Luciano Odorisio, Politica

“Voi neri mi state sul caxxo: calci e sputi“

di Olga Bibus per Open.OnLine di Enrico Mentana

Una calda giornata di fine luglio, un treno regionale Milano-Verona, una ragazza di 24 anni, Delia Piavani, che ha appena finito le lezioni nella facoltà di Scienze Politiche. 

È in viaggio verso casa, cuffie nelle orecchie, nel tragitto guarda una serie Tv sullo smartphone.

La visione è però interrotta da urla che attraversavano persino gli auricolari, si gira e si trova davanti una scena «molto violenta» che la «terrorizza». 

«Un uomo, sulla quarantina, prende a calci una bici e insulta un ragazzo di colore seduto proprio dietro di me – racconta la giovane a Open. – Chiede di mostrargli il biglietto, urla frasi come “voi neri mi state sul c***o perché non lavorate e viaggiate senza biglietto. Questo treno è mio, questa maglietta verde è la mia uniforme”».

Ma l’uomo non se la prende soltanto con un passeggero, va da tutte le persone nere che vede. 

Arriva a strattonare un altro giovane, a sputargli addosso. Nessuno nel vagone interviene. 

La ragazza è così spaventata che inizia di nascosto a filmare la scena, non per condividerla sui social, ma per «avere qualcosa da mostrare, una prova, se la situazione dovesse degenerare». 

Un video che poi posta sulla pagina Facebook dei Sentinelli di Milanoper denunciare quanto accaduto.

Delia, lei percorre spesso questa tratta? È la prima volta che assiste a un episodio simile?

«Purtroppo non è la prima volta, ma non ho mai visto così tanta aggressività e violenza. Quell’uomo ha prima strattonato la bici del passeggero dietro di me, dicendo che doveva mostrargli il biglietto perché il treno era suo perché era italiano e anche la bici era sua per lo stesso motivo. Poi è andato da un altro ragazzo sempre per chiedere il biglietto, urlava insulti come “n***i di m***a, mi state sul c***o perché non lavorate e non pagate il biglietto, fatemi vedere il biglietto”. Sputava addosso a questi passeggeri, alcuni li ha strattonati. Ha fatto così con tutte le persone di colore presenti nella nostra carrozza e anche in quella a fianco. E a chi gli chiedeva con quale autorità chiedesse i biglietti, rispondeva: “Questa maglietta verde è la mia divisa”. Io ho iniziato a filmare la scena per paura, volevo una prova qualora la situazione degenerasse.».

Lei è sicura non si sia trattato di uno scatto d’ira di una persona squilibrata o poco lucida?

«Secondo la mia percezione era una persona lucida perché nel frattempo ha risposto a una chiamata sul cellulare e ha parlato con quella che credo fosse la compagna perché era molto affettuoso. Parlava del lavoro, non mi ha dato l’impressione che fosse ubriaco o avesse problemi psichici».

Come hanno reagito i ragazzi aggrediti?

«Con una calma incredibile. Il giovane a cui ha strattonato la bici diceva solo: “Basta per favore”. Mi sembravano rassegnati. Così come era rassegnato un passeggero di colore seduto a pochi sedili di distanza da me, mi guardava sconfortato. Avrei voluto dirgli che non siamo tutti così».

Nel post con cui condivide il video su Facebook, dice anche “Avrei voluto avere più coraggio per scendere e mettermi in mezzo”. Qualcuno degli altri passeggeri lo ha fatto?

«No, ma il treno non era pienissimo. Non c’erano tante persone. Io non sono intervenuta perché ero l’unica ragazza presente, ho avuto paura».

Prima di scendere dal treno però ha denunciato l’accaduto al controllore, qual è stata la sua reazione?

Ha alzato le spalle dicendo “purtroppo questi episodi sono sempre più frequenti”. Era rassegnato anche lui.

Tempo fa, un capotreno, sempre in un video su Facebook, ha denunciatoun aumento di episodi di razzismo e un aumento anche della percezione da parte dei passeggeri che le persone nere non paghino il biglietto. Lei da viaggiatrice è d’accordo?

«Che ci sia un aumento di questi episodi? Purtroppo sì e anche che molte persone credano che i passeggeri di colore non paghino mai il biglietto. Parlo per la mia tratta Milano-Verona e posso assicurare che gli episodi spiacevoli sono diventati più frequenti. Sempre più persone si sentono legittimate a prendersela con gli stranieri, a trovare in loro un capro espiatorio. Soprattutto nell’ultimo anno».

Come lo spiega?

«Secondo me, il clima politico fomenta questa situazione. C’è un senso di prepotenza legittimato. Io viaggio spesso, lo vedo».

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