Luciano Odorisio, Politica

Reddito di cittadinanza…chi lo avrà e quanto avrà…speramm’ a Ddie!

Stralci da un articolo di Stefano Feltri che dettaglia il provvedimento rendendolo più comprensibile.

L’effetto medio 

La stima è 500 euro a nucleo familiare, anche agli anziani 150 euro per la casa

ISEE.

L’indicatore di situazione economica equivalente deve essere inferiore o uguale a 9.360 euro. 

PAT R I M O N I O

Oltre all’Isee, per ogni nucleo familiare viene considerato il valore degli immobili diversi dalla prima casa (deve essere inferiore a 30.000 euro) e il patrimonio mobiliare, che comprende investimenti, soldi sul conto corrente ma anche auto e moto. Si ha diritto al reddito di cittadinanza con un patrimonio mobiliare inferiore a 6.000 euro per un single, a 8mila euro per una coppia, a 10mila euro per una famiglia di tre persone. Se poi nel nucleo familiare c’è un disabile, il beneficio viene comunque erogato anche con un patrimonio mobiliare più alto di 5.000 euro (con soglie che quindi diventano 11-13-15mila euro).

 REDDITO

La soglia massima del reddito familiare per ottenere quello di cittadinanza è di 9.360 euro all’anno, che significa esattamente 780 euro al mese. Ma c’è una scala di equivalenza che prevede importi più alti a seconda della dimensione della famiglia. All’importo base per il capofamiglia (massimo 780 euro al mese), va aggiunto lo stesso importo moltiplicato per 0,4 per i componenti adulti (coniuge, figli maggiorenni, anziani a carico) e moltiplicato per 0,2 per i figli minori. Nell’insieme, l’importo erogato non può risultare avere un coefficiente superiore a 2,1. Tradotto in numeri: si va dai 780 euro per un single che parte da reddito zero all’importo massimo per una famiglia con tre adulti e due minorenni che prende 1.330 euro al mese (un po’meno dell’importo massimo previsto dalla proposta originaria dei Cinque Stelle nel 2013 che arrivava a 1.872). Che, all’anno, è la ragguardevole cifra di 15.960 euro. 

CASA.

 L’abitazione di residenza del beneficiario del sussidio non era neppure considerata nell’originario progetto del M5S ma nelle bozze del decreto assume un ruolo cruciale, anche per contenere la spesa complessiva. La cifra simbolica del reddito di cittadinanza, 780 euro, viene spacchettata in due: 500 euro integrano il reddito di ciascuno dei beneficiari. Mentre 280 euro sono un contributo all’affitto che va soltanto al beneficiario che deve sostenere tale spesa. Questo significa che in una famiglia di quattro persone, soltanto uno dei membri potrà ricevere i 280 euro, gli altri al massimo 500 a testa. Vengono considerati anche persone in difficoltà che invece di un affitto devono sostenere la spesa per un mutuo, al titolare del prestito va un contributo di 150 euro al mese. Questi accorgimenti spiegano perché il beneficio medio a nucleo familiare viene stimato in 500 euro. Senza considerare la casa, oltre a penalizzare i più poveri (quelli senza casa di proprietà), il costo complessivo sarebbe stato ben superiore ai 6,1 miliardi stimati per il 2019 (va poi aggiunto il miliardo per i centri per l’impiego). 

PENSIONE .

La pensione di cittadinanza vale nel caso base fino a 780 euro al mese, sempre divisi in due parti: 630 euro come integrazione al reddito e 150 come contributo per affitto per un over-65 senza casa di proprietà. Una coppia di ultra65enni riceve 882 euro per il reddito e 150 per l’affitto.

GLI STRANIERI.

Mancano ancora alcuni dettagli ma ci sono già informazioni politicamente rilevanti. La prima, che non sfuggirà alla Lega, sensibile al tema: i nuclei familiari di stranieri potenzialmente beneficiari del reddito di cittadinanza dovrebbero essere 259 mila.

