Luciano Odorisio, Politica

Jacopo Fo:”Io voterei l’autorizzazione”

Intervista a Jacopo Fo a cura di Camilla Tagliabue per Il FQ, 17-02-19

“Io sinceramente non capisco”: alla vigilia del voto online della base pentastellata sul caso Diciotti, Jacopo Fo è colto da sincero smarrimento, rousseauiano o non rousseauiano.

Cosa non capisce, la probabile vittoria del no?

Spero che non votino no. Anche Salvini, dal suo punto di vista, avrebbe tutta la convenienza a farsi processare. Quelle dei 5Stelle mi sembrano reazioni che seguono logiche elettorali: magari funzionano, però sono misteriose.

O forse il no è un calcolo politico per non fare cadere il governo…

Può essere anche questo. Io credo però che il grosso problema del Mo- vimento è che non sta facendo una serie di cose importanti… Hanno 140 miliardi di euro, almeno, che potrebbero iniziare a spendere in opere pubbliche… Invece stanno inseguendo obiettivi più visibili, che possono portare più voti nell’immediatoposso, ma è una logica secondo me perdente.

Anche secondo gli elettori, a giudicare dalla sconfitta in Abruzzo.

Infatti non si capisce bene la direzione che vogliono prendere.

Il movimento è in crisi di identità?

Ci sono problemi, ma non quello dell’identità: è un problema di fatti, di provvedimenti che devono essere realizzati.

C’è una riforma della giustizia che va fatta. Viceversa, ci sono scelte estranee: quanto danno ha fatto l’incontro con un Gilet giallo, che poi si scopre essere sostenitore di un’ipotesi di colpo di Stato, di guerra civile in Francia?

Vogliamo fare una battaglia in Europa? Andiamo a far funzionare la legalità e chiudiamo i paradisi fiscali europei.

L’autorizzazione resta, però, un tallone d’Achille: lei cosa voterebbe?

Sì, io sono per l’autorizzazione, ma non credo che questo sia un tallone d’Achille per il Movimento.

È secondario: la questione cruciale è che la gente si aspetta il cambiamento.

Veramente pensi che ai milioni di elettori interessino questi particolari?

Però i 5Stelle derogherebbero a uno dei loro principi fondamentali, secondo cui i politici si devono difendere “nei”, non “dai”, processi.

È vero, ma possono benissimo giustificare il No dicendo: “Cosa volete?

Non abbiamo avuto la maggioranza del parlamento quindi dobbiamo scendere a patti con Salvini, che non si vuole far processare”. 

Però, ripeto, secondo me i grandi spostamenti di voti non sono su questo: queste sono raffinatezze della politica giornalistica. La maggioranza degli italiani non ne sa nulla. 

Ma da fuori danno un segnale controverso…

Scusami, tu insisti su questo, ma ti sto dicendo che non è il problema del Movimento in questo momento: il punto è se riesce a far funzionare il reddito di cittadinanza, oppure è un pastrocchio.

La gente fa i conti con l’artigianato della politica: mi trovano il posto di lavoro, o no? Ricevo i soldi a cui ho diritto, o no? Lo Stato mi aiuta a inserirmi nella società, o no?

Molti intellettuali che hanno dato voti e fiducia ai 5Stelle stanno facendo marcia indietro. In un tempo e uno spazio virtuali, suo padre Dario cosa direbbe oggi del Movimento?

Se rispondessi a questa domanda sarei un cretino. Come faccio a saperlo?

E lei cosa ne pensa di questi 5Stelle?

Io sono molto perplesso, sto a guardare e cerco di spingere affinché succeda qualcosa di buono, anche perché l’alternativa è un governo Berlusconi-Lega-Fratelli d’Italia: una situazione veramente tragica.

Quindi meglio non far processare Salvini e continuare con questo governo?

Non ho detto questo. Io non negherei l’autorizzazione, ma anche se lo facessero non avrebbe un grande peso elettorale

Non è per questo che il Movimento potrebbe andare incontro al disastro alle prossime elezioni europee. 

In Italia si parla tanto di questioni politiche che alla maggioranza delle persone non interessano e non spostano voti.

È ampiamente verificato: tutta la lotta della sinistra contro Berlusconi si è dimostrata spuntata. 

Berlusconi è stato abbattuto dalla crisi economica, non dagli scandali con le minorenni.

C’è un tragico distacco tra gli intellettuali e la politica vis- suta dalla gente.

Insomma, ripartire dalla base è meglio che discutere di questioni di lana caprina come l’autorizzazione…

Non sto dicendo questo. Sto criticando il fatto che i giornalisti parlino di questo come se fosse il punto principale.

Il suo Movimento ha anche questa grana, che non è di lana caprina, certo, ma il problema cento volte più grosso è far funzionare l’economia.”


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