Non riesco a smettere di pensare al Ponte Morandi di Genova.
È come se fosse crollato un viadotto della Tangenziale di Napoli, che ho sempre percorso con tranquillità, evitando i momenti di maggior traffico. E ora? Guarderemo quei piloni, cercheremo di scoprirne le crepe, dinanzi ai cantieri ci faremo domande.
Che lavori sono? Saranno soltanto di facciata? Un po’ di asfalto, qualche palo della luce, un guard-rail o qualcosa di più importante?
Siamo sempre più precari su questo “atomo opaco del Male”.
Scusatemi, non ho più le parole. Resta solo lo strazio.
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