«Lucià, ha telefonato una ragazza per te…»
La voce della nonna dalla cucina che mi aveva appena sentito rientrare.
Una voce “strascicata”, già abbondantemente impastata di Montepulciano d’Abruzzo.
«Chi è, no’…t’ha detto chi è?» le chiedevo mentre transitavo veloce in corridoio.
E seguiva un dialogo a distanza, io nello studiolo e lei in cucina a capare i fascioli da “svagare” con un pollice che filava velocissimo a toglierli dal baccello.
«Non ho capito bene…na bella voce…ma mò il nome mi ha sfuggito…una certa Fra…»
E ci risiamo.
«Nonna, quell’ non è una ragazza…è Francesco, l’amico mio…»
«Ah…ma sei sicuro? Una voce tanto aggraziata…»
«E lo so, ma quell’ così parla, che gli posso fare, una questione di corde vocali…»
«Va bo’ va bo’, mò che lo so…ti sto preparando tubetti e fascioli freschi, va bbon’?»
Ci pensava lei ad accudirmi quando i miei andavano a passare le acque a Chianciano nel mese di settembre.
TRE GIORNI DOPO
Ad un nuovo mio rientro puntuale la sua voce, sempre dalla cucina, tono squillante, almeno un litrozzo se l’era fatto.
«Lucià, ha telefonato sempre quella ragazza dell’altro giorno che tu dici che si chiama Francesco…»
«A no’, ma come te lo devo dire che è un ragazzo…»
«Scine, ho capito…però una voce così aggraziata…ti sto preparando le mulignane fritte, va bbon’?…» dove “mulignane” stava per “melanzane”
IL GIORNO DOPO
«Lucià…», sempre dalla cucina, sempre avvinazzata, intenta ad ammassare la farina sulla spianatora, fettuccine caserecce.
Mio nonno bonanima diceva che la nonna teneva la forze di cento diavoli nelle sue braccia e una sera, io cresciutello, aggiunse strizzandomi l’occhio con complicità:
«E non solo nelle “vracce”…eheh…» ridacchiò il nonno baffuto che lottava con i lupi mannari nelle notti di luna piena.
«Lucià…»
«Ti ho sentito no’, che c’è?»
«Mò non t’incazzare, ma ha appena telefonato quella ragazza che tu dici che è un ragazzo e che si chiama pure Francesco…»
E mi sono reso conto che non ne sarei più uscito.
Per lei Francesco era una ragazza, sospettava fosse la mia fidanzatina e che io per timidezza non volessi rivelarlo in famiglia.
Pregai Francesco che per un pò di tempo lasciasse perdere di chiamarmi a casa.
Noi del gruppo comunque…Francesco lo chiamavamo la “Vocina“.
Ahahahahahahah!
In fondo nonna non aveva tutti i torti.
Mettici che quando rispondeva al telefono era strafatta di Rosso di Tollo.
Non invecchieremo mai, Il Viandante Edizioni