Luciano Odorisio, Politica

Sondaggi: croce e delizia per M5S e Lega…e quel che resta del PD

da IlFQ, 8-4-19

Sorpresa: per la prima volta dall’estate scorsa il M5S inverte il costante trend negativo nei sondaggi. 

A rilevarlo è Ipsos di Nando Pagnoncelli ieri sul Corriere della Sera: dal 21,2 per cento di fine febbraio i grillini risalgono al 23,3, rimettendo quattro punti tra loro e il Pd di Nicola Zingaretti che spera nel sorpasso alle Europee del 26 maggio. 

Evidentemente la competizione aggressiva con l’alleato verde di governo fa bene al capo politico nonché vicepremier Luigi Di Maio. 

Anche perché la la Lega è stabile e perde pure qualche decimale. In ogni caso, altro dato non secondario e in crescita, la maggioranza populista è vicinissima al 60 per cento: segno che di un’alternativa a questo esecutivo non c’è ancora traccia, nonostante la quotidiana litigiosità tra i due contraenti del governo del cambiamento.

ANTONIO PADELLARO 

Non credo molto ai sondaggi: vince la Lega, M5S andrà benino 

“Non credo molto ai numeri dei sondaggi, troppo condizionati dagli eventi mediatici del momento. 

Credo invece alle tendenze consolidate, e che quindi la Lega vincerà con distacco le prossime Europee. Mentre il M5S, anche se lontano dal 32,7% delle Politiche, tornerà a crescere e avrà prevedibilmente un buon risultato: forse anche il 25%. In ogni caso l’alleanza gialloverde continua, malgrado tutto, a raccogliere i consensi di una vasta maggioranza di cittadini. 

Pronti però a punire i due contraenti se gettassero alle ortiche la coalizione. Salvini e Di Maio possono soltanto guadagnare (o perdere) voti l’uno a vantaggio (o a svantaggio) dell’altro, e viceversa. 

Il sistema politico sperimenta con successo un meccanismo senza precedenti nella storia repubblicana. Con i primi due partiti che fanno corsa a se stante, pur litigando su tutto. E con il resto dello schieramento politico che si agita, ininfluente. 

Tutto ciò nella costrizione di un’alleanza innaturale ma inevitabile. 

Come nel famoso verso di Ovidio: nec sine te nec tecum vivere possum. Tutto il resto è noia.

DANIELA RANIERI 

La crisi di identità non si risolve con decimali in più o foto su Chi

“Che nel M5S si festeggi la risalita di due punti nei sondaggi rispetto a un mese fa è comprensibile, ma anche desolante. 

E non solo perché la nuda evidenza dei numeri proietta il movimento dai cieli del 32,7% di un anno fa al 23,3% (virtuale) di oggi; ma perché questa conta dei decimali (in concorrenza col Pd che incombe) denuncia il danno prodotto dal “contratto di governo”e la trasformazione delle idealità iniziali in una politica di piccolo cabotaggio. 

Il sondaggio di Ipsos fotografa la boccata d’ossigeno nello sforzo (ora) titanico dei 5Stelle di distinguersi dalla Lega, a cui si sono lasciate praterie politiche e comunicative. 

Ma davvero l’occasione storica che si è presentata al M5S nel 2018 con un consenso formidabile, si risolve ora in un grattacapo di “comunicazione”? 

È ovvio che il risultato alle Europee dipenderà dalla riuscita o meno della misura del reddito di cittadinanza, ma cosa intende fare Di Maio intanto e dopo? 

Come sempre, il che fare presuppone il chi si è. 

Questa crisi d’identità va risolta presto e con serietà: non basterà concorrere con Salvini a chi ha più follower o a chi pubblica più foto su Chi. “

STEFANO FELTRI 

Si è consolidato un bipolarismo senza possibilità di alternanza 

“I sondaggi hanno un margine di errore almeno del 3 per cento: confronti su variazioni di zero virgola da una settimana all’altra in indagini fatte su campioni diversi e da sondaggisti diversi hanno lo stesso valore degli oroscopi. 

Ma c’è una tendenza che si è consolidata, non intaccata dai margini di errore delle singole rilevazioni: il consenso per l’area di governo continua ad allargarsi. 

La somma dei voti teorici per Lega e M5S sfiora oggi il 60 per cento, sei mesi fa era intorno al 58, un anno fa poco sotto il 54. Certo, la Lega ormai è l’azionista di maggioranza, i Cinque Stelle sono stati degradati a junior partner, poco importa un punto in più o in meno. 

Ci sono i gialloverdi e poi il “resto”, privo di possibilità di aggregarsi. 

La somma delle intenzioni di voto per Pd e M5S è passata dal 51,4 del 4 marzo 2018 al 42,3 di oggi. Siamo nell’inedita condizione di un bipolarismo senza alternanza, perché il polo di opposizione non è compatto e perché alleanze alternative a quella attuale sono poco invitanti per i Cinque Stelle. 

Avere un governo senza alternative non è mai una buona notizia.”

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