Marco Revelli “Non c’entrano niente con i movimenti del passato: sono giovani e guardano oltre i partiti. Una medicina all’odio di Salvini”
di Tommaso Rodano per Il FQ, 21-11-19
“Questo è un movimento nuovo. C’entra poco con i Girotondi o col Popolo Viola. È diverso dal punto di vista politico, sociale, generazionale”.
Lo storico Marco Revelli ha osservato con sollievo le piazze piene delle “sardine” anti-Salvini: “È la dimostrazione che il sistema immunitario di questo Paese non è ancora collassato, la risposta della fantasia a questo clima di piombo. Sono un farmaco. Come si era diffuso il contagio del partito dell’odio, sembra si stia diffondendo l’esercito degli anticorpi”.
Già in passato i movimenti avevano illuso la sinistra per poi sciogliersi al sole. Non sarà questo il caso?
Insisto: penso che le Sardine siano differenti. Intanto per il rapporto che hanno – anzi non hanno – con i partiti della sinistra. I Girotondi erano ancora legati ai partiti, anche se li consideravano un referente negativo, da criticare. Oggi invece i partiti sono fuori dal lo sguardo di questo movimento. Ed è un segno di sanità mentale. Le Sardine stanno da un’altra parte, guardano da un’altra parte. Poi sono diverse anche dal punto di vista socio culturale, rispetto ai movimenti del passato: la stratificazione sociale di questa moltitudine di ragazzi è trasversale. E i promotori sono giovani, giovanissimi, poco più grandi della generazione di Greta. Le Sardine intercettano quella fascia generazionale dai 25 ai 40 anni che era stata la grande assente nella politica di questi anni. E poi su, fino agli ultrasessantenni, i portatori di memoria storica. È una struttura multicolore e multigenerazionale.
Questo movimento però dovrà darsi una struttura prima o poi. O no?
“Struttura” è un termine impegnativo, forse anche pericoloso. Le strutture politiche sono una condizione per durare nel tempo, ma sono anche le gabbie in cui ci si chiude e dentro cui si diventa ostaggi. Credo che la forza delle sardine sia la tecnica del contagio. Penso sarebbe un errore se si ponessero il problema sin da subito di darsi una struttura formalizzata. Gli organizzatori di queste iniziative fino a ieri erano sconosciuti. Essere sconosciuti significa essere innocenti, non essersi mai bruciati con le volgarità che la politica ha prodotto trasversalmente negli anni passati.
Uno dei “leader ”, Mattia Santori, è già andato in tv.
L’ho visto. Ha una faccia pulita, un linguaggio non gergale, molto comunicativo, in cui si possono identificare in molti. Non ha l’aspetto, la postura e il linguaggio dell’aspirante leader.
Ma la tv e l’esposizione mediatica rischiano di sporcare “l’innocenza” di cui parla, no?
È vero che la televisione intossica quasi tutto. Frequentarla è un’operazione da fare con mille avvertenze e indossando mille strumenti protettivi. È un enorme rischio a cui invece la piazza non ti espone.
I partiti di sinistra come si devono muovere rispetto alle Sardine?
Molto difficile dirlo. Dovrebbero rispettarli, non pretendere di annetterseli, mantenere un minimo di rigore. In quel caso la sinistra potrebbe persino trarne un vantaggio elettorale.
Salvini ha risposto alle Sardine con i gattini…
Un ’idiozia totale, da asilo infantile, che dimostra la crisi di controllo del linguaggio e della comunicazione della sua propaganda, che un tempo era una macchina da guerra.
“Piazze piene, urne vuote”, si dice. Davvero le sardine possono fargli male?
C’è già una ferita oggettiva alla sua immagine e alle sue speranze egemoniche: quelle piazze piene mettono in scena un popolo che sta da un’altra parte. Nemmeno con i partiti avversari di Salvini: proprio da un’altra parte.