Se si escludono quelli che non sono titolari di permessi di soggiorno di lungo periodo (5 anni), circa il 24 per cento, la spesa complessiva per pagare il sussidio anche a loro (che sono più a rischio di cadere in povertà assoluta, secondo i dati dell’Istat) scende da 1,6 miliardi all’anno a 280 milioni di euro.

La Lega avrebbe voluto escludere del tutto gli stranieri dal beneficio ma, osserva Francesco Seghezzi su Open Online, “sia la Corte Europea, sia la Corte Costituzionale in altri casi avevano preso posizione contro norme che discriminavano gli immigrati rispetto al beneficio di sussidi, e questa potrebbe essere la ragione principale del passo indietro”. 

FAMIGLIE MEDIE.

Se si guarda quali nuclei familiari assorbiranno la maggior parte delle risorse, si scopre che sono quelli con tre o quattro componenti che riceveranno 2 miliardi per ciascuna categoria.

Le famiglie molto numerose, con più di cinque componenti, sono relativamente poche (198.000 contro le 310.000 con tre membri) e quindi assorbiranno soltanto 1,4 miliardi.

Sono proprio le famiglie numerose, con molti minori, quelle in cui è più alto il rischio povertà ma il reddito di cittadinanza versione Cinque Stelle è costruito con una scala di equivalenza abbastanza “piatta”, che aumenta cioè relativamente poco i benefici erogati al crescere della dimensione del nucleo familiare.

Se invece dei nuclei familiari consideriamo gli individui, scopriamo che i single ricevono in media 4.242 euro annui, mentre nelle famiglie con più di cinque componenti (ipotizzando che ne abbiano tutte soltanto cinque) ogni membro ha in media 1.433 euro all’anno.

Questo effetto collaterale della costruzione della misura potrebbe rendere più difficile raggiungere uno dei suoi obiettivi, cioè il contrasto alla povertà.

 NORD E SUD.

Reddito per Regioni

Non stupisce che, anche sulla base delle previsioni del governo, il reddito di cittadinanza andrà soprattutto al Mezzogiorno. Sud e Isole ospitano comunque il 53 per cento dei nuclei familiari che riceveranno il reddito di cittadinanza, contro il 47 per cento del Centro Nord. La prima regione beneficiaria sarà la Campania, seguita dalla Sicilia, poi il Lazio. Ma al quarto c’è la regione più ricca d’Italia, la Lombardia, poi Puglia e Piemonte. La Lega ha ottenuto un compromesso sul ruolo delle aziende nel sistema del reddito di cittadinanza che potrebbe contribuire in modo decisivo (anche se ancora non stimato) a riequilibrare la quantità di risorse che vanno al Nord : le aziende che assumeranno un disoccupato beneficiario del reddito di cittadinanza avranno un minimo di cinque e un massimo di 18 mensilità del sussidio (da dimezzare nel caso il dipendente sia arrivato tramite una Agenzia per il lavoro).

 LA DURATA.

Il reddito di cittadinanza, stando ai documenti di lavoro, viene concepito sulla base di “c icl i” di 18 mesi. Dopo due cicli, cioè 36 mesi, quindi tre anni, si perde il diritto a ricevere il sussidio per un anno e mezzo. Al termine del periodo di pausa, si può di nuovo presentare domanda.

I POVERI.

Secondo la bozza del decreto che circola in queste ore, nelle fasi preliminari della domanda l’aspirante al sussidio potrà indicare se è pronto ad andare a un centro per l’impiego per formarsi e cercare lavoro o se invece preferisce rivolgersi ai servizi sociali.

In questo secondo caso, scattano i protocolli già collaudati con il Rei (Reddito di inclusione) varato dal governo Gentiloni nel 2017 e che prevedono la “valutazione multidimensionale della povertà”, che non si ferma quindi a certificare l’assenza di lavoro ma cerca di stabilire cause e circoli viziosi che condannano all’indigenza.

