Luciano Odorisio, Politica

TRAVAGLIO: M5S e Pd insieme? Chissà…però ci provino, sennò non lo sapremo mai

Tentar non nuoce.

di: MARCO TRAVAGLIO    

da: Il Fatto Quotidiano di giovedì 15 agosto 2019.

Mai come ora, per dirla con Altan, mi vengono in mente pensieri che non condivido. 

E non solo a me. 

Perciò, con i colleghi del Fatto, abbiamo deciso di confrontarli con quelli di voi lettori. 

Vedi mai che, tutti insieme, veniamo a capo di qualcosa. 

La questione è semplice. 

Siccome nessun partito vuole sostenere un governo a tempo che vari la finanziaria e ci porti al voto anticipato, dopo il taglio dei parlamentari e l’adeguamento della legge elettorale, i casi sono due: 

• o si vota a fine ottobre, come pretende Salvini; 

• o nasce un governo 5Stelle-Pd-LeU che provi a durare per il resto della legislatura. 

Cos’è meglio per l’Italia? 

Risposta ovvia: non le elezioni che darebbero a Salvini il plebiscito e i pieni poteri che invoca (anche quello, legittimo, di eleggere nel 2022 il nuovo capo dello Stato). 

Dunque, un governo fra M5S e centrosinistra, prima e seconda forza alle elezioni del 2018 (le sole che contano). 

Ma qui iniziano le perplessità, specie con un elettorato fluido, volubile e volatile che bada poco alla realtà e molto alla sua rappresentazione mediatica. 

Un M5S-centrosinistra sarebbe costituzionalmente ineccepibile, visto che avrebbe la maggioranza in Parlamento. Non sarebbe un ribaltone, non comportando tradimenti” di alleanze né trasformismi o compravendite da uno schieramento all’altro. 

Nei sistemi proporzionali, gli accordi si fanno dopo le elezioni e il M5S-centrosinistra avrebbe la stessa dignità del M5S-Lega (Lega che peraltro, al voto, si era presentata con FI e FdI). 

Nessuno potrebbe contestarne neppure la moralità, visto che Salvini ha appena tradito il contratto con Di Maio per fargli la pelle. 

Resta una questione enorme di opportunità, più mediatica che politica. 

Se il voto subito è un regalo a Salvini, potrebbe esserlo anche un governo che nasca non per governare, ma per tirare a campare fra una rissa e l’altra e salvare le poltrone dei due partiti sconfitti alle Europee. 

Quando l’ha proposto Renzi, l’impressione era questa. 

Se lo proponesse tutto il Pd, col segretario Zingaretti, e lo accettasse tutto il M5S, col capo Di Maio e il garante Grillo, potrebbe somigliare a un progetto serio e duraturo. 

Soprattutto se il premier fosse Conte, il politico italiano più apprezzato in Italia e all’estero. 

Ma M5S e Pd, ridotti ad Armate Brancaleone, riusciranno mai a sedersi al tavolo per scrivere un contratto stringente e stringato che garantisca serietà e coesione fino al 2023? 

Basterà pronunciare “Tav” o “Autostrade” e apriti cielo. 

Ma, se non ci provano, non lo sapremo mai. Dunque – dico io, in attesa dei vostri pareri – ci provino. 

Poi, se falliscono, nemici come prima.

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