Luciano Odorisio, Politica

Costamagna;” Italiani nati democristiani, cresciuti berlusconiani, poi renziani, ora eccoli salviniani.”

di Luisella Costamagna per Il FQ, 30-05-19

“Le elezioni dei tre MA. 

Primo. 

Vince Salvini MA resta la “vecchia Europa”: i sovranisti stanno all’opposizione e gli europeisti mantengono la maggioranza, con i liberaldemocratici di Verhofstadt a fare da ago della bilancia (sì, quello che aveva detto che il premier Conte è un “burattino” di Salvini e Di Maio e che Salvini è “pagato da Putin”). 

Dunque il Capitano trionfa a casa sua, ma per Bruxelles è bene che conservi il rosario. 

Secondo. 

Crolla il M5S MA il governo sale sopra il 51%. 

Terzo. 

Il Pd si rivitalizza, col secondo posto e il sorpasso ai 5S, MA è un vincitore dimezzato (rispetto al 41% delle europee 2014 e con la perdita del Piemonte). 

Perdono FI (nonostante Berlusconi) e la sinistra (nonostante il vento europeo e i “fascisti” gialloverdi), in questo caso senza se e senza ma. Cosa succede adesso? 

Con quasi il 50% di voti del centrodestra unito, Salvini può pensare di tornare al voto e prendersi tutto. 

Ma chi glielo fa fare di ricominciare a discutere con Berlusconi e Meloni, quando può fare quel che vuole con Di Maio? 

C’è già riuscito con il 17 contro il 33%, figuriamoci con 34 a 17. 

Infatti detta già la sua agenda: Tav (a maggior ragione col Piemonte passato al cdx e alla Lega), Flat Tax, autonomie regionali, decreto sicurezza bis. Spremerà i 5S finché potrà e finché non arriveranno le grane d’a utunno: manovra e aumento dell’Iva. 

La vera domanda non è se convenga a Salvini restare al governo con Di Maio – gli conviene eccome – bensì: conviene a Di Maio e ai 5S restare al governo con la Lega? 

Considerando che questo tracollo è frutto anche di quella alleanza e che, portati a casa cavalli di battaglia come il reddito di cittadinanza, ora all’orizzonte ci sono soprattutto le rogne con una Lega ancora più prepotente, restare a fare da stampella rischia di distruggere il Movimento. 

Si apra una riflessione seria sulla gestione Di Maio (il voto online su un capo politico che ha dimezzato i voti in un anno è nascondere la polvere – e i malesseri interni – sotto il tappeto) e si valutino altre strade, prima fra tutte tornare al voto (anche all’opposizione). 

E si guardi al Pd, a maggior ragione ora che c’è Zingaretti e non Renzi, magari a partire da punti di accordo come il salario minimo orario. Sempre che il Pd la smetta di considerare nemici più i grillini di Salvini. Perché il M5S è crollato? Innanzitutto, per gli errori commessi. 

Uno su tutti: non aver fatto valere abbastanza il proprio (doppio) peso elettorale e parlamentare e aver inseguito Salvini sul suo stesso terreno invece di farsi inseguire, deludendo così il proprio elettorato di sinistra (quello di destra ha preferito l’originale). 

Se Salvini è diventato quello che è diventato è anche grazie a loro. Poi, per l’indubbio accanimento politico e mediatico, con una narrazione “capitano-centrica” d’intento tutto antigrillino (il RdC è forse l’esempio più significativo). 

Infine, perché si sono svegliati troppo tardi, al punto da far passare le recenti impuntature, da Siri in poi, come le ripicche incattivite della moglie tradita, che taglia le gomme all’auto del marito infedele e, invece di generare solidarietà, induce a pensare “Perché ci stai insieme? Non lo sapevi dall’inizio che era così?” Italiani nati democristiani, cresciuti berlusconiani, poi renziani (in somiglianza nazarena), ora eccoli salviniani. 

E il M5S, invece di cambiare il vecchio sistema, rischia di non essere che il suo carburante.”

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