I servizi sociali dei Comuni dovranno poi stipulare con il beneficiario un “patto per l’inclusione” che prevede di tenere comportamenti adeguati (per esempio nella gestione dei minori, che devono andare a scuola, essere seguiti dal lato sanitario ecc.). Chi ha compiti di cura – di bambini, anziani o disabili, – potrà essere esentato dalla ricerca del lavoro. 

I DISOCCUPATI.

Il centro del sistema del reddito di cittadinanza sono però gli individui a rischio povertà soltanto perché disoccupati. Dopo essersi registrati al portale d’accesso, dovranno firmare un “patto per il lavoro”sia con i centri per l’impiego pubblici che con le agenzie per il lavoro private e rivolgersi “al primo che offre lavoro o formazione”.

CENTRI PER L’IMPIEGO.

 I Cinque Stelle ne hanno parlato fino allo sfinimento e hanno stanziato un miliardo per 4.000 nuove assunzioni di “navigator”, cioè operatori che devono aiutare i disoccupati a identificare le offerte o i percorsi formativi più a datti a loro.

Questi navigator avranno anche un incentivo monetario: se uno dei disoccupati di cui sono responsabili trova un posto, loro ottengono “un quinto del reddito di cittadinanza del disoccupato” (pare di capire che si tratti di un quinto della parte mancante a esaurire i primi 18 mesi, quindi una cifra inferiore a 2.800 euro).

Anche il direttore del Centro per l’impiego avrà una parte della retribuzione legata ai risultati. 

però giunti alla conclusione che i centri pubblici non bastano, quindi coinvolgono le agenzie private che sono autorizzate a incrociare domanda e offerta. Quelle che hanno successo nel piazzare un disoccupato beneficiario del reddito ottengono l’equivalente della metà di cinque mensilità del sussidio che lui non riceverà più o la metà della differenza tra quanto ha ricevuto e la somma complessiva a 18 mesi (esempio: se l’a g e nzia è fulminea e trova lavoro al disoccupato dopo un mese, incasserà l’equivalente di 8,5 mensilità di reddito di cittadinanza). 

AZIENDE. 

Come richiesto dalla Lega, le aziende che assumono un beneficiario di reddito di cittadinanza ottengono un contributo pari ad almeno 5 mensilità di reddito o all’equivalente della metà della somma che manca da incassare fino allo scadere dei 18 mesi.

Una mensilità extra se l’assunto è donna o disoccupato di lunga durata. Se il lavoratore lo trovano tramite un ente di formazione bilaterale o interprofessionale (strutture un po’ opache e non sempre efficaci gestite dai sindacati), l’azienda prende solo la metà delle mensilità, il resto va all’ente che ha stipulato un “patto di formazione”. 

LE OFFERTE. 

Rispetto alla proposta di legge del 2013 e alle anticipazioni dei mesi scorsi, nei documenti di lavoro del governo la libertà di scelta del disoccupato è molto più limitata.

Il disoccupato è tenuto ad accettare “almeno una di tre offerte di lavoro congrue”. Nei primi sei mesi di reddito di cittadinanza è considerata congrua una offerta entro 100 chilometri dalla residenza, nei successivi sei mesi entro 250 chilometri, una distanza che è difficile percorrere con andata e ritorno in giornata.

Dopo il primo anno di sussidio, il beneficiario non ha molta scelta: o accetta la prima offerta che gli viene sottoposta sull’intero territorio nazionale, oppure perde diritto al reddito di cittadinanza.

E se il sussidio decade, dovrà aspettare 18 mesi prima di poter fare di nuovo domanda. 

ECC E Z I O N I . 

Ci sono però due correttivi a questo requisito così stringente. Scaduti i 12 mesi, sono esentati dall’obbligo di accettare offerte in tutta Italia chi ha in famiglia un disabile o figli minorenni.

Chi invece non ha scusanti e deve per forza accettare anche offerte di lavoro molto lontano da casa, riceverà tre mensilità di reddito di cittadinanza “a titolo di compensazione per le spese di trasferimento sostenute”.

Speramm’ a Ddie!

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