Luciano Odorisio, Politica

“Negro di merda!”…”Zia, quel ragazzo sta…”

Da un post di Angela Caponnetto:

Il lago di Bracciano ieri era uno specchio riflettente la meraviglia della natura. La gente seduta all’aperto che pranza sotto un tiepido sole.

Altri passeggiano sul lungolago.

Tra loro si incrocia un ragazzo nero con il viso pacioccone e in mano gli oggetti che cerca di vendere ai passanti.

È lì che la magia di questa domenica lacustre viene interrotta dalle urla di uno dei clienti seduti all’aperto in un ristorante di fronte al marciapiede del lungolago: –

“Negr… di m… tornatene a casa tua. Devono morire tutti questi che stuprano le nostre donne!” … e una serie di altre frasi tipiche di chi ha il cervello foderato di cibo precotto.

Si crea un capannello di gente che contesta l’energumeno tatuato difeso dai suoi amici al tavolo.

Un ragazzetto di 14 anni biondo con la pelle bianchissima attacca incautamente l’energumeno:
– “Lascialo in pace, razzista!”.

Il giovane africano se ne va mestamente sulla battigia e si siede, da solo, su un pedalò spiaggiato.

Mentre ormai per strada è rissa verbale.

Il tipo tatuato e i suoi accoliti se la prendono con “gli italiani che difendono i neg… “ e che non educano i loro figli ad aggredire chi ha la pelle diversa dalla loro perché “quelli sono tutti uguali”.

Non si arriva alle mani solo per miracolo.

Intanto, il fratellino più piccolo del ragazzetto biondo e bianchissimo chiede alla nonna:
– “Mi dai un euro? Lo voglio portare a quel ragazzo che vende le cose. Ma io non voglio niente, voglio solo dargli un soldino”.

Il bimbo corre, porta il suo soldino. Poi torna, sempre correndo, un po’ turbato e mi dice:
– “Zia, quel ragazzo sta piangendo …”.

Quel bimbo che ha sentito il dovere di fare un gesto gentile e riparatore nei confronti di una persona indifesa e il ragazzetto bianchissimo che ha avuto l’ ardire di mettere in riga l’energumeno (con il supporto di mia sorella e di mio cognato e la supervisione della nonna) sono i miei nipoti.

Il clima in cui stiamo crescendo i nostri ragazzi è questo: l’educazione – quella alla civiltà e alla solidarietà – comincia a casa.

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