Se dovessi titolare il mio intervento lo intitolerei
“Ritiratevi tutti”
Mi sono data tre minuti per sintetizzare quella che è una tra le più difficili sfide a cui il Pd deve far fronte. “O noi risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta”: queste parole non le ha pronunciate uno statista o un politologo, le diceva Al Pacino ai suoi giocatori di football nel film Ogni maledetta domenica.
Eppure sembra che parli di noi. (…)
Lo spazio a Salvini e ai 5 Stelle lo abbiamo lasciato noi.
Noi con le nostre divisioni, correnti, e soprattutto con la nostra presunzione –guardate ne abbiamo tanta, eh –. Noi che continuiamo a parlare di fuoco amico mentre il fuoco vero è arrivato dalla gente.
Loro non ci hanno più capito, per loro siamo diventati quelli che difendono le élite, non il popolo, e che ci piaccia o no, sia vero o no, noi abbiamo il dovere di fare i conti con questo.
Sono passati 5 mesi dalla scorsa assemblea. A nessuno là fuori, ve lo garantisco, interessa chi sta con o contro Renzi, Franceschini, Martina, Zingaretti, Minniti. Noi dovremmo provare con questo Congresso a dimostrare una volta per tutte di essere una squadra e non un agglomerato di singoli presuntuosi, arroganti e spesso autoreferenziali.
Ci serviva, ci serve, io spero, un congresso serio, rifondativo sui programmi, sulle idee, sulle modalità, invece sembra che siamo ricaduti in un congresso vecchio stile dove si ha cura persino di mettere persone provenienti dalla stessa area politica a sostenere diverse mozioni per essere sicuri ancora una volta che comunque vada qualcuno difenderà la vostra ricandidatura.
SE IO QUESTA COSA la dico fuori, la gente mi dice “Hai ragione” e anche qui dentro tantissimi la pensano così, ma avere il coraggio di dirlo è un ’altra cosa. E voi credete che la gente non l’abbia capito?
Il punto è: anche se l’elettorato cominciasse a vedere il governo gialloverde per quello che è, con le sue promesse irrealizzabili, siete davvero sicuri che sarà pronto a votare il Partito Democratico un’altra volta?
Davvero non sono sicura. Perciò io dico o non risorgiamo adesso come collettivo o saremo annientati individualmente.
Siccome non voglio che tutto questo passi come una critica faccio una proposta e siccome credo che tutte le persone che si sono candidate siano capaci e stimabili, io dico ritiratevi tutti, facciamo un passo indietro, facciamo un congresso in un altro modo, ripartiamo da zero, ripartiamo non dalle persone, ripartiamo dalle idee, ripartiamo dai valori, ripartiamo dal riscrivere lo statuto. (…) Il Pd ha bisogno di ossigeno, deve essere libero, tra la gente e non più ostaggio di qualcuno.
Chiudo e vi dico che una delle cose che ho guardato oggi, con un po’ di tristezza, è che noi siamo il partito che dovrebbe stare in mezzo alla gente e persino qui in assemblea c’è un cordone che divide un pezzo di assemblea, quelli importanti, dall’altro pezzo di assemblea, che sta dietro. E no, ragazzi, se siamo il partito della gente siamo tutti insieme, questa è tutta l’assemblea.”
Stralci dell’intervento di Katia Tarasconi, ieri, 17 novembre, all’Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
E c’era una volta un’altra ragazza che con passione ci comunicò un nuovo “ricomincio“, entusiasmandoci, restituendoci la speranza, si chiamava Debora Serracchiani:
E poi il tempo è passato:
E dulcis in fundo intervista a Katia:
Cosa?
«Che è cambiato il mondo. Che non basta cambiare segretario ogni due anni. Servono idee e persone nuove e un nuovo schema di gioco. Siamo un partito ottocentesco».
Rottamazione bis?
«Non mi piace la parola, ma serve un rinnovamento. Non solo anagrafico. E neanche solo nella società civile. Ci sono tante energie da ascoltare».
Lei è renziana. O era?
«Ero e sono. Ma non nel senso della persona. Nel senso delle idee del 2012. Poi Renzi si è perso per strada».
Cosa ha sbagliato?
«Un po’ di arroganza. L’errore più grave è stato quello di non ammettere gli errori».
Perché il Pd non intercetta più la gente?
«Abbiamo sbagliato su sicurezza e immigrazione, reale e percepita. Se ci sono 40 gradi e ne percepisci 5 e dici che hai freddo, è inutile che io ti ripeta che fanno 40 gradi».
Qualcuno l’ascolta?
«Macché. All’assemblea hanno messo un divisorio tra vip e gli altri. Volevo salutare Delrio e mi hanno fermato. Ma state scherzando?».
E ora che fare?
«Cambiare le regole. Discutere dello Statuto. Per esempio: può un governatore fare il segretario? Io dico di no. Ma diciamolo prima che si candidi Zingaretti, che è bravissimo, non dopo».
Tarasconi come Serracchiani?
«Ma no, c’è un’enorme differenza tra noi due. Io non ho dietro nessuno. Per questo posso dire che sono folli, scriteriati e che questo sistema non tiene più».
“Giudizio personale, l’apprezzo ma non mi entusiasma, croce netta sul PD!”