Luciano Odorisio, Politica

La grande invasione degli invisibili

di Giovanni Valentini per Il FQ, 29-6-19

“Nello “scontro mediatico”sull’immigrazione – come lo chiama il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, segnalando il fatto che si parla della questione quando si tratta delle navi delle Ong mentre gli sbarchi continuano ogni giorno con barche, barchette e gommoni – non risalta abbastanza un dato allarmante che documenta il fallimento della politica messa in atto da questo governo e in particolare dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini

Lo fornisce l’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, secondo cui “tra giugno 2018 e dicembre 2020, il numero degli irregolari in Italia aumenterà di almeno 140.000 unità”. 

ORA È VERO CHE, come attesta lo stesso Ispi, “dal luglio scorso gli sbarchi di migranti sulle cose italiane si sono sensibilmente ridotti”. E questo è senz’altro un effetto apprezzabile. 

Ma contemporaneamente sono aumentati gli arrivi via terra, tant’è che lo stesso Salvini comincia a parlare di muri da costruire ai confini nazionali. 

E comunque, secondo l’Istituto di studi internazionali, la verità è che “l’Italia e l’Europa sono ancora alle prese con le conseguenze dell’arrivo di quasi 2 milioni di migranti lungo rotte irregolari negli ultimi cinque anni”. 

Il nostro sistema di accoglienza, insomma, rimane sotto pressione. I governi degli altri Paesi europei continuano a mostrarsi poco solidali. 

E l’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo resta una sfida per noi e per tutti i nostri partner. 

Sta di fatto che, quando scadono i permessi di soggiorno concessi a queste categorie di migranti senza riuscire prima a rimpatriarli, aumenta il numero degli irregolari che non possono più trovare un lavoro legale. 

Sono appunto i 140.000 clandestini di cui parla l’Ispi. 

Un esercito di invisibili, di fantasmi pronti a invadere la Penisola dall’interno; una nuova ondata migratoria per così dire endogena. Il cavallo di battaglia della propaganda leghista rischia così di trasformarsi in un cavallo di Troia. 

Eppure, di fronte ai diecimila medici che mancano e agli ottomila infermieri che mancheranno prossimamente, il governo si preoccupa strumentalmente dei 42 migranti raccolti in mare dalla “Sea Watch” e portati a Lampedusa, “comparse di questo teatro”come li definisce l’altro vicepremier Luigi Di Maio. 

È vero che da un anno in qua gli sbarchi sono diminuiti e che di conseguenza sono diminuiti anche i morti nel Mediterraneo. 

E ha ragione il ministro Salvini a proclamare che bisogna combattere i “trafficanti di uomini”, e aggiungiamo pure di donne e bambini, cioè gli scafisti che poi commerciano in armi e droga. 

Ma i migranti fuggono dai propri paesi d’origine non perché ci sono gli scafisti, bensì per sottrarsi alle guerre, alle torture, alla povertà e alla fame. 

Gli scafisti prosperano proprio perché esistono questi problemi e quindi esistono i migranti. Ed è, dunque, innanzitutto “a casa loro” che bisogna aiutarli. 

“I paesi ricchi come il nostro sono e saranno sempre meta di immigrazione”, osserva l’autore del saggio citato all’i ni z io , con un interessante approccio da docente di Politica economica alla “questione immigrazione”. 

E aggiunge: “Ogni sforzo per rendere le frontiere più aperte e i flussi più regolamentati e prevedibili sarà un importante passo per rendere la diversità una fonte di straordinaria ricchezza”. 

Altrimenti, come lui stesso avverte in chiusura, continueremo a gestire un fenomeno di portata epocale “in un modo che rende il nostro mondo più disumano e, allo stesso tempo, più povero”.

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