Luciano Odorisio

Dago:«Siamo tutti bravi a fare i froci col sederino degli altri»

 Anche quest’anno il tradizionale sabba di fine estate trasformato, da sette anni, in Premio Capalbio – premiati preferibilmente scelti tra chi possiede villa o casale nel raggio di venti chilometri, diciamo fino al Monte Argentario, Ansedonia: e quindi quest’anno uno dei prescelti è stato Giuliano Amato.

Colpo d’occhio del parterre: molti ottantenni, qualche novantenne, in platea il più giovane è il cinquantenne Matteo Fabiani, figlio di Fabiano, ex gran boiardo di Stato, come si diceva una volta, e con Asor Rosa e qualche altro tra i fondatori di quest’enclave del socialismo finalmente realizzato citando Bobbio e stappando Dom Perignon.

 I paparazzi bersagliano di flashes Melania Rizzoli, in formissima e potente assessore della giunta regionale lombarda.

Nella platea i nobili signori del posto (dai Caracciolo ai Pietromarchi) si mescolano democraticamente con gli indigeni in un’atmosfera di letizia gravida di attese.

Gruppotto dei premiati:

In prima fila: da Veltroni al direttore dell’Espresso Marco Damilano, da Lia Migale al pallido vice-direttore del Corriere della Sera Federico Fubini, dal pianista Giovanni Allevi  al traballante Giovanni Maria Flick (la cronista combattente di Repubblica Federica Angeli, assente, ha spedito un certificato medico).

I premi e premiati si susseguono in un’atmosfera piacevole, calma, rassegnata, autocelebrativa, quando…

..sul palco sale il presidente della giuria Furio Colombo e invece di spiegare cosa gli è piaciuto del libro del pallido Fubini – “La maestra e la camorrista”, Mondadori – dice invece cosa non gli piace di Salvini e di come è stata gestita tutta la vicenda degli immigrati sequestrati sulla nave Diciotti, a Catania, richiamando il governo alle sue criminose responsabilità.

Molti tra i proprietari terrieri di quell’oasi ideologica ascoltano con le lacrime agli occhi quegli appelli alla rivolta quando, probabilmente per un errore del computer, viene chiamato sul palco Roberto D’Agostino.

Si sono ricordati di premiare il responsabile di questo disgraziatissimo sito dopo aver scoperto che è l’autore di “Dago in the Sky”, il magazine su arte e innovazione tecnologica in onda per Sky Arte HD.

Un viaggio tra la fine del medioevo analogico e il nuovo Rinascimento digitale, senza paletti, senza recinti, tra informazione, tecnologia, belle arti, orizzonti solo apparentemente impossibili.

I più sensibili si sono accorti che qualcosa non va quando è arrivato nerovestito e tatuato con un cappellaccio nero calcato in testa, ma hanno pensato: se anche lui è qui vuol dire che è dei nostri.

Invece appena salito su quel palco onorato da tanti nomi illustri del Pd, quell’ingrato nerovestito e in ciabatte prima toglie ogni illusione al pubblico spiegando che il loro mondo è caduto sotto i colpi di Instagram, di Facebook, di Vimeo, di Pinterest e di Google, facendo vibrare d’orrore le chiome canute. Poi, all’improvviso, il faccione tondo del sindaco Luigi Bellumori diventa pallido.

Barcolla, sugli unici tacchi da 16 centimetri della piazza, anche la presentatrice Eleonora Daniele. Che sta dicendo Dago?

Eccolo.

E ora però vorrei dirvi anche un altro paio di cosine… La prima è questa: premesso che Salvini non piace neppure a me, un tipino che è maleducato anche quando sta zitto, ma voi con che coraggio vi indignate per la sorte riservata a quei profughi disperati su quella nave giù a Catania se qui, proprio qui, l’anno scorso vi siete rifiutati di accogliere nientemeno cinquanta migranti?”.

 Gelo sulla piazza.

A quel punto Furio Colombo, che dal giorno prima lanciava roventi richiami alla lotta dura contro quel governo migranticida viene colto da una mezza crisi isterica e urla dalla prima fila:

Questa è una fake news!”.

Allora Dago invece di inchinarsi davanti a quel vegliardo che ha lottato per tanti anni a fianco di Gianni Agnelli e di Alain Elkann ha avuto un diabolico scatto:

Quella fake news l’ha pubblicata il tuo giornale, il Fatto! Non potevi scriverlo a Travaglio che era una bufala?”.

Mentre il povero Colombo annaspa tra le sue contraddizioni, lasciando capire che lui una notizia del genere non l’avrebbe mai pubblicata, quel blasfemo di Dago incalza spietatamente la platea smarrita.

Quei bravi vecchietti, dopo tanti anni di lotta nelle loro tenute, non avrebbero mai pensato di dovere sentire cose del genere.

Ah, e poi: alzate il ditino dell’indignazione sulla Diciotti e quel trucido di Salvini ma nemmeno una parola è stata spesa sulla strage di Genova: 43 morti, centinaia di feriti e oltre 600 sfollati solo perché Autostrade per l’Italia della famiglia Benetton ha dimenticato anni e anni di avvisi che il viadotto era a pezzi. Non solo: perché abbiamo dovuto aspettare 4 giorni prima di riuscire a leggere su “Repubblica” e il “Corriere” il nome di Benetton, quella cara famiglia che ogni anno sgancia sui giornali 60 milioni di inserzioni pubblicitarie? I tapini scrivevano: Atlantia. Ma cos’è Atlantia, una fiaba, un nuovo film di di Walt Disney?”.

 A quel punto Dago dilaga come gli accade anche da Lilli Botox:

E sì, certo… vi vedo un po’ storditi… vi fa male ascoltare certe cose, eh? Beh, allora vi dico pure che è davvero curioso che qui, davanti a Capalbio, l’Italia sia come spezzata. Ci sono autostrade ovunque ma qui, esattamente qui, voi siete riusciti a non far stendere la minima striscia di asfalto… una botta di arroganza assoluta solo perché vi dava fastidio, vi rovinava il panorama dalle vostre ville? Massì, siamo tutti bravi a fare i froci col sederino degli altri”.

Platea raggelata!

 Meno male che a quel punto il sindaco gaga’ Bellumori, inguainato in un severo abito scuro con pochette bianca, interviene per bloccare quella pericolosa deriva spiegando che non tollera comizi su quel palco. Chiarito quel fatto, è passato alla cosa più importante. Ha una richiesta da fare a Dago.

Tutti si aspettano una richiesta di maggiore spazio ai profughi della Diciotti, quando il primo cittadino ha umilmente spiegato che le foto in cui veniva ritratto su Dagospia non lo soddisfacevano:

Sul sito escono sempre foto mie mentre mangio! Sempre con la bocca aperta!”.

A quel punto Dago l’ha abbracciato confortandolo con parole di speranza:

Tu sei un bell’uomo anche con la bocca aperta…”.

Ormai la tensione si sta sciogliendo e mentre Dago scende dal palco che ha usurpato sale quel genio con il gatto nero in testa di Allevi tra gli applausi del pubblico entusiasta di dimenticare quel momento di smarrimento.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH…GRANDE DAGO!!!!!!!!

 

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