Luciano Odorisio, Politica

Sinistra su Reddito di Cittadinanza “Avremmo dovuto farlo noi”

Il “partito dei rosiconi” ridicolizza il reddito

Maria Elena Boschi riassume il reddito di cittadinanza così, su Twitter:

“Dice Di Maio che da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’”. 

La bella trentina de Montevarchi

Sarebbe a dire: per l’ex ministra – che cita il tormentone dell’ultimo Sanremo – i beneficiari della misura contro la povertà sarebbero in pratica degli inguaribili fancazzisti. 

È una delle più raffinate reazioni “di sinistra” all’approvazione del reddito di citta- dinanza (e non sorprende che le risposte al tweet della Boschi siano moltissime e furibonde). 

L’altra è quella di Matteo Renzi, che esprime la sua critica alla riforma dei 5Stelle con un video a bordo di un motoscafo a Venezia.

Il conferenziere in gita a Venezia

INSOMMA: il giorno dopo l’opposizione s’è svegliata con un certo senso di smarrimento. Il Salvimaio – conflittuale, pasticcione, contraddittorio quanto si vuole – ha portato a casa le due leggi su cui si è giocato quasi tutto in questi primi 7 mesi: reddito di cittadinanza e pensione con “quota 100”.

Il colpo è oggettivamente duro. 

Il polso allo smarrimento dell’elettore democratico lo si può tastare leggendo l’editoriale di Massimo Giannini su Repubblica: “Il governo del cambiamento mantiene la parola data (…) Lo fa con un’enfasi insopportabile (…) Lo fa con stile discutibile (…) Ma lo fa, contro tutto e contro molti”. 

Tutto chiacchiera e livore

Con il Fatto, Giannini articola il suo ragionamento: “Il Pd con Gentiloni, aveva approvato una misura che assomiglia al reddito di cittadinanza, il Rei. Ma l’ha fatto in dosi omeopatiche, non si è mai spinto ad approvare una forma di tutela universale.

È normale che ora si chieda: ‘Perché il reddito di cittadinanza non l’abbiamo pensato noi?’. 

Dal punto di vista politico i Cinque Stelle hanno fatto una cosa di sinistra”.

Stefano Fassina è un uomo di sinistra, ma notoriamente su posizioni più radicali rispetto a quelle del giornale di riferimento degli elettori dem. 

Descrive la reazione dei suoi ex compagni di partito con una sola parola: “Stupida”. 

Lui ci piasce…

Anzi due: “È pure autolesionistica. Sembra che non si rendano conto di quanto la disperazione sociale possa far apprezzare il reddito di cittadinanza. 

È una misura forse insufficiente, effimera, precaria. Insomma, ha dei limiti e dei problemi, ma è considerata importante da milioni di persone in condizione di povertà.

E anche la bandiera della Lega sulle pensioni va in quella direzione: quota 100 manderà mezzo milione di persone in pensione prima”. 

Ancora più assurdo, secondo Fassina, che l’opposizione si limiti ad augurare sciagure: “Prima tifavano per lo spread, ora tifano contro il Pil e a favore della recessione”.

Il sociologo Domenico De Masi con i Cinque Stelle ha avuto alti e bassi, per usare un eufemismo. 

A volte ci prende, mi piasce

Ma sulla reazione dei “progressisti” all’approvazione del reddito di cittadinanza è molto chiaro: “Ma come si fa a pensare quello che ha scritto la Boschi? Come si fa? 

È la prima volta che si pensa a 5 milioni di poveri. Per una persona che ritiene di essere di sinistra e di avere a cuore le diseguaglianze sociali, quella di giovedì dovrebbe essere una giornata importante. 

E poi ci sono delle affinità evidenti con il reddito di inclusione voluto da Gentiloni, da Renzi e dalla Boschi. 

Con la differenza non trascurabile che il reddito di cittadinanza riguarda 5 milioni di persone invece che 800 mila. 

E otterranno 780 euro invece che 220. Capisco le critiche da destra, quelle del Pd proprio no”.

PARLA anche la politologa del Pd Elisabetta Gualmini, in passato vicina a Renzi, ora sostenitrice della mozione Zingaretti. 

Lei il partito non l’ha lasciato, ed evita accuratamente la polemica con l’ex premier e con l’ex ministra delle Riforme. 

La “crepata”…

Ma riconosce: “Il reddito di cittadinanza in sé è una misura positiva, il problema semmai è il resto della manovra, che non lo sostiene con gli investimenti e la crescita.

Di certo la sinistra non può e non deve cedere il tema delle diseguaglianze e della redistribuzione agli altri partiti.

Avremmo dovuto valorizzare il Rei”.

dì Tommaso RODANO per Il FQ

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