“In Via Paradiso c’era il casino …, Ogni mattina dovevo fare proprio quella strada per andare a scuola e preti, vezzoche e parenti devoti timorati di Dio, fra una giaculatoria e l’altra, mi raccomandavano di guardare solo per terra, non alzare mai gli occhi, avrei fatto peccato, guai! – Invece mia nonna, nonna per parte di madre, una nonna che veniva dal contado, dalla zolla, battagliera e ridanciana, una vera garibaldina, mi raccomandava di aprirli per bene gli occhi e di peccare il più possibile che di vita ce n’era una sola. – E di non lasciarmi sfuggire quei bei culi torniti e tette in bella mostra. – Via Paradiso. – Non potevano scegliere un luogo più adatto per metterci un casino. – All’incrocio con via delle Clarisse. – Nei nomi un destino fra sacro e profano. – Madonne & Puttane.”
(Luciano Odorisio)
Questo “Non invecchieremo mai”, è il titolo che un mio celebre concittadino ha dato al suo libro, al momento, ho letto solo le tre pagine che ho trovato passando per il suo blog, il primo è in apertura di questa mia riflessione, (i restanti due li metto a metà e alla fine della mia riflessione) che viene fuori perché leggendo in rete, su un profilo della città, ho letto “di tutto e di più” che mi ha coinvolto, per cui, sono a dire la mia con massimo rispetto, per tutti quelli che hanno commentato il suo post nella pagina.
Luciano Odorisio ha pubblicato su “un profilo di Chieti”, un post che tende, a pubblicizzare il suo libro “Noi non invecchieremo mai”, mi sarebbe piaciuto commentare, ma sono due anni che non lo faccio più sul quel profilo, per mia scelta …, riflettendoci bene, però, lo posso fare oltre che dalla mia pagina, anche dal mio blog, e altro, intanto aggiorno il mio racconto su “Via Paradiso”, pubblicato nel III libro che tratta lo stesso argomento e la stessa strada, con un “bel passo” tratto appunto dal suo libro.
Impossibile non sapere chi è Luciano Odorisio, è vero dai commenti che ho letto, lui stesso, dice che si trova alla prima esperienza come scrittore …, allora diciamo che è un noto regista cinematografico assolutamente di I livello, che ha pensato nel suo lavoro più volte alla nostra città, ha diretto attori del calibro di:
“Michele Placido, Stefania Sandrelli, Adalberto M. Merli, Giuliana De Sio, Sergio Castellitto, Rodolfo Laganà, Alessandro Gassmann, Franco Nero, Anna Galiena, Claudia Gerini, Leo Gullotta, Sergio Assisi, Carlo Buccirosso, Lando Buzzanca, Manuela Arcuri, Tony Musante, Ben Gazzara, Luigi de Filippo e tantissimi altri!”
Meritatamente, è molto più noto di me, sono onorato come tanti altri concittadini che Luciano abbia scelto Chieti per il suo esordio letterario, con un argomento tutto dentro una strada, edito anche da una casa editrice che opera a Chieti, (IlViandante), a lui che ha vinto il “Leone d’oro” a Venezia, auguro di vincere almeno il “Campiello” o il “Premio Strega”, per questa sua opera.
II pezzo del libro di Luciano Odorisio
“In una Sperlonga puttana con le sue seduzioni
C’era buio nel vicolo, sprazzi in bianco e nero, i colori ce li avevamo addosso noi due, lei soprattutto. – Quella notte, in un vicolo bianco e nero di Sperlonga. – Fu tutto naturale.
A warm embracing dance away Ever since that night we’ve been together
Lovers at first sight…
Quella notte, a Sperlonga, eravamo giovani e immortali.
In love forever It turned out so right for strangers in the night.
Non saremmo invecchiati mai.
Dubi Dubi Du…”
Da “Non invecchieremo mai”.
