Luciano Odorisio

Io & Paola Borboni

“All’ultimo piano abitava, in quella via degli Artisti 23, Paola

Borboni, con la quale ci s’incontrava quasi ogni giorno anche se

io abbassavo sempre lo sguardo, urtando la sua sensibilità d’arti 21

sta ma soprattutto di donna.

Si lamentò con Maria che c’era un giovane altezzoso che non

la salutava.

E io a scusarmi e scusarmi con Maria ma in provincia si usava

così.

Se non si veniva presentati, non ci si poteva rivolgere a nessuno,

soprattutto se più grandi di noi.

Che scemate, certo, ma era più forte di me, era come trasgredire

a una regola fondamentale, come infrangere un tabù atavico.

Mia madre ci teneva a queste regole di buona costumanza, diceva

lei, e mise fin da bambino un cappio intorno al mio collo

che, regola dopo regola, stringeva fino a soffocarmi.

Mia madre, io figlio unico e un padre violinista con la testa fra

le note, fra la Ciarda di Monti e un Ravel, che per vivere suonava

il violino e per sopravvivere lavorava all’anagrafe della mia piccola

città dai nobili natali.

Si parla di Achille, mica di uno scemo qualsiasi.” (continua)

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Non invecchieremo mai

 

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