Il “partito dei rosiconi” ridicolizza il reddito
Maria Elena Boschi riassume il reddito di cittadinanza così, su Twitter:
“Dice Di Maio che da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’”.
Sarebbe a dire: per l’ex ministra – che cita il tormentone dell’ultimo Sanremo – i beneficiari della misura contro la povertà sarebbero in pratica degli inguaribili fancazzisti.
È una delle più raffinate reazioni “di sinistra” all’approvazione del reddito di citta- dinanza (e non sorprende che le risposte al tweet della Boschi siano moltissime e furibonde).
L’altra è quella di Matteo Renzi, che esprime la sua critica alla riforma dei 5Stelle con un video a bordo di un motoscafo a Venezia.
INSOMMA: il giorno dopo l’opposizione s’è svegliata con un certo senso di smarrimento. Il Salvimaio – conflittuale, pasticcione, contraddittorio quanto si vuole – ha portato a casa le due leggi su cui si è giocato quasi tutto in questi primi 7 mesi: reddito di cittadinanza e pensione con “quota 100”.
Il colpo è oggettivamente duro.
Il polso allo smarrimento dell’elettore democratico lo si può tastare leggendo l’editoriale di Massimo Giannini su Repubblica: “Il governo del cambiamento mantiene la parola data (…) Lo fa con un’enfasi insopportabile (…) Lo fa con stile discutibile (…) Ma lo fa, contro tutto e contro molti”.
Con il Fatto, Giannini articola il suo ragionamento: “Il Pd con Gentiloni, aveva approvato una misura che assomiglia al reddito di cittadinanza, il Rei. Ma l’ha fatto in dosi omeopatiche, non si è mai spinto ad approvare una forma di tutela universale.
È normale che ora si chieda: ‘Perché il reddito di cittadinanza non l’abbiamo pensato noi?’.
Dal punto di vista politico i Cinque Stelle hanno fatto una cosa di sinistra”.
Stefano Fassina è un uomo di sinistra, ma notoriamente su posizioni più radicali rispetto a quelle del giornale di riferimento degli elettori dem.
Descrive la reazione dei suoi ex compagni di partito con una sola parola: “Stupida”.
Anzi due: “È pure autolesionistica. Sembra che non si rendano conto di quanto la disperazione sociale possa far apprezzare il reddito di cittadinanza.
È una misura forse insufficiente, effimera, precaria. Insomma, ha dei limiti e dei problemi, ma è considerata importante da milioni di persone in condizione di povertà.
E anche la bandiera della Lega sulle pensioni va in quella direzione: quota 100 manderà mezzo milione di persone in pensione prima”.
Ancora più assurdo, secondo Fassina, che l’opposizione si limiti ad augurare sciagure: “Prima tifavano per lo spread, ora tifano contro il Pil e a favore della recessione”.
Il sociologo Domenico De Masi con i Cinque Stelle ha avuto alti e bassi, per usare un eufemismo.
Ma sulla reazione dei “progressisti” all’approvazione del reddito di cittadinanza è molto chiaro: “Ma come si fa a pensare quello che ha scritto la Boschi? Come si fa?
È la prima volta che si pensa a 5 milioni di poveri. Per una persona che ritiene di essere di sinistra e di avere a cuore le diseguaglianze sociali, quella di giovedì dovrebbe essere una giornata importante.
E poi ci sono delle affinità evidenti con il reddito di inclusione voluto da Gentiloni, da Renzi e dalla Boschi.
Con la differenza non trascurabile che il reddito di cittadinanza riguarda 5 milioni di persone invece che 800 mila.
E otterranno 780 euro invece che 220. Capisco le critiche da destra, quelle del Pd proprio no”.
PARLA anche la politologa del Pd Elisabetta Gualmini, in passato vicina a Renzi, ora sostenitrice della mozione Zingaretti.
Lei il partito non l’ha lasciato, ed evita accuratamente la polemica con l’ex premier e con l’ex ministra delle Riforme.
Ma riconosce: “Il reddito di cittadinanza in sé è una misura positiva, il problema semmai è il resto della manovra, che non lo sostiene con gli investimenti e la crescita.
Di certo la sinistra non può e non deve cedere il tema delle diseguaglianze e della redistribuzione agli altri partiti.
Avremmo dovuto valorizzare il Rei”.
dì Tommaso RODANO per Il FQ