di Luca De Carolis per Il FQ, 31-05-19
“(…)
Dopo “la scoppola peggiore nella storia del Movimento” (copyright di Alessandro Di Battista) il capo politico si prende la vittoria più facile, quella nel plebiscito su di sé sul web.
L’80 per cento dei votanti sulla piattaforma Rousseau conferma la fiducia a Luigi Di Maio, e in numeri assoluti fa quasi 45 mila iscritti su 56 mila votanti.
Ma mentre sul portale celebrano “il record”si fa largo anche un’altra verità, per nulla marginale.
PERCHÉ A VOTAZIONE ancora in corso, Roberto Fico verga nero su bianco su Facebook che lui non ha partecipato, visto che “sono sempre stato contrario alla politica che si identifica in una sola persona”.
E si astengono anche altri, parlamentari ed eletti che fanno riferimento proprio al presidente della Camera. Così basta unire i puntini con la sua apparizione a sorpresa all’assemblea fiume dei 5Stelle di mercoledì sera, dove aveva già spiegato che il voto online su Di Maio proprio non lo convinceva, aggiungendo molto altro.
E il ritratto finale è di un Fico di nuovo in campo, dentro il dibattito del M5S. L’unico contrappeso al capo riconfermato ma ugualmente rimpicciolito dalle urne, mentre Di Battista sconta la freddezza e in molti casi l’ostilità dei parlamentari, assieme ai sospetti del cerchio dimaiano su un suo attacco al leader tramite interposta persona (il senatore Gianluigi Paragone).
Ieri lo stesso Di Maio ha negato sul blog: “Alessandro è un fratello, sui giornali ho letto tante falsità”.
Mentre Di Battista aveva fatto ammenda in assemblea: “Luigi, scusa se non ti ho aiutato come avrei dovuto”.
Però ora prevale altro.
Innanzitutto, l’idea del capo di ripartire da un comitato costituente composto da lui e altri sei big: Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Di Battista, Fico e due donne, Paola Taverna e Chiara Appendino.
I SETTE che dovrebbero pensare la riorganizzazione del Movimento, scegliendo anche una decina di nomi per una segreteria politica, divisa per temi. L’organo a cui il capo dovrebbe delegare potere e oneri, smettendo i panni dell’autocrate. Ma il progetto va ancora definito.
E prima di tutti va convinto Fico. “Per accettare Roberto vorrà capire tempistica e raggio d’azione”, spiega una persona vicina al presidente di Montecitorio.
Convinto che “siamo nel momento più delicato della storia del M5S”, come ha detto ai suoi.
Concetto evidente nel suo post di ieri, dove riprende quanto detto in assemblea, ripartendo dal no al voto su Rousseau: “Se il focus resta sulla fiducia da accordare o meno a una figura, e non sui tanti cambiamenti da porre in essere, non ci potrà essere alcuna evoluzione. Significa non cambiare niente”.
Vuole un nuovo percorso, Fico: “Quando si è nelle istituzioni tutto è più complesso. Ma proprio per questo dobbiamo dirci con forza e chiarezza a quali valori e principi aderiamo”.
Un’urgenza, perché “l’identità ti permette di non perdere la rotta quando sei nella tempesta”.
Perché ai 5Stelle serve una boa, per riconoscersi. E non affondare.”
“All’inizio del mio intervento, ho subito detto di non essere d’accordo con il lancio della votazione di oggi su Rousseau. E per questo non parteciperò al voto. Sono sempre stato contrario alla politica che si identifica in una sola persona. Se il focus resta sulla fiducia da accordare o meno a una figura, e non sui tanti cambiamenti che invece, insieme, occorre porre in essere, non ci potrà essere alcuna evoluzione. Significa non cambiare niente.”