Luciano Odorisio, Politica

LUCARELLI: Carlo in borgata sembra William in visita ai Maori…ahahahah

 di Selvaggia Lucarelli per Il Fatto Quotidiano, 18-04-2021

Qualche giorno fa, su Twitter, ho commentato un video di Carlo Calenda. 

Un video in cui Carlo Calenda rispondeva a un tizio di nome Er Faina famoso perché a Temptation Island disse alla fidanzata Sharon “C’avevi le zinne de fori”. 

No, Calenda non rispondeva alla battuta sulle zinne, sebbene il solco fosse un po’ quello lì: lo rimproverava di fare l’apologia del catcalling. 

E lo rimproverava parlando con l’accento romanesco di Massimo Boldi che si finge romano nei cinepanettoni perché voleva spiegare a Er Faina che la romanità non è volgarità. Il risultato era imbarazzante. 

Anzi, “cringe”, come gli ho fatto notare. “Cringe”, nello slang dei ragazzi, vuol dire imbarazzo che si prova nei confronti di un signore di mezza età che fa i balletti su TikTok, per esempio. 

È un dolore quasi fisico nell’assistere a un momento di ridicola inadeguatezza. Calenda ha replicato piccatissimo che “i trombonismi da snobinarde sono tristi”, riuscendo a risultare ridicolo una seconda volta (ridicolo, non cringe, perché sei cringe se fai anche un po’ tenerezza).

IN PRATICA, per darmi della snob, lui che è un sempliciotto, lui che s’abbassa a rispondere a quello che “C’avevi le zinne de fori”, lui che parla romanesco pure se come Boldi (mi aspettavo un “s o’ lupaghiotto! ” finale) ha tirato fuori “trombonismi da snobinarde”. 

Insomma, è scappato da Tor Bella Monaca ed è tornato ai Parioli in tutta fretta. 

È stato in quel momento che ho capito cosa c’è di costantemente disagiante in Carlo Calenda: il suo sembrare sempre fuori contesto, pur facendo grandi sforzi di mimesi. Il suo voler sembrare sempre simpatico e autoironico, pur essendo permaloso quanto Antonio Ricci. 

E non quanto Antonio Ricci in condizioni normali, quanto Antonio Ricci dopo che gli hai investito il cane sotto il suv. 

Il suo sembrare sempre Barbara Palombelli a Sanremo, il suo sembrare quello che con l’accento pariolino ti spiega che lui è come te, conosce tutte le uscite del Raccordo, le battute di Proietti, le pizzerie dove ti scrivono il conto sulla tovaglia, ma “ora scusate c’ho l’ora di paddle al circolo con Malagò”. 

Era terribilmente cringe , giorni fa, Calenda, quando postava sulla sua pagina Twitter un video tratto dalla trasmissione “Ciao maschi” senza rendersi conto del sottopancia cri nge sotto la sua immagine, ovvero “passionale, tenero, incazzoso”. 

Pareva quei vecchi video di “The club”, nelle discoteche, della serie “Nome? ”. “Isabella”. “Tre aggettivi che ti descrivono? ”. “Passionale, solare, pazzerella! ”. Calenda è cringe pure quando risponde a un consigliere comunale capitolino che lo aveva stupidamente perculato postando la foto di un vecchissimo meme. Un meme che ritraeva un bambino in carne, in piscina. 

“È bodyshaming nei confronti di un bambino!”, ha replicato. E fin qui. Solo che poi ha aggiunto, come una Trottolina51 qualunque: “Lunedì verrà denunciato!”.

Non si capisce a che titolo Carlo Calenda sporgerebbe denuncia a nome del bambino, a meno che non sia il padre o qualcuno non gli abbia spiegato “Carlo, il denunciante può essere solo la persona offesa” e lui abbia replicato “Appunto, io me so’ offeso”.

MA IL BELLO deve ancora venire. 

