GIULIA BONGIORNO
“SALVINI NON RISCHIA NULLA, credo sia innegabile l’interesse pubblico” dice il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno a Tagadà su La7 in merito al voto del Senato sull’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno, accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di aver sequestrato i migranti a bordo della nave Diciotti impedendo lo sbarco.
Argomenta Bongiorno che a giugno 2018 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha detto “esplicitamente che bisogna cambiare approccio agli sbarchi, occorre che vi sia una svolta e una redistribuzione”.
Il ministro, secondo la vulgata, è l’autrice della lettera che Salvini ha inviato al Corriere della Sera martedì per dire “non processatemi”:“Ogni parola è di Salvini, io ho dato un supporto tecnico”, ammette però Bongiorno, secondo cui il leader leghista “non scappa dal processo se mai ci sarà un processo”. In ogni caso non sarà lei a difenderlo se il Senato voterà sì all’autorizzazione: “Sto facendo il ministro per ora, non l’avvocato”.
Infine Bongiorno avalla la linea difensiva del Viminale (contestata dai giudici): “In quei giorni fu focalizzata l’attenzione su un pericolo di arrivo di terroristi dal mare e quindi c’era stata particolare attenzione”.
ANTONIO PADELLARO
L a fine è nota. Salvo eventi spiacevoli, e grazie a qualche stratagemma leguleio, i vertici del M5S diranno no all’autorizzazione a procedere contro Salvini. E dunque diranno sì alla sopravvivenza del governo.
Non sappiamo ancora con quale procedura dorotea ciò avverrà nella Giunta per le autorizzazioni, e poi con il voto del Senato, però non sarà il malpancismo di pochi o molti grillini a fermare la gloriosa marcia gialloverde del cambiamento.
Poiché, però, il famoso Contratto benché stilato come una bibbia non poteva prevedere l’imprevedi – bile (cioè la realtà nel suo incessante divenire), che cosa avevano escogitato gli amanuensi per evitare controversie “e addivenire a una posizione comune”?
Ecco, a pagina 2, la costruttiva trovata del “Comitato di conciliazione che si attiverà in tempo utile per raggiungere un’in – tesa e suggerire le scelte conseguenti”. Per il dna del M5S, nato contro i privilegi della casta (e dei ministri) il caso Salvini (e numerosi altri) sembrerebbe tagliato e cucito per siffatto organismo.
Che infatti mai fu insediato. IL DILEMMA Sì o no al “Capitano” Dic iotti È evidente che i 5 Stelle siano nell’angolo, perché si sono sempre pronunciati per dare spazio alla giustizia, contro chi invece si oppone alla giustizia.
Alla fine troveranno il modo per non votare contro il ministro Salvini, faranno un accordo e poi cercheranno di spiegarlo ai propri elettori, anche se mi sembra molto difficile. Questo però è solo l’ultima scheggia di una serie di tradimenti che stanno compiendo, in primis alla democrazia parlamentare e alla Costituzione che in passato avevano sempre difeso, e che prevede l’onorabilità della classe politica e difende il lavoro della magistratura.
Le dichiarazioni contraddittorie che stanno facendo i 5 Stelle sono sintomo di confusione, di un grande minestrone per deviare dalla via più semplice, che sarebbe la retta via di un’autorizzazione a procedere. La realtà è che hanno provato a fare un contratto infilandoci più cose possibili, ma la realtà non la si può racchiudere in un contratto e prima o poi capita l’imprevisto con cui fare i conti. E in questo caso, sarebbe meglio spezzare la corda.
SANDRA BONSANTI
È solo l’ultimo dei tradimenti alla democrazia e alla Carta.
È evidente che i 5 Stelle siano nell’angolo, perché si sono sempre pronunciati per dare spazio alla giustizia, contro chi invece si oppone alla giustizia.
Alla fine troveranno il modo per non votare contro il ministro Salvini, faranno un accordo e poi cercheranno di spiegarlo ai propri elettori, anche se mi sembra molto difficile. Questo però è solo l’ultima scheggia di una serie di tradimenti che stanno compiendo, in primis alla democrazia parlamentare e alla Costituzione che in passato avevano sempre difeso, e che prevede l’onorabilità della classe politica e difende il lavoro della magistratura. Le dichiarazioni contraddittorie che stanno facendo i 5 Stelle sono sintomo di confusione, di un grande minestrone per deviare dalla via più semplice, che sarebbe la retta via di un’au – torizzazione a procedere. La realtà è che hanno provato a fare un contratto infilandoci più cose possibili, ma la realtà non la si può racchiudere in un contratto e prima o poi capita l’imprevisto con cui fare i conti. E in questo caso, sarebbe meglio spezzare la corda.
