Ecco il governo del cambiamento con i suoi primi provvedimenti e i grandi festeggiamenti!
Io non mi sento in vena di festeggiare. E non per paura del debito, dello spread, per i dubbi sul fatto che la povertà non sparirà, per il timore dell’Europa arrabbiata.
Qualche rimedio si troverà.
Penso invece ai diritti delle donne. Che fine hanno fatto?
Non se ne parla più. Forse è questo il cambiamento? Un governo di chi odia le donne.
Molti sono i segnali.
Si torna indietro, sia disapplicando le leggi sui diritti civili, ottenute con lotte di anni, sia presentando il DDL Pillon, oppure dando visibilità a don Vilmar Pavesi, amico del ministro della famiglia, Lorenzo Fontana.
Son tutti lì a difendere la famiglia tradizionale, a considerare la donna moglie e madre.
Che non si lamentino troppo le donne, tanto ora il divorzio non sarà più così conveniente, una volta tolto l’assegno di mantenimento. Che stiano a casa e si dedichino alla cura dei familiari, mariti, figli e nonni compresi.
Queste le idee di fondo.
Dov’è finita la parità tra l’uomo e la donna? Dove è finita la libera scelta?
Ritorno con la mente a quando, pur giovane e felice sposa, ho votato No al Referendum sull’abrogazione della legge sul divorzio, perché ritenevo, allora come ora, che ogni cittadino deve poter scegliere sempre e liberamente sulla propria vita.
E lo Stato deve riconoscere questo diritto.
Nel corso degli anni ho accolto con soddisfazione ogni passo in questa direzione, anche se molti sono stati gli ostacoli.
C’è sempre stato qualcuno che, in forza della propria religione, ha voluto imporre agli altri il proprio credo.
La Stato italiano si fonda sulla Costituzione, che garantisce i diritti di ogni cittadino.
Andate a rileggerla, cari ministri del governo del cambiamento, perché, nella fretta della cerimonia del giuramento, forse vi è sfuggito qualcosa!
Altrimenti devo giustamente ritenere che voi, con la protezione di tutti i vostri Santi assortiti,
non abbiate in alcun conto un giuramento, in cui promettete di esercitare la vostra funzione pubblica con disciplina e onore.
Caterina Abbate