di Andrea Scanzi per Il FQ, 8-10-19
Ognuno ha i suoi sogni. C’è chi vorrebbe un autografo da Nardella, chi un figlio da Orfini: io voglio rinascere Calenda. L’ho detto anche a Travaglio, ma lui è poco convinto: sbaglia, perché nessuno è come Carletto nostro.
Voglio rinascere Calenda per una serie di motivi. Anzitutto, anche se in tivù spesso non sembra, perché è una brava persona, come sa chi lo conosce anche solo superficialmente e non ignora come e quanto stia vicino alla moglie malata e ai suoi tre figli.
Già solo questo sarebbe sufficiente, ma poi c’è tutto il resto: la politica e l’estetica.
VOGLIO RINASCERE Calenda perché è uno che si è tatuato uno squalo la notte prima di sposarsi, da ubriaco fradicio, e adesso quello squalo “pare un tonno” perché lui (e lo squalo) sono ingrassati; ciò nondimeno, lui su Twitter mostra fiero l’adipe maschio in riva a un lago dove è rimasto solo un cigno perché, verosimilmente, gli altri se li è pappati tutti lui.
Voglio rinascere Calenda perché mi piacerebbe avere Luigi Comencini nonno, per poi recitare a dieci anni nella serie Cuore e arrossire quando mi bacia Giuliana De Sio.
Voglio rinascere Calenda perché uno che chiama “Gatta”(e basta) la sua gatta ha un senso del minimalismo al cui confronto Carver gli spiccia casa.
Voglio rinascere Calenda perché insulta tutto e tutti, sui social come in tivù, poi però chiede sempre scusa: è un uomo garbato, però a scoppio ritardato.
Voglio rinascere Calenda perché come ammazza lui i partiti non li ammazza nessuno, e in questo senso se si iscrive a Italia Viva siamo a posto.
Voglio rinascere Calenda perché ha un fiuto per la politica paragonabile a quello di un dromedario tonto per la trifola, però lui si atteggia sempre come uno statista maramaldo che tutto sa e nulla ignora.
Voglio rinascere Calenda perché l’efferatezza con cui ha distrutto dall’interno Montezemolo e Monti mi ha ricordato quasi l’ispettore Callaghan.
Voglio rinascere Calenda perché l’autostima è importante, e uno che guida una forza (?) che se va bene prende l’1 per cento ma che in tivù guarda tutti dall’alto neanche fosse Churchill che brutalizza Marattin, è un uomo che certo nulla teme.
Voglio rinascere Calenda perché ogni volta che pontifica basterebbe che qualcuno gli dicesse “Oh, Carle’, ma tu esattamente chi cazzo sei?”, solo che nessuno glielo dice perché restiamo tutti (giustamente) affascinati da questo suo senso comico di onnipotenza contagiosa.
Voglio rinascere Calenda perché ha avuto un’idea così banale – l’ennesimo “centrino”– che l’ha avuta pure Renzi, eppure lui è sopravvissuto all’onta senza fare neanche un plissé.
Voglio rinascere Calenda perché da ministro ha avuto la stessa attenzione per gli operai che ha Cruciani per gli shampoo, ma adesso si improvvisa proletario e manifesta in piazza con gli operai (per esempio della Embraco), e se qualcuno lo contesta lui li manda pure affanculo dicendogli “Zitto che se non era per me eri già licenziato”.
Voglio rinascere Calenda perché è come un Renzi che non ce l’ha fatta, cioè uno che non ce l’ha fatta due volte, però lui resiste e insiste come Rocky Balboa.
Voglio rinascere Calenda perché ce l’ha menata per decenni col liberismo di questa fava, poi però l’altro giorno ha detto con candore mitologico “Per 30 anni ho ripetuto le cazzate del liberismo” (amen).
Voglio rinascere Calenda perché non ha memoria di se stesso, cambia casacche quasi più di Lorenzin e passa la vita a fare e disfare, eppure quando lo vedo da Floris mi esalta come Ardiles in Fuga per la vittoria.
Ecco perché voglio rinascere Calenda. Però in un’altra vita. Anzi magari quella dopo ancora.