“La forza storica dei Cinque Stelle è stata quella di riportare a votare tanta gente che non ci credeva più e, al di là del momento specifico, è fondamentale che l’obiettivo resti questo.
Non, come fa Renzi, che la gente esca dal circuito democratico perché così magari si abbassa la percentuale dei votanti e avanzi tu”.
Parla Luca Bergamo, vicesindaco di Roma, l’anima sinistra della giunta guidata da Virginia Raggi.
Anche lui, partendo dall’articolo di Massimo Cacciari,concede un’intervista a Paola Zanca per Il FQ, 28-02-19, ragionando sull’ormai nota “strategia dei pop corn” di renziana memoria.
È d’accordo, Bergamo?
“Sperare che le cose si sfascino pensando che poi ci sia un tornaconto per te non è mai stato il modo di ragionare né dei comunisti, né dei democristiani.
La politica ha senso se prova a orientare, a spostare gli equilibri, non se si mette sull’Aventino.
Chi sono gli interlocutori della sinistra oggi? L’ossessione di attaccare i 5 Stelle fa venire il dubbio che si sentano più vicini alla Lega.”
Nel Pd c’è chi dice che bisogna smetterla di insultare i grillini.
“È davvero incomprensibile come si stia sempre col fucile puntato, anche su temi come il reddito di cittadinanza e quota 100.
Si continua a parlare per sigle, senza entrare nel merito delle cose.
Per dirla con Vittorio Foa: giocano tutti a scacchi con la torre e invece ci vorrebbe qualcuno che facesse la mossa del cavallo.”
Significa cercare livelli di azione diversi, laterali. Lei un anno fa, dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, aveva suggerito per il governo di “allargare lo sguardo”. Non è andata così. Di chi è la colpa?
“Nel momento in cui si poteva avviare il confronto la sinistra si è tirata indietro.
La legge elettorale voluta da Renzi e Berlusconi per non far vincere i 5 Stelle, ha costretto M5S a rivolgersi all’unico interlocutore disponibile, pur con valori diversissimi dai suoi.
Che giudizio dà di quello che è venuto dopo?
Ci sono misure di marca Cinque Stelle che reputo positive e altre di marca Lega che giudico negative, alcune che non posso accettare.
Pensa che agli elettori questa distinzione sia chiara?
No, anche perché il Movimento si è concentrato su misure di medio periodo, mentre quella della Lega sono per lo più simboliche, ma di effetto immediato.”
È solo questione di tempi?
“No. E infatti credo che il M5S debba dare forza ai suoi valori.
Il passaggio, non semplice, da compiere è quello di portare avanti le idee di fondo che lo distinguono e che riguardano la giustizia sociale, il ruolo dello Stato, la sostenibilità ambientale e il contenimento degli interessi economici di un’élite globale.”
Su Tav o Autostrade, questa differenza non si è vista?
“Sì, ma il governo è fatto di gesti, di giorno per giorno: questo tuo occuparti di curare il pianeta e contrastare diseguaglianze deve venir fuori in ogni singolo atto che compi.
Ci sono tante esperienze della storia repubblicana in cui due forze di governo hanno avuto un rapporto dialettico.
Il livello del confronto secondo me va alzato, e non solo dal punto di vista della comunicazione.”
In Abruzzo e in Sardegna la linea morbida non ha neanche pagato. È un problema di origini “tradite”?
“Penso di no, ma penso anche che sia fondamentale discuterne, e non solo on line o sulle pagine dei quotidiani: per le forze politiche c’è la difficoltà ad avere sedi in cui si fanno ragionamenti complessi.
Per esempio, come affrontare il tema delle persone che in Libia vengono ridotte in schiavitù?
Come disegnare un’Europa dei cittadini e non delle nazioni? Cosa si aspetta dalle elezioni europee?
Non lo so, penso che quella campagna elettorale sia l’occasione per il Movimento per fare emergere la sua originalità, nei contenuti e nella scelta delle persone, piuttosto che per comparare il risultato con quello delle Politiche.”