Stralcio di un articolo di Tommaso Rodano per IlFQ, 31-03-19
“(…)
Inizia Matteo Salvini, che provoca il sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora (assai duro con la Lega sul Fatto): “Si occupi di rendere più veloci le adozioni, visto che ci sono 30mila famiglie che aspettano”.
Di Maio, da Roma, ironizza: “Almeno le deleghe bisognerebbe leggerle. Quella alle adozioni non è del sottosegretario Spadafora, ma è in capo al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro leghista Fontana”.
SUBITO DOPO arriva una nota di Palazzo Chigi che gli dà manforte.
Il premier – che in questi giorni si era già beccato con Fontana sulla questione del patrocinio al Congresso delle famiglie – non si era mai espresso in modo così duro su una polemica tra i suoi ministri:
“La delega in materia di adozioni di minori italiani e stranieri – spiega – è attualmente ed è sempre stata in capo al ministro della Lega Fontana. Il presidente del Consiglio ha solo mantenuto le funzioni di presidente della Commissione per le adozioni internazionali. Spetta quindi a Fontana adoperarsi, come chiesto da Salvini, per rendere le adozioni più veloci e dare risposta alle 30.000 famiglie che aspettano. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare, altrimenti si fa solo confusione”.
Non è finita.
La comunicazione leghista fa arrivare una controreplica del ministro.
Il tono è ancora duro: “Da oltre un mese il ministro Fontana ha chiesto di formalizzare la remissione della delega relativa alle adozioni internazionali a causa del fatto che il presidente Conte ha autonomamente indicato i componenti della struttura CAI (Commissione Adozioni Internazionali)”.
Una giustificazione che però non giustifica.
Anzi, conferma due fatti: Fontana ha chiesto di rimettere la sua delega sulle adozioni, ma nel frattempo la responsabilità è ancora sua.
E Spadafora, chiamato in causa da Salvini, non c’entra nulla.
È un sabato di botte da orbi tra gialli e verdi.
A Roma, nello studio 10 di Cinecittà, i Cinque Stelle mettono in scena una sorta di anti-Verona. L’inizia – tiva era stata organizzata molto tempo prima per sponsorizzare le conquiste di Spadafora: l’incremento di 30 milioni di euro del fondo delle politiche giovanili e i bandi per favorire i progetti degli under 35.
Con il Congresso delle famiglie c’entra poco, in teoria, ma Di Maio sfrutta l’evento per attaccare l’alleato: “Noi alla famiglia ci teniamo, ma a Verona si affronta questo tema con odio, dicendo che la donna deve stare chiusa in casa per fare figli”.
E ancora: “A Verona ci sono dei fanatici, qui il buon senso. Lì lo stile medievale, qui il futuro”. Più tardi chiama in causa direttamente Salvini: “Lì è stato distribuito un finto feto come gadget, ho letto dichiarazioni sconvolgenti sull’aborto, alcuni hanno persino negato il femminicidio. Se vai a mangiare al loro stesso tavolo, per me la pensi come loro”.
LA CAMPAGNA dei 5 Stelle per le Europee pare sempre più chiara.
Di Maio la riassume in una frase secca, che gli esce di getto: “Noi e la Lega abbiamo idee totalmente diverse, non è una novità”.
La cavalcano anche altri big del M5S. Alfonso Bonafede dichiara che “le famiglie arcobaleno sono bellissime” e il presidente della e Spadafora si chiama #Oggiprotagonisti: il dipartimento per le politiche giovanili riunisce a Cinecittà circa 600 ragazzi tra i 18 e i 35 anni provenienti per lo più dal mondo delle associazioni.
Di Maio, che ha sempre al suo fianco la nuova compagna Virginia Saba, chiude con un’intervista alla radio dell’Agenzia nazionale per i giovani.
Saluta lanciando una canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro.
Pure qui suona un messaggio politico: “Non mi avete fatto niente”.