Non riporto tutti i commenti perché sono molti, ripetitivi e forse dentro anche con parecchia confusione, faccio una cernita sugli stessi per avere una visione globale dei danni che si riesce a provocare stando al riparo dietro un monitor, come accade per me, spesso da parte di ognuno c’è la perfetta buona fede che porta a rispondere, solo che a volte, accade di lasciarsi prendere dal fervore come in una reale discussione, per intenderci come al mattino da “Agorà”.
Questo l’inizio dei commenti, che scatena quasi il finimondo:
“Spero che la mia città non inizi a essere conosciuta solo per questo, in fondo é sempre stata appellata “Città della camomilla” é sempre stata molto tranquilla e anche un po’ bigotta. Capisco il rigurgito di una ricerca di popolarità ormai passata, ma la mia Chieti non merita questo, non si parla d’altro da settimane, con toni non proprio gloriosi rievocando Via Paradiso. Io a quei tempi non ero nata, ma non è piacevole far conoscere al mondo una città in questo modo. Eppoi credo che in ogni città ci sia stato o ci sia una via dedita alla prostituzione”.
In risposta …, l’autore del post scrive usando la forma plurale evidentemente rifacendosi ai consensi ricevuti nel film “Sciopen”, che:
“Noi con il nostro film Chieti la amiamo, lei Chieti la disprezza, la provincia spesso viene denigrata perchè ci sono persone piccole-piccole, come lei piene di livore, provincialismo becero e gretto, questa è la provincia che nessuno ama”.
Arriva qualcuno che scrive e conferma nella sua età, le “visioni dello scrittore”, è lungo il suo commento, ma riporto la sintesi che piace e colpisce perché posso dire che c’ero anch’io a vivere in città quando qualcosa accadde.
“Tranquilli, i panni sporchi si lavavano in casa ma “le case”, c’erano eccome, i vip e i nobili, avevano doppia personalità, gli scambi di moglie/marito erano all’ordine del giorno sia per piacere sia per potere, specialmente tra i militanti della DC tutti facevano finta di non vedere e non sentire, esisteva il clientelismo quante famiglie sono state sistemate …, poi le case al mare di Francavilla d’inverno erano alcove, qualcuno sul più bello è venuto pure a mancare (di questa storia ne sono a conoscenza), ricordo si manovrò facendolo passare per un malore improvviso, ma le risate in città tra i chietini …, quindi perché negare?”
Capisco il risentimento di una persona che vive fuori dalla sua città, spesso anche a me parte la quarta, ormai mi conosco e riesco a trattenere il mio istinto “teatino” nel rivendicare le cose che competono alla mia città, però, chi ci vive in città, dovrebbe almeno “avvicinare le parti” senza aizzare i carboni, di per se già troppo ardenti, non è produttivo schierarsi …, specie poi se ci sono delle specifiche professionali che concorrono.
Ritengo che nelle diatribe che si scatena da dietro una tastiera, ci sono sempre dei contenuti, di sentimento se riferiti a una città a una persona, cosa diversa per le questioni politiche, dove oltre l’ironia e lo sfottò che concepisco; ci sono i leoni della tastiera e i “produttori di fake” che portano non solo a dividere ma anche molto a un indesiderato disturbo.
C’è anche quello che a priori senza aver letto le pagine pubblicate, scrive con una certa ragione che:
“Girare un film o scrivere un libro su una determinata località geografica, si debba fare secondo le proprie libere ispirazioni, senza lasciarsi condizionare nell’argomento da amore/odio o dal campanilismo, la luce su aspetti poco edificanti, è la visione che ha il regista o lo scrittore, non c’è niente di male, non si può autocensurarsi per nascondere la cruda naturalezza di eventi di ambienti mafiosi e camorristici, al solo scopo di non denigrare la propria città”.
