In Abruzzo, ad Ortona, in provincia di Chieti, nel pieno della Costa dei Trabocchi (suggestivo litorale caratterizzato dalle antiche macchine da pesca simili a palafitte che si protendono nelle acque adriatiche) sopravvive l’antico borgo dell’Acquabella, originale insediamento di pescatori risalente al 1700, incastonato tra la terraferma e il mare, luogo eletto per la coltivazione di agrumi, vite, olivi.
Tutto profuma di mare all’Acquabella (chiamata così per la limpidezza delle acque e per la presenza di preziose sorgenti) protetta a nord da una imponente falesia che è riserva naturale e rivolta con lo sguardo ad oriente, dove sorge il sole.
Un posto tanto bello quanto fragile, territorio ideale per il morso delle fauci degli speculatori, recentemente sotto attacco con l’abbattimento di alcune antiche abitazioni e la ricostruzione di villini privati nel disprezzo del valore e della storia del luogo.
Le ruspe sono in azione senza sosta. Una speculazione edilizia legittimata dai permessi non illuminati concessi dagli uffici comunali e – episodio ancora più sconcertante – dall’indifferenza delle due Soprintendenze, rispettivamente, per i Beni Architettonici e Paesaggistici e per i Beni Storici Artistici ed Etno-antropologici, operative dal 2002 nel territorio regionale.
La Soprintendenza è infatti restata al palo, immobile, inattiva alle richieste di un intervento immediato.
Via libera dunque ad iniziative private e a demolizioni, ben lontane da un risanamento conservativo del Borgo (che gli Enti preposti dovrebbero favorire), nell’indifferenza di ogni tutela e rispetto degli elementi caratteristici, nella completa mutazione dell’agglomerato che di ville con piscina non ha bisogno.
Italia Nostra, gli Amici dell’Acquabella e la scuola S. Giorgio Educaform si sono uniti insieme e hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione che ha coinvolto studenti, ambientalisti, tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei borghi.
Sono stati organizzati convegni, petizioni e ripetute sollecitazioni agli organi di competenza e infine è stato inviato un esposto alla Procura della Repubblica, chiamando in causa la Soprintendenza Archeologica Belle Arti d’Abruzzo che non avrebbe ravvisato emergenze archeologiche o caratteristiche storico-architettoniche a difesa del luogo.
L’Acquabella resiste ancora, ma ha bisogno di urgenti rinforzi per riaffermarsi come presidio ambientale permanente e contrapporsi alla speculazione edilizia e ad una concezione elitaria della residenzialità che privatizza i luoghi tipici a proprio uso e consumo.
Italia Nostra e Gli Amici dell’Acquabella non vogliono cedere di un centimetro.