Myrta Merlino gli chiede se si sia offeso per la battuta sulla pancia e lui, rilassatissimo come sempre: “Quando i politici erano più grassi, facevano meno sport e leggevano di più erano mediamente meglio”. 

Quindi è proprio lui a stabilire che il peso determini la caratura del politico. 

Bodyshaming! 

Poi c’è la questione Raggi e la confusione tra Colosseo e arena a Nimes. Ovvio che la cosa abbia suscitato ilarità, ma è altrettanto ovvio che l’errore sia stato di un collaboratore della Raggi, non ce la vedo la sindaca a confezionare le grafiche per Roma. 

“È chiaro che c’è un grosso problema di superficialità”, ha commentato Calenda in tv. Due mesi fa aveva ringraziato se stesso, col suo account, sotto un suo post (“Grazie Carlo!”) ed era andato avanti giorni a impermalosirsi perché “è stata colpa di una ragazza del mio staff e i giornali vanno dietro a queste sciocchezze”. Quello leggero e autoironico. 

Ma è incredibilmente cringe, Calenda, anche quando posta le foto dei suoi sopralluoghi nelle periferie sempre con quell ’aria involontaria da principe William in visita dalla comunità Maori, da primo uomo che sbarca sulla luna e poi torna dentro la ztl e racconta agli altri co m’era lassù, nello spazio, al Quarticciolo. 

È cringe quando tutto compunto annuncia alla nazione con video e grafiche i cinque punti rivoluzionari partoriti da “Azione”perché l’Italia riparta in sicurezza a maggio e i 5 punti sono “vaccini ai fragili, tamponi, tracciamento, contenimento delle terapie intensive e tc..”, una roba a cui non aveva pensato nessuno, insomma. 

E noi, gente di poca fede, tutti convinti che proponesse gare di sputi al Billionaire e il solito protocollo a cui siamo ormai abituati. 

Insomma, di fronte a cotanto genio, che dire se non parafrasando proprio lui, il re del cringe : grazie, Carlo.

LUCARELLI: Carlo in borgata sembra William in visita ai Maori…ahahahah

 di Selvaggia Lucarelli per Il Fatto Quotidiano, 18-04-2021

Qualche giorno fa, su Twitter, ho commentato un video di Carlo Calenda. 

Un video in cui Carlo Calenda rispondeva a un tizio di nome Er Faina famoso perché a Temptation Island disse alla fidanzata Sharon “C’avevi le zinne de fori”. 

No, Calenda non rispondeva alla battuta sulle zinne, sebbene il solco fosse un po’ quello lì: lo rimproverava di fare l’apologia del catcalling. 

E lo rimproverava parlando con l’accento romanesco di Massimo Boldi che si finge romano nei cinepanettoni perché voleva spiegare a Er Faina che la romanità non è volgarità. Il risultato era imbarazzante. 

Anzi, “cringe”, come gli ho fatto notare. “Cringe”, nello slang dei ragazzi, vuol dire imbarazzo che si prova nei confronti di un signore di mezza età che fa i balletti su TikTok, per esempio. 

È un dolore quasi fisico nell’assistere a un momento di ridicola inadeguatezza. Calenda ha replicato piccatissimo che “i trombonismi da snobinarde sono tristi”, riuscendo a risultare ridicolo una seconda volta (ridicolo, non cringe, perché sei cringe se fai anche un po’ tenerezza).

IN PRATICA, per darmi della snob, lui che è un sempliciotto, lui che s’abbassa a rispondere a quello che “C’avevi le zinne de fori”, lui che parla romanesco pure se come Boldi (mi aspettavo un “s o’ lupaghiotto! ” finale) ha tirato fuori “trombonismi da snobinarde”. 

Insomma, è scappato da Tor Bella Monaca ed è tornato ai Parioli in tutta fretta. 

