L'angolo di Savoca, Luciano Odorisio, Politica

SULLA PELLE DI STEFANO CUCCHI – di Roberto Savoca

Il ritorno del Cinema necessario

Dopo tanto tempo, finalmente, posso parlare bene di un film italiano.

E dire che non ho mai amato le produzioni che riprendono fatti di cronaca, con quelle somiglianze “cercate” fra attori e personaggi reali, sempre a rischio di uno sgradevole “effetto Bagaglino”.

Ma stavolta il caso è molto diverso e “Sulla mia pelle”, l’opera del bravo Alessio Cremonini sull’assassinio di Stefano Cucchi, si sta sempre più rivelando come un atto ribelle, coraggioso e potente di protesta civile anche – si può supporre – al di là delle intenzioni degli stessi autori.

ALESSANDRO BORGHI INTERPRETA STEFANO CUCCHI IN “SULLA MIA PELLE”

 

Un film asciutto e rigoroso, che non dà giudizi ma mostra i fatti così come le inchieste giudiziarie e un severo lavoro di ricerca li hanno accertati.

Parco, essenziale anche nei dialoghi, realistici e ben ricostruiti, come pure nelle ambientazioni.

Cucchi non viene affatto trasformato in un eroe: resta un povero disgraziato stritolato da un potere sadico e gaglioffo. Un’opera che, forte di questo rigore semplice, si abbatte come un maglio sull’ingiustizia.

Il cinema torna – ed era ora! – a dimostrare di poter scuotere le coscienze con eccezionale vigore, com’è accaduto nei suoi momenti migliori: “Easy Rider”, “Le mani sulla città”, “Soldato blu”, “Alexander Nevskij”, “Roma città aperta”, “Mississippi Burning”, “Sacco e Vanzetti”, “La battaglia di Algeri”, “Ladri di biciclette”… mi fermo qui ma si potrebbe continuare a lungo.

Ci sono film che riescono a farti sentire diverso e migliore; più incazzato magari – ci mancherebbe! – ma soprattutto affamato di cambiamento e desideroso di trasmettere il tuo sentire ad altri. Sono quei film che svolgono, in altre parole, la genuina funzione sociale dell’arte.

Non si era mai sentito di proiezioni pubbliche gratuite – “pirata” qualcuno le ha definite – organizzate da associazioni, centri sociali, circoli e tanto massicciamente partecipate.

Come all’università La Sapienza, a Roma, dove c’erano duemila persone a emozionarsi e a soffrire per Stefano, anzi CON Stefano, è il caso di dire, grazie all’interpretazione eccellente, a tratti perfino sbalorditiva, di Alessandro Borghi.

Non entro – non in questa sede – nella polemica sul diritto d’autore, se ne siano lesive o no queste proiezioni “movimentiste”, e vi rimando ad un altro mio POST dove tratto l’argomento.

Ma è come se dalla società – quantomeno dalla sua parte migliore, quella più “civile” – emergesse una volontà diffusa di partecipazione, attraverso la visione del film, all’indignazione per un’ingiustizia manifesta, per un ignobile e vigliacco abuso di potere.

LA PROIEZIONE GRATUITA DI “SULLA MIA PELLE” ALLA SAPIENZA DI ROMA

 

C’è un problema gravissimo nel nostro paese che viene sottaciuto colpevolmente, anche se tutti lo conoscono, e le cui radici affondano in profondità nella Storia patria.

Non voglio farla troppo lunga ma è un fatto che nella transizione dal fascismo alla democrazia, le forze dell’ordine, i servizi segreti e le forze armate non furono mai sottoposti a una seria “defascistizzazione” che garantisse la loro indispensabile fedeltà alle leggi e alle istituzioni repubblicane.

La stragrande maggioranza dei Prefetti e dei funzionari, organici al fascismo e al suo apparato repressivo, furono anzi riconfermati nei loro ruoli se non addirittura promossi.

Non ci fu alcuna rimozione e nessun processo per quei manigoldi che, pure, si erano macchiati di crimini odiosi.

Alla sciagurata amnistia Togliatti del 1946 fece seguito un’epurazione sistematica, nel ’47-’48, nei confronti di quei pochi ex partigiani che si erano arruolati in polizia dopo la Liberazione.

Saranno pure tutti morti ormai, è probabile, ma le strutture hanno ereditato e conservato un orientamento indiscutibilmente fascistoide.

E dalla strage di Portella della Ginestra ai tentativi di golpe, dalle tante bombe e Stragi di Stato alla Uno bianca, dai morti nelle piazze alla “macelleria messicana” di Genova, fino ai casi Aldovrandi e Cucchi, quell’orientamento – chiamiamolo così… – continua periodicamente a funestare le cronache, forte di una sostanziale impunità.

Ben vengano dunque opere come “Sulla mia pelle”, da proiettare, gratuitamente sì ma obbligatoriamente, nelle caserme, nelle questure e nelle scuole di polizia.

 

Roberto Savoca

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Autore e regista televisivo. Docente di montaggio e comunicazione.

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