A questo punto ancora una voce fuori dal coro che commenta in positivo, con molto carattere e vera conoscenza della cosa:
Come fate a sentirvi insultati da “Sciopen” e “Via Paradiso”, io non chietina, da sempre sono affascinata dalla storia di Chieti …, la vedo un po’ felliniana, mi fa pensare a De Andrè …, alla “Chieti città aperta” …, e come me tutti i “forestieri” che a Chieti magari ci hanno trascorso per studio qualche anno …, Via Paradiso lo leggo come un luogo dalla miseria scanzonata di quei tempi, immagino queste donne, dai racconti avuti, che avevano semplicemente un minimo in più di potere d’acquisto …, che so latte fresco e un vestito buono …, assurdo sentirsi offesi o vergognarsene …, anzi io valorizzerei la via.
Per quanto possa pesare il mio giudizio sulla lettura dei commenti, esprimo il mio parere, sono d’accordo con Luciano che risponde:
“È nostalgia di un tempo che non c’è più …, niente di disdicevole, bisogna prima leggere …, prima di giudicare …, i post mi sembrano tutti intrisi di nostalgia, niente di peccaminoso …, il peccaminoso è nella testa di chi legge”.
In merito, io trovo solo delle letture sulla città, fatte in maniera diversa, vivo all’estero e amo la mia città come non mai, mi sposto a Napoli per ricordare a tutti come viene descritta, ovunque e comunque non solo pittoresca, ma anche ricca di delinquenti e malaffare, eppure la città continua a conservare la sua “segretezza di vita” perchè appunto, ognuno legge e, ognuno si predispone se andarci, o non andarci, se restare nel dubbio o sincerarsi.
Questo è solo un esempio …, ecco anche Chieti deve restare un esempio ed essere letta con le sue diversità, che sono davvero tante, dall’arte alla cultura, dalla povertà alle difficoltà, è solo una città di periferia, che ha avuto da sempre il torto di essere ignorata da chi avrebbe dovuto fare di tutto per farla conoscere, litigare per una questione di “lana caprina” fa male a tutti, io la racconto ogni giorno, nei miei libri e sul mio blog, con un linguaggio cercando di contentare tutti, restando però dentro la verità.
Certi argomenti, hanno il potere inopinato di far pensare male, ma non è così, è inutile sfuggire alla realtà dei contenuti, questi vanno letti non per come dette e scritte nell’uso di parole poco simpatiche o perché, non si trovano nel proprio vocabolario, e non vanno a ledere la bellezza della città, ho visto i film che il regista Luciano Odorisio ha girato a Chieti.
Ho letto stamattina qualche pagina del suo libro, (trovato in rete), lo trovo normale per l’argomento che tratta, sono certo che anche solo per la curiosità di chi legge, Via Paradiso oggi sicuramente più bella di ieri, (e per questo meno attrattiva), sarà oggetto forse di turismo mirato pure utile alla città, vale sempre la norma …, per Napoli come per New York, l’importante che se ne parli, non importa se bene o male.
III pezzo del libro di Luciano Odorisio
Lo studente e la puttana
“Il caro amico Peppinuccio la sua “dolce vita” l’aveva però trovata in una puttana molto più grande di lui ma dal cuore d’oro. – D’oro nel senso che gli succhiava tutti i soldi che la famiglia gli mandava a fine mese. – Fra loro non c’era rapporto sessuale, solo amore e poesia. – Il mio amico era contento così, la mignotta pure, noi lo prendevamo per culo provando a farlo rinsavire, ma niente. – E mentre lui la accompagnava a casa a fine turno disquisendo se quello era il migliore dei mondi possibili, noi finivamo la serata da George’s, in via Marche, 7 dove c’era il barman Aldo, che ci aveva preso a ben volere e ci faceva lo sconto, ma il chitarrista intrattenitore, chiamato pomposamente “maestro”, ci sfidava a dadi, ripulendoci del poco che i nostri genitori ci mandavano, peggio della puttana con il nostro amico …” (continua nella lettura del libro).
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di Tonino Palombaro