Berlusconi rassicura il “Capitano” sognando Renzi in un ménage a trois
“Nel momento del bisogno riuniamoci a Cologno, diamo una speranza…”, cantava Teo Teocoli, vent’anni fa, in versione Adriano Galliani, che all’epoca era capo e volto ultrà del Milan e osannava Silvio Berlusconi.
Nel momento del bisogno, col pericolo di un processo per le vicende della nave Diciotti, Matteo Salvini riceve il sostegno incondizionato, a tratti sentimentale, del gruppo di Forza Italia su ordine supremo di Berlusconi.
E poi Silvio, per esperienza, è sensibile al tema giustizia.
ADESSO GALLIANI è senatore all’esordio, di rado parla ancora di calcio.
Non siede nella Giunta per le elezioni e le immunità, dove si discute se fermare o autorizzare il procedimento giudiziario su Salvini, ma è risoluto nel confermare la vicinanza al ministro dell’Interno.
Quella vicinanza che non si nega agli amici, ai compagni di strada, agli alleati seppur a giorni alterni e soltanto in ambito locale (tra un po’, ci sono le Regionali in Abruzzo e Sardegna): “Io dovrò aspettare – dice Galliani –il secondo turno, il voto in aula dopo quello in Giunta. Non occorre pensarci su, però: dico no al processo. Perché Salvini ha agito per interesse pubblico, per ragioni di Stato, nell’esercizio delle sue funzioni. Di più: Salvini è stato coerente con le promesse in campagna elettorale e col programma di governo”.
Galliani non commenta i tormenti politici dei Cinque Stelle, non infierisce sulle dinamiche di coppia dei gialloverdi, ma il cerchio magico di Berlusconi – Licia Ronzulli, Niccolò Ghedini soprattutto –allarga quel sorriso magnetico, tipico del Silvio dei tempi col sole in tasca, per rammentare a Salvini: “Eccoci Matteo, chi ti vuole bene sta di qua”.
IERI È TORNATO in auge Maurizio Gasparri, smussati gli accenti da focoso berlusconiano in perenne servizio nei salotti televisivi.
Gasparri s’è presentato davanti a taccuini e telecamere in forma austera, con la qualifica ancora più austera – imparziale e prudente – di presidente della Giunta nonché di relatore del documento su Salvini.
Gasparri ha scritto una lettera al ministro dai toni perentori: “Per invitarlo a presentarsi in Giunta, gli abbiamo dato sette giorni. Altre persone non sono previste. Noi ci rivolgiamo agli interessati secondo una procedura prevista da una legge costituzionale e dal regolamento del Senato”.
Gasparri, che succede? Qualcuno tra i forzisti s’è spaventato. Rispondono dal cerchio magico di Silvio: “Per una volta è costretto a incarnare uno spirito più istituzionale .
Questo non significa che in Forza Italia ci siano riflessioni in corso. Be rl us co ni ha deciso, tutti sono d ’ a c co r do , non smentiamo la nostra storia: Salvini non va processato”.
E il ministro, che di tattiche è maestro, ha accolto di buon grado la missiva: “Gasparri ha assolutamente ragione: sono io l’interlocutore della Giunta. Non ho ancora letto tutte le carte: ora lo farò e mi confronterò”.
I contatti tra Berlusconi e Salvini sono frequenti, si riducono gli incontri a Milano, aumentano le telefonate per non irritare i Cinque Stelle.
Il supporto per la Diciotti era scontato e rientra nei rapporti di coalizione per le Regionali. IL DESIDERIOdi Berlusconi è più ambizioso: rompere la coppia gialloverde e convincere Salvini che solo col centrodestra può prendere il posto del premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
I numeri parlamentari non sono sufficienti, certo.
I responsabili pronti a mollare i gialloverdi sono ancora pochi, ovvio.
Berlusconi non ha fretta, però. Aspetta le Europee di maggio, confida di rianimare Forza Italia con la sua candidatura e di formare un governo di quattro anni – fino al termine della legislatura – col soccorso dei renziani.
Fantasie, illazioni, progetti: chissà.
Dipende da Salvini.
Per il resto, Silvio c’è. A Cologno e dappertutto.”
di Carlo Tecce per Il FQ, 31-01-19