di Andrea Scanzi per Il FQ, 11-7-19
“Coi sondaggi che li danno sempre lì, inchiodati e inchiavardati a quel 17 per cento stitico che ne ha decretato a oggi una delle più grandi Waterloo elettorali della storia della Repubblica italiana, i 5 Stelle non hanno ancora fatto capire se alberghi in loro una pur minima strategia.
CERTO, COSÌ non pare leggendo lo scriteriato attacco del sottosegretario Vincenzo Spadafora, che ha cincischiato parole oltremodo retoriche sul Salvini “sessista”nei confronti della pallosamente mitizzata Subcomandante Carola.
Un affondo sghembo e fuori luogo, perché se da un lato il prode Spadafora si iscrive nella lunga lista dei santificatori a casaccio della amena condottiera tedesca à la page, dall’altro mette ancora più in difficoltà Di Maio.
Il quale, come noto, conta i giorni da qui al 15 luglio – ultima data utile per votare a settembre – e poi (forse) tirare un sospiro di sollievo poiché certo di durare ancora un po’ con questo governo nato stanco e politicamente morto il 26 maggio, ma ancora in sella perché di meglio all’orizz onte non pare esserci nulla (pensate come siam messi). Salvini sta usando l’intemerata surreale di Spadafora per alzare ulteriormente l’asticella verde del ricatto: “O fate come dico io, o qui salta tutto e voi morirete male”.
Lo scenario, per il Movimento 5 Stelle, è così mesto che ormai in tivù si fanno mettere sotto da chiunque.
E nel frattempo Salvini, sempre agevolato da un centrosinistra che fa il suo gioco e da un centrodestra che Meloni a parte non esiste, può persino chiedere (e ottenere) che il ministro Affari europei dell’Ue sia – direttamente dall’Inquisizione – quel sant’uomo di Lorenzo Fontana.
L’apocalisse è vicina, anche se in perfetto stile italiano sarà un’apocalisse più ridicola che tragica.
In questo contesto (anzitutto per loro) post-apocalittico, una strategia compiuta non si scorge certo nei 5 Stelle. Anzi. Son pure ripartiti gli scazzi tra Di Maio e Di Battista.
Ora: passi l’eterno scontro tra “governisti” e “fichiani”, e già così vien da ridere, ma i litigi un po’ adolescenziali tra il vicepresidente del Consiglio e Di Battista sono qualcosa di assai prossimo al suicidio.
Ogni volta che Di Maio incontra gli attivisti, a porte chiuse ma non troppo in modo tale che tutti lo sentano, non manca di scagliare tuoni e fulmini contro chi lo ha lasciato solo alle Europee per poi scrivere libri e fargli la morale. Cioè Di Battista.
Una rabbia lecita, come lecite sono le critiche del pasionario 5 Stelle. Sì, ma a chi giova tutto questo?
Non certo al M5S. È una sorta di lenta eutanasia da asilo nido: di implosione moscia al rallentatore, che fa felici Salvini e il Pd. Davvero Di Maio e Di Battista vogliono andare avanti a lungo con questo teatrino dell’assurdo e del masochismo?
Se continuano così, potrebbero addirittura rendere possibile l’impossibile: ovvero dare ragione a Renzi, che non ne indovina una dal ’73 (è nato nel ’75) ma che, quando varò la strategia empia e sciagurata dei popcorn, lo fece unicamente per ammazzare il M5S. Quel che sta accadendo.
Certo, tutto questo è anche paradossale. Se infatti da un lato ci sono gli errori infiniti dei 5 Stelle, dall’altro c’è una sorta di surrealismo puro. Il decreto Dignità qualcosa sta ottenendo, il reddito di cittadinanza pure. La procedura di infrazione, agognata e auspicata anzitutto dal Giornale Unico, non c’è stata.
La riforma della giustizia è quella che in tanti aspettavano da decenni. Qualche risultato, il bislacco e non di rado irricevibile Salvimaio, lo sta ottenendo. E quei risultati sono quasi tutti a firma 5 Stelle.
Eppure i sondaggi li danno sempre lì: come nella canzone di Antoine, comunque vada ai 5 Stelle tireranno le pietre. Cornuti e mazziati.
PERCHÉ questa bolla?
Perché i media li odiano, perché Salvini è cento volte più furbo di loro e perché non può piovere per sempre (ma a volte sì). I 5 Stelle, a questo punto, possono solo prender tempo e nel frattempo –un lungo frattempo – aspettare che spiova.
Più che una speranza, un’abraca – dabra. Alternative a breve termine non se ne vedono, a meno che per far risalire i consensi non servano risultati concreti bensì mosse meramente mediatiche.
Come per Salvini.
Se fosse davvero così, i 5 Stelle potrebbero affidarsi a mosse plateali per uscire dal guado (e dal guano). Per esempio un avvincente calendario di Mario Michele Giarrusso, ovviamente nudo, da allegare al nuovo numero di Fave e segugi.
Oppure una serie di 715 Dvd, in vendita con l’Es presso, all’interno dei quali Carlo Sibilia spiegherà dottamente la Divina Commedia come un novello Vittorio Gassman.
O ancora: un’autobiografia di Laura Castelli dal titolo definitivo Einstein sono io.
Idee forse estreme, ma quando la realtà si fa paradossale vale tutto.”