di Antonio Massari per Il FQ, 29-8-19
Classe 1952, prefetto, direttore del Consiglio italiano rifugiati, capo di gabinetto al ministero dell’Interno con Marco Minniti, Mario Morcone è tra candidati al Viminale nell’eventuale futuro governo Pd-M5S. E con lui al governo un fatto è certo: i naufraghi a bordo della nave Mare Jonio non riceverebbero alcun divieto di transito nelle acque italiane. E potrebbero sbarcare.
Prefetto Morcone, la Mare Jonio ha soccorso 98 persone tra le quali 22 bambini e 8 donne incinte. Il ministro Salvini ha disposto il divieto di transito in acque italiane: che ne pensa?
Sono il direttore del Consiglio italiano rifugiati: qualcuno può pensare che lasci questa gente in mezzo al mare?
Quindi non condivide la linea politica dei porti chiusi?
Assolutamente. Ma stiamo scherzando?
Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha firmato il divieto disposto da Salvini. E lo stesso Salvini, due giorni fa ha parlato di ritrovata unità del governo quando sia Toninelli, sia il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, entrambi del M5S, hanno firmato con lui il divieto d’ingresso per la nave Eleonore, con 101 naufraghi a bordo. Che ne pensa?
Non capisco perché i ministri Trenta e Toninelli lo facciano. Posso soltanto assistere e osservare.
Lei – con un decennio alla guida del dipartimento libertà civili del Viminale – ha una grande esperienza del fenomeno migratorio. Se n’è occupato anche da capo di gabinetto dell’ex ministro Marco Minniti. Qual è la linea giusta da tenere, secondo lei, con le Ong che si occupano di salvare gente dai naufragi?
È un fatto noto che a suo tempo, nel 2017, con le Ong abbiamo concordato un codice di comportamento. Un conto è un codice di comportamento, un altro è il decreto sicurezza bis, che prevede addirittura la chiusura dei porti con un decreto interministeriale. La posizione che ho condiviso allora è quella del confronto con le Ong su un sistema di regole giuste, che consentissero loro di svolgere la missione umanitaria, secondo schemi riconoscibili sul piano del diritto internazionale.
Il decreto Sicurezza bis non è sulla stessa linea.
Il decreto Sicurezza bis a mio avviso va abolito. O quantomeno profondamente rivisto.
Perché?
Per più motivi. Innanzitutto, a mio avviso, in più punti è anticostituzionale. E in secondo luogo, secondo me, non rappresenta la cultura e i valori del nostro Paese. Ho l’impressione che si sia voluto esagerare, immaginando di alimentare e ottenere il consenso, ma pensiamo solo alla chiusura dei porti: ha dei riflessi molto discutibili, non soltanto sotto l’aspetto costituzionale, ma anche sotto quello dei trattati internazionali.
Poche settimane fa il Tar del Lazio, quando la Ong spagnola Open Arms ha presentato ricorso sul divieto d’ingresso in acque italiane, disposto dal governo sulla base del decreto, ne ha sospeso l’efficacia.
È un fatto.
Il suo nome circola tra i più probabili alla carica di ministro dell’Interno: come commenta la sua candidatura?
Penso che esistano persone più autorevoli di me, candidate per quella posizione, ma comunque sono certo che siamo solo alla fase delle schermaglie. Aspettiamo che il presidente Mattarella affidi l’incarico al presidente Conte. Per me, quello che conta, è che nasca un nuovo governo per il bene di questo Paese. Sono un europeista convinto. E da sempre. Credo nei rapporti con i Paesi europei nostri amici, come Francia e Germania, innanzitutto. Un mondo con il quale dobbiamo riprendere un rapporto di collaborazione. In questo il presidente Conte è stato bravo, la sua è stata una politica estera seria e istituzionale, e questo lo sta ripagando in termini di credibilità europea e non solo.