ENRICO MENTANA
È l’occasione per maturare una posizione più garantista.
S i dovrebbe sempre decidere con cognizione di causa, basandosi sulle carte e non su un pregiudizio politico o su una presunzione di colpevolezza, che pure è stata spesso nel passato dei 5 Stelle.
Se quindi il Movimento si comporterà come un qualunque cittadino chiamato a una giuria popolare non farà danno né a se stesso né al proprio mandato. Io non ho mai amato la via giudiziaria come sostituto del bilanciamento della democrazia e su questo i 5 Stelle adesso potrebbero maturare e al tempo stesso far maturare al loro elettorato una posizione più garantista. In qualche modo è un’occasione. Non sto dicendo che bisogna votare contro l’autorizzazione, ma per lo meno non prendere una posizione “a prescindere”, come in passato.
Dal punto di vista del consenso, c’è uno zoccolo duro che li seguirebbe qualsiasi cosa dicessero, ma c’è anche una parte fluttuante che potrebbe essere ingolosita da Salvini, che gioca questa partita da professionista, con una lunga storia politica, a fronte di debuttanti.
E questo i 5 Stelle lo sanno.
PETER GOMEZ
Autodenuncia e atti a Catania poi il sì contro i nuovi imputati S e i 5 Stelle diranno no al processo contro Salvini perderanno molti voti alle Europee. È vero, come spiega il premier, che il Senato si dovrà pronunciare solo per stabilire se gli atti del ministro dell’Interno sono coperti da ragion di Stato.
Ma la differenza rispetto agli altri casi legati a ruberie non verrà colta da tanti elettori. Perché i 5S hanno fin qui sostenuto che politici e ministri vanno sempre trattati alla stregua dei comuni cittadini.
E la mancata coerenza si paga. Se però alcuni ministri pentastellati possono dimostrare di essere concorrenti nel presunto reato di Salvini, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello penale, questi ministri, sempre per coerenza, hanno il dovere di autodenunciarsi alla magistratura e chiedere di essere processati con lui.
In questo caso la Giunta per le autorizzazioni (come già accaduto in passato) potrà rimandare gli atti a Catania domandando di esaminare i fatti prima sconosciuti.
Per poi pronunciarsi (con il sì dei 5S in coerenza con i loro principi) quando (e se) verrà inviata dalle toghe una nuova richiesta di processo contro tutti gli imputati.
ANDREA SCANZI
Tanto vale staccare la spina, meglio coerenti che paraculi S e il M5S negherà l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, farà una cosa tanto vergognosa quanto politicamente suicida.
L’unica strada è votare sì, come in questi casi (solo) i 5 Stelle hanno meritoriamente sempre fatto. L’uovo di Colombo sarebbe autodenunciarsi e farsi processare pure loro, perché sul caso Diciotti non ha deciso certo solo Salvini.
Questo tentennamento è puerile, pietoso e palloso. Salvini, come spesso gli è capitato, è passato dallo status di ganassa ipotetico a quello di leader moscio che è solo chiacchiere e distintivo. Ha avuto paura, si è accodato alla Bongiorno e ha voluto testare gli alleati, che infatti continua a provocare (trivelle, Tav).
Qualcuno dice: “Se il M5S voterà sì, Salvini farà saltare il governo”. Pazienza: il Salvimaio ha senso per il M5S solo se a ogni rospo ingoiato corrisponde una vittoria autentica. Altrimenti tanto vale staccare la spina: meglio coerenti con la schiena dritta che pavidi paraculi.
A meno che qualcuno, nel M5S, si sia nel frattempo innamorato – e incollato – alle poltrone come quelli di prima.
MARCO REVELLI
Si stanno giocando l’anima sul filo dell’opportunità politica.Tutta la vicenda è disgustosa: un ministro gradasso e codardo che prima sfida i giudici e poi si tira indietro, e i suoi alleati che rischiano di fare una figura ancora peggiore, dopo aver fondato la propria identità su principi di giustizia.
L’impressione è che in questa alleanza, i 5S si siano mangiati l’anima e si stiano facendo mangiare il proprio patrimonio elettorale dal concorrente.
La cosa che colpisce è che si discute sul filo dell’opportunità politica e si smarrisce il fatto che Salvini metta sul palcoscenico del governo una rappresentazione di disumanità nei confronti dei migranti che ha ripercussioni anche sul Paese, basta vedere la cattiveria della gente comune sui social network.
Ora il M5S rischia tutto: non si gioca solo l’alleanza di governo, ma l’anima. In caso di voto contrario all’autorizzazione a procedere, si condannerebbero all’inutilità politica, all’inconsistenza.
Verrebbe meno uno degli elementi decisivi che li contraddistingue.