È stato in quel momento che ho capito cosa c’è di costantemente disagiante in Carlo Calenda: il suo sembrare sempre fuori contesto, pur facendo grandi sforzi di mimesi. Il suo voler sembrare sempre simpatico e autoironico, pur essendo permaloso quanto Antonio Ricci. 

E non quanto Antonio Ricci in condizioni normali, quanto Antonio Ricci dopo che gli hai investito il cane sotto il suv. 

Il suo sembrare sempre Barbara Palombelli a Sanremo, il suo sembrare quello che con l’accento pariolino ti spiega che lui è come te, conosce tutte le uscite del Raccordo, le battute di Proietti, le pizzerie dove ti scrivono il conto sulla tovaglia, ma “ora scusate c’ho l’ora di paddle al circolo con Malagò”. 

Era terribilmente cringe , giorni fa, Calenda, quando postava sulla sua pagina Twitter un video tratto dalla trasmissione “Ciao maschi” senza rendersi conto del sottopancia cri nge sotto la sua immagine, ovvero “passionale, tenero, incazzoso”. 

Pareva quei vecchi video di “The club”, nelle discoteche, della serie “Nome? ”. “Isabella”. “Tre aggettivi che ti descrivono? ”. “Passionale, solare, pazzerella! ”. Calenda è cringe pure quando risponde a un consigliere comunale capitolino che lo aveva stupidamente perculato postando la foto di un vecchissimo meme. Un meme che ritraeva un bambino in carne, in piscina. 

“È bodyshaming nei confronti di un bambino!”, ha replicato. E fin qui. Solo che poi ha aggiunto, come una Trottolina51 qualunque: “Lunedì verrà denunciato!”.

Non si capisce a che titolo Carlo Calenda sporgerebbe denuncia a nome del bambino, a meno che non sia il padre o qualcuno non gli abbia spiegato “Carlo, il denunciante può essere solo la persona offesa” e lui abbia replicato “Appunto, io me so’ offeso”.

MA IL BELLO deve ancora venire. 

Myrta Merlino gli chiede se si sia offeso per la battuta sulla pancia e lui, rilassatissimo come sempre: “Quando i politici erano più grassi, facevano meno sport e leggevano di più erano mediamente meglio”. 

Quindi è proprio lui a stabilire che il peso determini la caratura del politico. 

Bodyshaming! 

Poi c’è la questione Raggi e la confusione tra Colosseo e arena a Nimes. Ovvio che la cosa abbia suscitato ilarità, ma è altrettanto ovvio che l’errore sia stato di un collaboratore della Raggi, non ce la vedo la sindaca a confezionare le grafiche per Roma. 

“È chiaro che c’è un grosso problema di superficialità”, ha commentato Calenda in tv. Due mesi fa aveva ringraziato se stesso, col suo account, sotto un suo post (“Grazie Carlo!”) ed era andato avanti giorni a impermalosirsi perché “è stata colpa di una ragazza del mio staff e i giornali vanno dietro a queste sciocchezze”. Quello leggero e autoironico. 

Ma è incredibilmente cringe, Calenda, anche quando posta le foto dei suoi sopralluoghi nelle periferie sempre con quell ’aria involontaria da principe William in visita dalla comunità Maori, da primo uomo che sbarca sulla luna e poi torna dentro la ztl e racconta agli altri co m’era lassù, nello spazio, al Quarticciolo. 

È cringe quando tutto compunto annuncia alla nazione con video e grafiche i cinque punti rivoluzionari partoriti da “Azione”perché l’Italia riparta in sicurezza a maggio e i 5 punti sono “vaccini ai fragili, tamponi, tracciamento, contenimento delle terapie intensive e tc..”, una roba a cui non aveva pensato nessuno, insomma. 

E noi, gente di poca fede, tutti convinti che proponesse gare di sputi al Billionaire e il solito protocollo a cui siamo ormai abituati. 

Insomma, di fronte a cotanto genio, che dire se non parafrasando proprio lui, il re del cringe : grazie, Carlo.

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