di SAUL CAIA E ANTONIO MASSARI per Il FQ, 31-8-19
Ha giocato d’anticipo Matteo Salvini, con le sue dichiarazioni sulle indagini della Procura di Agrigento, rivelando che è “in arrivo un’altra indagine contro di me per sequestro di persona per il caso Open Arms”.
Per poi aggiungere: “Nessun problema, nessun dubbio, nessuna paura. Difendere i confini e la sicurezza dell’Italia per me è stato, è e sarà sempre un orgoglio!”.
In realtà Salvini non ha ricevuto nessun avviso di garanzia: ieri la Procura di Agrigento ha confermato che il fascicolo per omissione in atti d’ufficio e sequestro di persona è ancora a carico di ignoti.
Si procede quindi per la loro identificazione. E che il Viminale sia al centro dell’inchiesta è evidente nella lettura data dal gip agrigentino Stefano Zammuto sul dissequestro della nave che batte bandiera spagnola.
RISPETTO AL CASO Diciotti dell’estate 2018 – già costato a Salvini l’accusa di sequestro di persona, dalla quale è sfuggito grazie al voto della giunta parlamentare che l’ha salvato dal processo – non ci sono soltanto delle analogie.
C’è anche qualche importante differenza. E riguarda il ruolo del premier Giuseppe Conte: questa volta la scelta di bloccare la nave non si può dire sia stata condivisa dal presidente del Consiglio. Il giudice per le indagini preliminari ricorda la “missiva inviata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte”al “ministro degli Interni”Matteo Salvini, il 16 agosto 2018. In quella lettera, spiega il gip, il premier riteneva “necessario” che fosse autorizzato lo sbarco immediato delle persone di età inferiore agli anni 18 presenti a bordo della nave Open Arms.
Inoltre, affermava il premier nella sua lettera, “dalla Commissione europea ci è stata confermata la disponibilità di una pluralità di Paesi europei (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna) a condividere gli oneri e l’ospitalità per tutte le persone di cui ci stiamo occupando, anche indipendentemente dalla loro età”.
Il giorno successivo, spiega il gip, “rispondeva il ministro degli Interni, prendendo atto della disposizione del presidente del Consiglio affinché venissero sbarcati”, come li definisce Salvini nella sua replica, i “presunti minori attualmente a bordo della nave Open Arms”, e per tale motivo aggiunge il giudice, il Viminale “non avrebbe dato disposizioni tali da non frapporre ostacoli all’esecuzione della decisione”, definita dal ministro: “tua esclusiva determinazione”.
Nella sua lettera, il ministro non faceva riferimenti “in merito a eventuali problematiche relative alla collocazione dei migranti sul territorio italiano o alla loro immediata ripartizione sul territorio europeo”.
Una sottolineatura non da poco se si pensa che, per il caso Diciotti, secondo il governo, il ritardo nello sbarco fu motivato proprio dall’attesa della disponibilità di altri Paesi ad accettare i naufraghi.
Per la Open Arms, nonostante le rassicurazioni di Conte sui ricollocamenti, il discorso cambia.
LO SBARCO non viene autorizzato – bisogna attendere l’intervento della Procura di Agrigento per evitare il protrarsi delle pessime condizioni sanitarie a bordo – e l’omissione, secondo l’accusa, avviene con dolo: “I pubblici ufficiali competenti hanno dato luogo, a fronte di una situazione di fatto connotata da eccezionale urgenza di intervento, con pericolo imminente per l’incolumità e la salute dei migranti trasportati, molti dei quali gettatisi disperatamente in mare per raggiungere le coste di Lampedusa, oltre che dell’equipaggio dell’imbarcazione trasportante”.
Il tutto accade con “la coscienza e volontà di un evento contra ius. Le circostanze emergenziali vissute dalle persone a bordo (…) erano ben note agli agenti pubblici muniti di podestà di intervento sul punto”. E ancora: “Il rifiuto di atti d’ufficio (…) ha comportato almeno dal 14 agosto (data in cui il Tar Lazio sospende l’efficacia del divieto d’ingresso in acque italiane, ndr) l’illecita e consapevole privazione della libertà personale dei migranti soccorsi (…) con integrazione del concorrente (…) reato di sequestro di persona”.