È la storia di Bexander Best, ragazzo nigeriano che sul treno difende una signora e affronta i ladri dicendo “In Nigeria noi non rubiamo!”.
Ma è anche la storia dei passeggeri, che assistono all’aggressione e mandano un’email a Repubblicadal pronto soccorso, dove hanno accompagnato il ferito, scrivendo: “Lui è un eroe“.
È insomma la storia di un’Italia normale, o quasi, visto che la buona azione di un ragazzo straniero deve essere sottolineata.
Sono le 20 circa e Bexander Best è sul treno che da Trento va a Verona. Sul regionale ci sono poche persone e Best, 26 anni, arrivato dalla Nigeria “per avere una vita migliore”, come racconta al telefono con la voce nasale di chi ha rimediato una bella botta sul naso, osserva due ragazzi nordafricani saliti alla stazione di Rovereto.
I due cercano in tutti i modi di attaccare bottone con una signora di una sessantina d’anni.
Best però nota che mentre uno dei due attira l’attenzione della donna, l’altro le tira via il cellulare dalla borsa e poi si allontana.
Non ci pensa un momento, si alza e lo insegue. “Gli ho chiesto perché lo ha fatto, gli ho detto che è una cosa grave e gli ho detto di restituire subito il telefono – racconta Best – ma mi ha risposto ‘cerchi rogne? Vuoi una lezione?’.
E io gli ho detto di restituire il cellulare, che non lo avrei lasciato andare, perché in Nigeria noi non rubiamo!”.
I passeggeri osservano con un po’ di timore, poi si avvicina il compare del ladro. Best non demorde, costringe i due a dargli il cellulare, ma poi lo aggrediscono: una botta al naso, una colluttazione.
Per fortuna altri passeggeri intervengono subito per separarli e mentre soccorrono Best i due scappano.
Viene avvertito il capotreno, ma i due riescono a scendere prima di essere rintracciati. A Verona Best è accolto dalla polizia, che gli consiglia di andare a farsi medicare e di sporgere denuncia.
La signora lo ringrazia, lui si schermisce e anche quando, con grande timidezza, racconta quanto è successo lo fa con lo stupore di chi non capisce il perché di tanto interesse.
“Ho fatto una cosa normale”, ripete. Non ha voglia di parlare della sua vita, il timore è quello di chi si aspetta sempre rogne da tanto interesse: “Ho il permesso di soggiorno, ma non ho un lavoro. Vivo con i miei nipoti a Vicenza”.
È il ragazzo che l’ha soccorso, e che è rimasto con lui al pronto soccorso fino a tarda sera, a insistere perché parli, perché racconti.
E come ha ringraziato Best, ringrazia chi ascolta la sua storia:”Non voglio comparire – dice l’italiano – ma bisogna parlare di storie come quella di Bexander”.