La postscissione
di Pina Fasciani, post del 13-9-19
Vietato chiamarla scissione quella che prepara Renzi e che già appare all’orizzonte. La Leopolda dirà come si chiama perché la scissione lui non la fa. No.
Lui fa una una scelta consensuale, ovvero lascia il PD, non più suo, e costruisce un nuovo Partito, quello suo, con tutti i suoi e con parte dei malpancisti di centrodestra di Berlusconi.
La consensualita’ starebbe nel fatto che comunque i suoi in Parlamento non staccheranno la spina al governo. No. Lo sosterranno .
La domanda è fino a quando ? La risposta mi sembra ovvia, fino a quando lui non sarà pronto per riproporsi come leader di un centro moderato finalmente ricomposto, ‘che il Paese ne ha tanto bisogno ! e potrà proporsi come ago della bilancia per il governo del Paese.
Questo esito può avere un suo fascino, il PD nella sostanza smette le vesti di una amalgama mal riuscita e ritrova la sua identità di sinistra. Si rimette ordine parrebbe e molti tornerebbero a respirare a casetta loro.
Io dubito. Dubito innanzitutto sul disegno che ispira la scissione di Renzi.
Nel senso che per proporsi al centro , come da sue intenzioni, bisogna avere un certo grado di sostanza politica, avere una visione di Paese , una visione dell’Italia in Europa e nel mondo, essere interclassista, sapere tenere insieme la rabbia dei ceti impoveriti e i timori dei ceti arricchiti dalla crisi.
Essere l’uno e l’altro. Due parti in commedia.
Insomma Renzi dovrebbe essere il genio di questo secolo, uno che fa crescere il Paese, lo arricchisce, lo lancia nella competizione europea e internazionale, lo plasma tra velocità e modernità.
Un fulmine politico che sbaraglia tutti.
Fulmine che ha già perso varie elezioni, ma che fa’? Ritentare non nuoce.
Lui ci lavora, senza scrupoli. Ci crede. Dice una cosa e poi la rimangia a poca distanza, afferma e smentisce, difende e accusa, si dimette e torna , in un giro vorticoso di posizionamenti repentini che neanche le facce di c..lo reggono più.
Forse è questo l’interclassismo di Renzi. Cambiare faccia alla qualunque così come conviene a lui.
Niente a che vedere con la nuova DC, per chi ci spera, niente a che vedere con La Pira, Moro , De Gasperi e altri…Niente a che vedere con l’atlantismo, con l’Europa di Spinelli e altro.
Qui siamo difronte alla disperata ricerca di un ruolo di primo piano per un ragazzo nato nelle mani di Rutelli, cresciuto tra le ruote della fortuna di Berlusconi, consigliato dal toscano Verdini, legittimato da poteri opachi e lanciato in pista per smantellare la sinistra e non una qualsiasi, quella democratica e riformista.
Insomma una operazione esattamente contraria a ciò che affermava Moro e altri giganti.
Alla fine della fiera si tenta di fare passare una operazione per un giusto riordino del campo centrista, anziché quello che veramente è : un modo per fare fuori definitivamente il centrosinistra e pertanto una operazione di destra.
Altro che centro ! Allora chiamatela per quello che è : scissione per incompatibilità.