorni mi appare come se fosse ieri perché, improvvisamente, arriva alla mia mente con prepotente nitidezza.

Ricordo l’occasione in cui fu scattata ogni foto, in genere erano momenti lieti (vacanze, compleanni, matrimoni) e tutti eravamo sorridenti e in armonia, come forse non eravamo stati nella vita reale.

Ogni foto ci consegna per sempre un attimo di pura felicità e non genera in me tristezza o malinconia, anzi un dolcissimo e inarrestabile flusso di ricordi, in cui anche quelli che ci hanno lasciato sono vivi e presenti nella mente e nel cuore.

Come se il tempo si fosse fermato nell’istante di una foto e ci avesse donato un po’ di eterna felicità.

Quanto diversi dalle mie foto di famiglia i selfie che ritroviamo dappertutto, nei social!

Sono foto autoreferenziali, che vogliono comunicare una immagine di sé al pubblico.

Non esprimono un sentimento, ma una falsa rappresentazione.

E si bruciano nello spazio di poche ore, per fare spazio ad immagini sempre diverse.

Le mie vecchie foto, invece, ci ricordano non solo come eravamo nell’aspetto fisico e quanto siamo cambiati, ma ci restituiscono un intero mondo fatto di affetti, abitudini, luoghi incontaminati.

Quanta bellezza e quanta nostalgia!

Caterina Abbate, 28 Gennaio 2019

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Sono un po' strega perché ebbi la sorte di nascere a Benevento, ma sono e sarò sempre una ragazza degli anni Sessanta. Per tutto quello che ciò significa.

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