Luciano Odorisio, Politica

Quando a cacciare i giornalisti erano…

Quando l’ inviato del Corriere della Sera, Marco Galluzzo, venne cacciato dall’albergo di Forte dei Marmi.

«Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove Renzi cenava con la moglie e i figli», è il racconto di Galluzzo tratto dal libro di Ferruccio de Bortoli, Poteri forti (o quasi).

«Mi fu possibile solo salutarlo e stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato (…). Il caposcorta mi minacciò dicendo che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata».

La colonna sonora fu il silenzio, in nome della consueta eccezione culturale della sinistra di potere che non ha bisogno di attenersi alle regole condivise per il semplice motivo che ci è seduta sopra.

Esattamente vent’ anni fa, al Festival di Cannes, Nanni Moretti era in concorso con Aprile. Non era un semplice regista, ma l’ icona politica dell’Italia dei girotondi, il Beppe Grillo di oggi, e la gauche caviar mondiale pendeva dalle sue labbra.

NANNI MORETTI 7Poiché Il Giornale, per il quale lavoravo, non era stato tenero nei suoi confronti, fui cancellato dall’ incontro stampa. Persona non gradita, reprobo, vergognati. L’ ufficio stampa fu irremovibile. Nessuno si scomodò, Zucconi era a pescare sul Potomac.

 

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