Cinema & Teatro, Luciano Odorisio

Marco Giusti: Jojo Robbit di Taika Waititi

Marco Giusti per Dagospia

Jojo Robbit di Taika Waititi

Intanto un film che inizia con “I Want to Hold Your Hand” dei Beatles in tedesco (Komm, gib mir deine Hand) e chiude con “Heroes” di David Bowie sempre in tedesco (Helden), non può che farci piangere. Come se non bastassero, sentiamo anche “I Don’t Want Grow Up” di Tom Waits e “Mama” di Roy Orbison.

Quanto alla stravaganza dell’idea, quella di costruire un film, appunto questo Jojo Rabbit, sei nomination all’Oscar meritatissime, su un bambino di 10 anni, il piccolo Jojo, interpretato da Roman Griffin Davis, cresciuto nella Germania nazista come piccolo Hitler Jugend che ha come amico immaginario Adolf Hitler, diciamo che non sarà tipico humour ebreo, ma forse tipico humour maori-ebreo, perché il regista, Taika Waititi, celebrato per il fracassone Thor:Ragnarok, ma anche per i suoi primi e più stravaganti film girati in Nuova Zelanda, qui anche sceneggiatore e attore nel ruolo di Adolf Hitler, è appunto di padre maori e di mamma ebrea. 

Di fatto tutto il film è pieno di amore per la mamma del piccolo Jojo, interpretata da un’incantevole Scarlett Johansson, già pronta per l’Oscar, con le sue scarpette bianche e marroni e il suo buffo cappellino.

Siamo in una non meglio identificata cittadina tedesca nel 1944, coi tedeschi che già sanno di perdere la guerra e russi e americani ormai alle porte. Jojo si prepara alla guerra con altri bambini agli ordini di un capitano con un occhio solo non particolarmente convinto, il grande Sam Rockwell, aiutato da una specie di aiutante non meno sballato, l’Alfie Allen di Game of Thrones.

La mamma di Jojo, dovendo crescere il figlio da sola, visto che il padre, partito per la guerra in Italia, è scomparso, non si sa se è morto o passato dall’altra parte, cerca di barcamenarsi con i nazisti del posto, anche se poi nasconde una giovane ragazza ebrea, Thomasine McKenzie, in casa, nascosta nella camera della figlia, morta non si capisce come né quando. Quando Jojo incontrerà la ragazza, che non può denunciare perché arresterebbero subito sua mamma, inizierà a ragionare.

Il tutto mentre le cose vanno terribilmente peggiorando e i suoi dialoghi con l’Hitler immaginario si fanno sempre più complessi. Non è un film facile e non potrà piacere a tutti, ma se entrate dentro al tipo di umorismo beffardo e amaro di Taika Waititi, diciamo un po’ alla Wes Anderson, ma anche alla Mel Brooks, che infatti è fan del film, ve ne innamorerete.

Perché tutti i personaggi, dal piccolo Jojo, nella realtà figlio di Ben Davis, direttore della fotografia dei Guardiani della Galassia, alla ragazza ebrea di Thomasine McKenzie, da Sam Rockwell alla buffa nazista ottusa di Rebel Wilson sono costruiti benissimo, per non parlare dell’Adolf Hitler da fumetto di Taika Waititi e di Scarlett Johansson che ha sulle spalle tutta l’umanità e l’amore materno del film. Già in sala. 

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