Stralci di un articolo di W. Marra per IlFQ, 18-04-19
“Il Pd è malato di giustizialismo ”.
(…)
“Sono l’unica presidente di Regione donna del Pd. Altri presidenti del mio partito sono indagati, ma solo a me viene chiesto un gesto di responsabilità”, dice. Poi, contraddicendosi in parte: “Fermo restando che nessuno mi ha chiesto di dimettermi e che la scelta è avvenuta in totale autonomia, faccio fatica a comprendere perché il segretario a me che sono donna chiede di essere responsabile, mentre non lo fa con i presidenti uomini”.
SOTTO ACCUSA, tra gli antizingarettiani, finiscono anche le parole di Paola De Micheli (che proprio ieri è stata nominata vice segretaria Pd, insieme ad Andrea Orlando), pronunciate praticamente in contemporanea con le dimissioni: “Caro Di Maio vergognati tu. Parli di Zingaretti e delle dimissioni della Marini, che ci sono state, mentre hai aspettato tre anni sulle inchieste e sui processi della Raggi senza fare nulla”.
Ma lei ci tiene a chiarire: “Sono garantista sempre”.
Matteo Orfini, che del Pd è stato Presidente ed è il primo sponsor della Marini, non ha troppa voglia di parlare. “Non mi occupo di Umbria”, dice (un ritornello che i big dem hanno ripetuto in questi giorni, a scanso di prese di posizione scomode).
Però, qualcosa la dice: “Io se fossi stato Zingaretti, non mi sarei comportato così. La Marini è solo indagata, e per concorso in abuso d’ufficio”. Eppure, fu lui a far dimettere Ignazio Marino. “Ma non per l’inchiesta. Per il malgoverno di Roma”, la versione ufficiale.
“Non vorrei diventare la Marino di Zingaretti”, ha detto però la Governatrice. Insomma, di vera svolta giustizialista si tratta? Alla Camera, in più di un esponente dem ricorda quegli altri governatori indagati di cui parlava la Marini.
Prima di tutto, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio (per il quale è appena arrivato l’avviso di chiusura indagini), che è indagato per corruzione e che in un primo momento aveva avuto anche l’obbligo di dimora. E lo stesso Zingaretti è indagato per finanziamento illecito. La categoria, dunque, resta quella dell’“opportunità politica”.
Nei confronti della Marini, quello che ha portato alla pressione di Zingaretti sono state le intercettazioni pubblicate dai giornali. Un rischio, a poco più di un mese dalle Europee.
D’altra parte, è un vecchio metodo nel Pd.
Proprio prima delle Europee del 2014 l’allora segretario-premier, Matteo Renzi, diede ai suoi deputati l’indicazione di votare per l’arresto di Francantonio Genovese. Molti dem in quel caso si dissero a disagio per la “deriva giustizialista”.
Ma in realtà, Renzi negli anni usò garantismo e giustizialismo in maniera alternata, a seconda dell’opportunità politica e del livello di vicinanza, rispetto alla persona coinvolta.
Sembra lo stesso tipo di film. Su Oliverio, Zingaretti non interviene, perché “i casi sono diversi”, ed “è una storia che va avanti da mesi”, dicono i suoi. E il Commissario d e ll ’Umbria, Walter Verini: “Il Pd non è giustizialista. Oliverio? È stato eletto dai cittadini”.
E poi: “Il giustizialismo non va più di moda. I Cinque stelle lo sono solo verso gli avversari. Salvini è fuggito dal processo con la loro complicità: così si sono venduti l’anima”.
NEL FRATTEMPO, la scelta di Orlando e De Micheli come vice segretari fa parte del tentativo del segretario di blindare il partito, mentre i gruppi parlamentari sono ancora guidati da uomini scelti dalla gestione Renzi.
Intanto, si pensa alle elezioni in Umbria. Una volta che le dimissioni saranno ratificate dall’Assemblea, scatteranno i 90 giorni per il voto.
Si arriverà a ridosso dell’estate e dunque la data più probabile per il voto resta l’autunno. Magari insieme all’Emilia Romagna.”