Cinema & Teatro, Luciano Odorisio, Politica

Era di maggio…1968

Invogliato dall’articolo di Caterina Abbate e di Paolo e Lena Pagano aggiungo un mio ricordo di quegli anni mitici…

Era di maggio, che voglia di vivere…

Quel giorno, a Roma, in piazza del Teatro Valle, 9.

Piazza Teatro Valle
Maurizio Ponzi

Io ero l’aiuto di Maurizio Ponzi, al suo primo film, “I Visionari”, ispirato ad una pièce di Robert Musil.

Stavamo girando delle scene a casa di Vincenzo Cerami che aveva messo a disposizione il suo appartamento per evitarci spese di location, in Largo del Teatro Valle, 9.

A quel tempo si usava spesso così pur di fare un film, pur di realizzare un sogno.

Si chiedeva in prestito le case ad amici e appassionati e simpatizzanti.

Eravamo su una rampa di lancio, stavamo costruendo il nostro futuro, ci si aiutava fra noi, saremmo arrivati chissà dove, avremmo cambiato il mondo, chi in piazza, chi con un film.

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

Quel giorno in piazza del Teatro Valle dove abitava Vincenzo.

          Era di maggio.

Il film vinse il Pardo d’Oro al Festival del Cinema di Locarno ma lo vedemmo in 25-30, spettatori più spettatore meno, considerando parenti stretti come mamme e padri.

Mio padre mi telefonò accorato per dirmi che ero ancora in tempo per cambiar mestiere.

Un bel “pezzo di carta” e il futuro mi avrebbe sorriso.

E nel conteggio degli spettatori va considerata anche la proiezione a Grosseto, durante la lavorazione di “Sotto il segno dello scorpione”, alla presenza di Lucia Bosè e dei fratelli Taviani di cui ero aiuto.

Lucia ebbe dei momenti di sonnolenza irresistibile e il mestiere della finzione l’aiutò ben poco.

Dopo un quarto d’ora ronfava della grossa.

Ecco perchè aveva scelto di sedersi nelle ultime file.

Già paventava.

          In prima fila i fratelli Taviani. Maurizio, Giulio Brogi e Samy Pavel che avevano schiacciato un pisolino nel pomeriggio,mi avrebbero confessato più tardi.

C’erano anche Olimpia Carlisi, Alessandro Haber, Renato Scarpa, Piera Degli Esposti, Massimo Castri, tutti al loro debutto, già “sfatti” dopo i Titoli di Testa.

La proiezione cominciò in ritardo in attesa di Gian Maria Volontè che si presentò solo a tarda serata, al ristorante, profondendosi in mille scuse pietose, ma felice di averla scampata bella, mi confidò in privato.

Quel giorno, in piazza del teatro Valle…

Era di maggio.

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

Con Gigi Diberti, al suo debutto nel cinema, e Adriana Asti, eravamo scesi a prenderci un caffè al baretto sotto casa di Vincenzo.

Al bancone incontrammo un ragazzetto vispo, padovano, un po’ bassino, un elfo con i baffetti, con spilletta all’occhiello della giacca che raffigurava il faccione sorridente di Mao Zedong.

Si unì a noi spippettando un sigaretto gualcito, che teneva fra il medio e l’anulare.

Al momento non capii quel modo.

Lo capii la sera successiva a casa di Andrea Frezza, il regista di “Il Gatto selvaggio”, suo primo film, artista di grande cultura e intelligenza..

Fumavano tutti tenendo le sigarette in quel modo, ma non erano nazionali o super e neanche Giubek né mentolo…

 

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…

Al gruppo si unì anche il protagonista del film, Jean-Marc Bory, parlava un ottimo italiano, aveva lavorato con             Louis Malle in “Les Amants”.

Maurizio era pazzo di lui, in tutti i sensi.

Jean Marc non ricambiava, almeno in quel “senso”, o forse sì…chissà.

Quel giorno in piazza del Teatro Valle.

Era di maggio.

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

Il ragazzetto con la spilletta “Mao Zedong” aveva appena fatto un film che s’intitolava “Grazie Zia”.

Stava per uscire nelle sale…

 

Qualcuno della troupe dietro di noi sussurrò sottovoce:

«Sto firme ‘n farà ‘na lira!»

           E un altro, ridendo gradasso.

«A me me sa c’ha fatto du’ firm ‘nzieme er nanetto…er primo e l’urtimo…ahahahah…», sganasciandosi con l’amico fra ‘na coda alla vaccinara e ‘na pajata e un “ciak-semo-pronti-dottò”.

Le maestranze, si sa, oltre a odiare il cinema, non ci capiscono un cazzo!!!

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

Ramundo, Moltedo, Liguori detto “straccio”

E intanto due miei amici di Chieti, Paolo Ramundo e Gianfranco Moltedo, con i quali avevo appena organizzato una Festa della matricola nel nostro paesello, si erano arrampicati sulla cupola di S. Ivo della Sapienza con altri studenti di architettura, al comando del giovane architetto Paolo Portoghesi, per occuparla.

Gli “Uccelli”.

E gettavano pietruzze sui passanti.

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

In quei giorni e quelle notti quanti brividi, emozioni, delirio di spinelli dal sapore di piscio di cavallo,

da impugnare fra il medio e l’anulare o congiungere mani a mo’ di fornelletto per aspirare meglio.

Marie Christine Aumont

Io preferivo del buon vino rosso.

E anche in quel periodo mi trovai ad accompagnare con la mia Mini Minor Tina Aumont, anche lei con una mini, ma inguinale.

          Ragazzi, la figlia di Maria Montez,e Jean_Pierre Aumont.

E se non bastasse, sposata con quel figone di Christian Marquand.

Vincenzo Cerami, Salvatore Samperi…nel mio cuore.

“Ce n’est qu’un début, continuons le combat…”

Era di maggio, quel giorno in piazza del Teatro Valle… emozioni… emozioni…

1968…

Ah dimenticavo, in quel film, “Sotto il segno dello scorpione” oltre ad essere l’aiuto regista dei fratelli, con il bravissimo Alberto Sironi al suo primo film come assistente (avete presente “Il commissario Montalbano”?), c’ero anch’io come attore…a quei tempi gli aiuti.registi spesso prendevano parte ai film, chi come comparse, chi come attore.

In questa foto sono il cattivissimo al centro 🙂

Sotto il segno dello scorpione

Luciano Odorisio

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