Stralcio di un articolo di Marco Franchi per Il FQ, 17-6-19
“(…) Qui una parte del partito ha diifeso Luca Lotti, l’ex sottosegretario autosospesosi dal Pd dopo che sono state pubblicate le intercettazioni delle riunioni alle quali partecipava con alcuni magistrati per discutere di chi avrebbe dovuto prendere il posto di procuratore capo di Roma (cioè il titolare dell’accusa nel processo Consip, a carico anche del deputato-imputato Lotti).
I renziani difendono il parlamentare amico e attaccano il segretario Nicola Zingaretti.
TRA I PRIMI a intervenire Maria Elena Boschi: “Sono arrivati più attacchi a Lotti dall’interno del Pd che dagli avversari politici.
Autosospendendosi ha fatto una scelta che non era scontata e dovuta, di grande generosità verso la comunità del Pd e va quindi rispettato”, dice l’ex ministra, augurandosi che “in una comunità come il Pd, vista anche la disponibilità di Lotti, ci si possa parlare guardandosi negli occhi.
E non con interviste che sparano addosso ai compagni del proprio partito”.
Il riferimento sembra essere a Luigi Zanda, tesoriere del Pd, che in un’intervista del 14 giugno al Corriere della Sera invitava Lotti a valutare “di lasciare il Pd finchè non sarà chiarita la sua posizione”.
E proprio sul tesoriere del partito interviene anche Roberto Giachetti: “Lotti è un parlamentare, non un ministro. È una richiesta di una gravità enorme dirgli: devi uscire provvisoriamente dal partito”.
Non solo: “C’è stato un problema serio per Catiuscia Marini in Umbria (la governatrice Pd, dimessasi perchè indagata nell’inchiesta sui concorsi truccati delle Asl, ndr) e immediatamente le vengono chieste le dimissioni.
Dopo un po’ di tempo Oliverio in Calabria riceve un avviso garanzia, avete sentito voi una richiesta di dimissioni? No.
E poi arriva un avviso di garanzia al governatore della Puglia, non ho sentito richieste a Michele Emiliano di fare un passo indietro”. “Sembra che nel campo della politica – continua Giachetti –quel che ha fatto Lotti non abbia paragoni: ma quando D’Alema ha fatto i comitati per il No al referendum nessuno gli ha chiesto di sospendersi dal Pd”.
DA LOTTI poi la discussione si allarga.
E arriva ai vertici. L’attacco è quindi per Zingaretti e la sua nuova segreteria (senza renziani).
Dice ancora Giachetti: “Noi non siamo entrati in segreteria perché non abbiamo condiviso la linea politica del segretario dopo le primarie”.
Gli fa eco Anna Ascani, vicepresidente del Pd: “Questa segreteria è a immagine e somiglianza del segretario, che ha diritto di farla come vuole, ma più che una segreteria del Pd mi sembra del Pds”.
Ieri, ma dalla sua pagina Twitter, è intervenuto anche Carlo Calenda: “Facciamo la finita con questo cazzeggio. E quando vince Renzi lo sabotano da sinistra e quando vince Zingaretti si incazzano gli altri. Che palle ’sto partito”.
Alla domanda a quale componente appartiene, Calenda poi replica: “Una componente semiclandestina: quella che fa opposizione al Governo che sta distruggendo l’Italia! Mi vergogno di essere andato a chiedere voti per un partito che è incapace di stare insieme mentre il paese va a ramengo”.”