Cinema & Teatro, Luciano Odorisio

S. Lucarelli: Dopo la Prati sedotta dal fantomatico Caltagirone, ecco la lesbica che…

da LettereSelvagge di Selvaggia Lucarelli per Il FQ, 3-06-19

“CARA SELVAGGIA, non ne ho mai parlato, la vergogna di essere stata così cogliona ha bruciato a lungo. Mai stata una miss, ma cazzo, almeno intelligente sì! 

O forse è questo il target della vittima? Andavano di moda le chat, c’era una stanza chiamata “loggia filosofi”: si parlava di politica, musica, letteratura. Persone di tutte le età e io, solitamente così sospettosa, ho abbassato la guardia. 

Ci si scambiava il contatto messenger e chattavi solo con le persone più affidabili e interessanti. La faccio breve: ci scriviamo tanto sul pc, ci scambiamo il numero, ma tranne un paio di telefonate a voce bassissima, comunichiamo solo via sms anche perché… 

Povero, gli si ammala il padre. Inizia a inventare scuse per non incontrarmi; il cliché della crocerossina fa il resto e io mi affeziono a tale Riccardo Caracini di Cingoli, Macerata. 

Sparisce per 2 di mesi, il papà è morto. Torna perché è innamorato, e stavolta dobbiamo fidanzarci. 

Non lo so se ero innamorata, Selvaggia, o se ero malata. Però per più di 2 anni ho inseguito il fantasma di questa persona che subito dopo ha portato avanti la storia del suo tumore al cervello, quindi zero chiamate, le vieta il medico! 

Solo messaggi. Guarisce. Gli dico che vado io! Ma vediamoci! Siamo innamorati, giusto?! 

Volano paroloni, promesse di matrimonio, figli, cani e vita in camper nella natura (testuali parole). 

Non può… Si ammala la madre. E sai cosa fa più male? Un giorno suona il telefono e… 

Oddio mi sta chiamando?! Non ci credo, rispondo e… 

È una donna, Laura, amica di Riccardo. 

M’informa che mesi fa Riccardo s’è stufato di noi e le ha rifilato il suo telefono. Fino a quel momento avevo creduto a tutto. Tutto. 

Avrei creduto qualunque cosa. 

Da quel giorno ho aperto gli occhi, ma ho impiegato mesi a togliermela dalle palle. Morbosa. Gelosa. Bugiarda e malata, soprattutto. Che parentesi brutta della mia vita. 

Lesbica, sì, e ho avuto il forte sospetto di non essere l’unica fessa che teneva in pugno. Forse continua a farlo ancora ora. Di sicuro, si innesca una routine viziosa che ti stacca dalla realtà. Ho saputo leggendo l’articolo sul Fatto delle vittime in Australia e del suicidio di una delle due… 

Non so cosa avrei fatto se fossi stata meno forte. Tutto qua. 

Lei esiste ancora, spero solo non prenda per il culo altre ragazze a causa del suo problema: non accettare la sua omosessualità. Sai quante volte, saputo tutto, si giustificava con frasi tipo “ci si innamora a prescindere dal sesso” e “ero io che mi messaggiavo con te, quindi tu ora ami me!”. 

Credo di avere ancora qualche foto, sfocata e chissà di chi… 

Ma conservo la rabbia per aver permesso ad una stronza psicopatica di rubarmi 3 anni di vita. Con la sola richiesta dell’anonimato, di questa storia puoi farne ciò che credi. 

Voglio solo mettere in guardia altre ragazze fragili. È stato un piacere dopo dieci anni buttare fuori tutto. 

Ciao Selvaggia, e grazie.

L. 

RISPONDE SELVAGGIA LUCARELLI:

CARA L., ho ricevuto almeno trenta storie simili alla tua, alcune davvero ai confini della realtà, con donne che hanno creduto non solo a morti fulminanti dei loro quasi mariti inesistenti, ma perfino a resurrezioni come nella migliore tradizione alla Beautiful. 

È ormai evidente che il caso Prati un merito ce l’ha: ha dato coraggio a tante ragazze che avevano vissuto l’esperienza del “love scam”di parlare e, soprattutto, di non sentirsi sole e le più fesse della galassia. 

Il fattore interessante è che dietro questa follia c’è sempre una donna con un’omosessualità irrisolta. 

Gli uomini non lo fanno quasi mai, del resto non si accontenterebbero di un relazione platonica, sentimentale, giocata sull’emotività e su un eterno corteggiamento. Verrebbe quasi da dire: evviva i maschi viscidoni che ti mandano l’augello non richiesto in chat. 

Fanno schifo, sì, ma almeno non si corre il rischio di fraintendimenti.”

Da ShowGirls di Paul Verhoeven, 1995:

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