Luciano Odorisio, Politica

Di Salvini fidarsi è bene, non fidarsi è…

STRALCI da un articolo di Giovanni Valentini per Il FQ

“Plagio, imbonimento, lavaggio del cervello, persuasione occulta. 

Sono le tecniche di manipolazione che adotta Matteo Salvini, magari senza saperlo e volerlo, nella bulimia mediatica della sua comunicazione politica. 

E sono basate tutte su quel rapporto di fiducia che si stabilisce tra lui e una parte del corpo elettorale, sedotto da un apparente buon senso comune, da una mal dissimulata ragionevolezza, da un’ingannevole semplificazione. 

Ne sono complici, più o meno consapevolmente, quei mass media che abboccano all’amo della propaganda leghista, anche per contestarla o criticarla. 

(…) 

QUANDO SALVINI fa il bilancio del primo semestre di governo, per esempio, a volte rivendica questi sei mesi a proprio vantaggio, come nel caso della diminuzione degli sbarchi nel 2018, per cui esibisce dati che non sono soltanto suoi dal momento che nei primi sei mesi dell’anno c’erano un altro governo (Gentiloni) e un altro ministro dell’Interno (Minniti). 

Altre volte, come per la controversa riforma delle pensioni o della disattesa flat tax, si giustifica con la litania “noi siamo al governo da appena sei mesi”, “non abbiamo la bacchetta magica”, “lasciateci lavorare”e così via. 

Quando il vicepremier afferma che per il Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, in caso di dissensi nella maggioranza si deve rimettere la decisione a un referendum popolare, dimentica ciò che ha sottoscritto – insieme ai suoi partner – nel “Contratto di governo”, laddove alla fine del punto 27, pagina 50, si legge: “Ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo fra Italia e Francia”.

E quando infine il ministro dell’Interno invoca la legittima difesa, facendo leva sul “grave turbamento” che chiunque può provare se un ladro o un rapinatore vìola il domicilio privato o la sede di un esercizio commerciale, trascura di affrontare il nodo del porto d’armi (o della detenzione) e quindi di indicare in base a quali criteri saranno valutate le richieste e poi eventualmente concesse le licenze. 

Ecco, c’è un mix di buon senso e di cattiva coscienza in tutto questo turbinio di parole; un impasto di buona fede e di ipocrisia; un detto e un non detto che rende la comunicazione di Salvini oggettivamente doppia e ambigua

Più che allarmarsi e gridare allo scandalo, forse basterebbe non fidarsi troppo.

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