Stralci dal’editoriale di Marco Travaglio per Il FQ, 10-3-19
“(…)
Anche ieri i giornaloni sfornavano le loro balle quotidiane. Il “ritorno delle madamine torinesi”: quattro gatte.
L’”analisi Pro Tav di Ponti all’Ue” (non è di Ponti, non riguarda il Tav e contiene solo i benefici senza i costi).
L’”Italia isolata in Europa” (contro il Tav ci sono pure i Verdi europei e la presidente della commissione Trasporti dell’Europarlamento).
E soprattutto l’annuncio del via libera di Conte ai bandi di gara per i 2,3 miliardi del Tav vero e proprio (il buco nelle Alpi), con una “clausola di dissolvenza”: cioè il solito inchino dei 5Stelle a Sua Maestà Matteo.
Del resto era stato il Co r ri er e , sabato scorso, a “rivelare” il “s o n d a ggio segreto” che aveva convinto un Di Maio “folgorato sulla tratta Torino-Lione” a calarsi le brache, “abbattere uno dei totem del Movimento”, “tornare indietro” e addirittura “dire sì alla Tav”, perchè “la stragrande maggioranza degli elettori grillini è favorevole all’opera”.
Intanto Massimo Franco spiegava che “l’epilogo appare segnato” con una truffa del neo-Sì Tav Di Maio ai suoi elettori: “Fingere che la scelta finale sia del solo premier, innalzato strumentalmente a decisore supremo; e togliere dall’imbarazzo non tanto Matteo Salvini ma l’altro vice, Luigi Di Maio, che altrimenti dovrebbe spiegare al M5S un ‘sì alla Tav’, per quanto riveduta e corretta”.
Invece Conte ha detto no.
Ha bloccato i bandi in attesa di ridiscutere tutto con Francia e Ue. E ha costretto i costruttori Telt a sbugiardare i giornaloni che, senza bandi subito, vaneggiavano di “penali” e fondi europei “perduti” o “da restituire ” per 300 milioni (o 800, massì abbondiamo!).
Tutte balle: i bandi per ora non partono; per non perdere ora i fondi Ue (ovviamente inutili in caso di cancellazione del Tav) –scrive Telt a Conte – basta un generico e non vincolante “invito alle imprese a presentare candidature”; e se poi i bandi spariranno per sempre, l’Italia non ci rimetterà un euro grazie all’“inserimento nei suddetti inviti dell’esplicito riferimento alla facoltà della Stazione
Appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la Stazione Appaltante stessa, né per gli Stati”.
Cioè si potrà tornare indietro sul Tav a costo zero, cosa impossibile se si fosse seguito il diktat peloso della Lega di far partire i bandi per poi, eventualmente, revocarli.
Oltre alle questioni contabili, ambientali e politiche, c’è anche il versante etico.
E Conte ieri l’ha messo giù così: “Lavoriamo in piena trasparenza perché non ci lasciamo condizionare dalle pressioni opache di gruppi di potere o comitati di affari. Fino a quando questo Governo sarà in carica, per quanto mi riguarda, sarà così. Sempre”.
Quali gruppi di potere e comitati d’affari hanno fatto pressioni?
Il premier, da noi interpellato, ci ha risposto che non si riferiva a soggetti o a episodi specifici, ma intendeva semplicemente chiarire il suo “metodo”, affinchè chi ha orecchi per intendere intenda.
Meglio così. In un Paese serio sarebbero le opposizioni le prime a porgli la domanda.
Ma in Italia le opposizioni sono parte attiva di quei gruppi di potere e comitati d’a ffari: quindi conoscono già la risposta.”