Luciano Odorisio

Fasciani: il venerdì nero…in Cile portò a 17 anni di dittatura

Il venerdì nero … Lo sciopero dei trasportatori in Cile portò a 17 anni di dittatura

di Pina Fasciani 

“… i lavoratori autonomi ed i camionisti indissero uno sciopero dal 20 Agosto al 5 Novembre. Il Cile è una lunga striscia di terra, incastrata tra l’oceano e le montagne di 200 km di larghezza e di 4.200 km di lunghezza: i trasporti hanno dunque un ruolo strategico nell’economia del paese. Fu in queste condizioni che venne proclamato lo stato di emergenza in 24 province su 25.”

Spaventano alcune analogie con il Cile con ciò che sta accadendo oggi in Italia.

 Furono alcune importanti e strategiche categorie a paralizzare quel Paese e mettere in scacco il governo socialista di Salvatore Allende. Quegli scioperi, fomentati dalla destra e dalla borghesia, saldarono le proteste esistenti nel sottoproletariato delle bidonville con le categorie più ricche e con un potere di ricatto più forte sull’economia del paese. 

Quella saldatura e quella “radicalizzazione” portarono alla sanguinosa dittatura di Pinochet per ben 17 anni.

Naturalmente il contesto in Italia è diverso, la regia non è della CIA e delle multinazionali della ITT, non c’è un governo socialista da spodestare. Nel governo ci sono tutti, destra e sinistra, Draghi è espressione di un governo di emergenza per combattere la pandemia e avviare le riforme per spendere le risorse del PNRR e portare l’Italia fuori dalla crisi.

Il contesto è completamente diverso.

Non lo è però l’humus di “radicalizzazione“ ideologica creato dalla destra sulla pandemia.

La Lega di “lotta e di governo“ in questi due anni ha fomentato le pulsioni più violente contro nemici costruiti volta per volta, prima gli immigrati, poi i vaccini, poi contro ogni misura per combattere la pandemia, fino ad arrivare al green pass. 

La Meloni, competitor di Salvini a destra, insieme a Salvini, ha in più ridato fiato, senza distanziarsene , alle forze più violente e fasciste della destra. 

Tutto questo aizzando odio, teorie antiscientifiche, sospetti, e saldando gli interessi dell’alta borghesia e le zone più ricche del paese con il malessere espresso  dagli strati più poveri. Una manovra pericolosa se non arginata. 

Una manovra che oggi si intende “nobiliare” facendo scendere in campo i “lavoratori”. Al grido “libertà”, contro un presunto “regime totalitario“ i protagonisti sulla scena, in questo venerdì nero, sono i portuali dei sindacati autonomi e parte dei trasportatori. Una minoranza sul piano numerico, una potenza sul piano del ricatto economico.

E lo fanno parlando a nome di “tutti i lavoratori“ arrogandosi il diritto, inesistente, di rappresentarli tutti.  La manovra è sfacciatamente eversiva, politica, antidemocratica. Il ricatto di “abolire il green pass per tutto il paese o a oltranza  andremo avanti per  mettere in ginocchio il Paese“ è inaccettabile.

Qui non si tratta più di trovare mediazioni e soluzioni nel merito. Qui si tratta di sventare una manovra politica eversiva che rischia di mettere in mora i sacrifici della stragrande maggioranza dei lavoratori italiani, gli sforzi fatti fin qui per combattere il virus, mettendo prioritariamente in salvo la vita di migliaia di persone. Qui si vuole rompere la necessaria coesione nazionale, per ricostruire il paese, e andare al potere. 

Costoro sono fuorilegge, rivendicano “privilegi” che altri lavoratori non hanno. Chiedono “libertà” di contagiare e di attentare alla vita di altre persone. Sono pericolosi. 

Non sono “lavoratori” neutri, non sono lavoratori che si battono per una “giusta causa”, sono una minoranza politica, radicalizzata dalla destra sul piano ideologico, che gioca una partita sporca, pescando nel torbido. 

A questo va data risposta. Costoro vanno isolati,  con le armi della democrazia, dei principi costituzionali e della legalità. Il Paese non può stare al ricatto degli avventurieri.

Il governo ora deve dimostrare se ha a cuore il destino di un intero Paese oppure se cede al ricatto politico degli eversori, degli avventurieri, dei violenti.

Io mi auguro che Draghi mantenga la sua promessa scritta e letta alla data del suo giuramento sulla Costituzione. Che tenga duro sulla difesa dei principi costituzionali scolpiti in quelle pagine.

I lavoratori italiani faranno la loro parte, sabato 16 a Roma, e ovunque servirà per difendere la libertà di tutti. 

Come hanno sempre fatto.

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