Stralcio di un articolo di Daniela Ranieri per IlFQ, 14-4-19
“(…)
…l’attenzione del lettore che già intravede farsi largo il faccione pacioso di Zingaretti da uno di questi futuri “maxiled” che invaderanno stazioni e città come in Blade Runner.
Col suo unico capitale spendibile, ovvero la contiguità somatica col fratello eccellenza italiana dal 45% di share, Zingaretti ride: un riso sincero, a bocca aperta, strizzando gli occhi fuori campo e in camera.
“Le immagini realizzate con luce naturale”, dice l’Huffington , “ritraggono Zingaretti mai da solo, ma insieme a persone vere, in situazioni reali”, il che rafforza il sospetto che le persone delle campagne di Renzi fossero sagome di legno o comparse prezzolate illuminate dai neon come i polli da batteria.
Zingaretti ride, e abbraccia giovani contenti di complimentarlo per la strada non è chiaro per cosa.
A giudicare dalla preferenza totemica accordata dai grafici alla faccia zingarettiana, il primo sottotesto è che le caratteristiche psichiche di Zingaretti corrispondono senza scarti alla sua struttura morfologica.
Il messaggio è che uno con quella faccia da parroco gioviale non può essere affetto dalla spocchia egolatrica di quello che c’era prima e a causa del quale sei milioni di persone su dodici hanno smesso di votare Pd.
Anche se già tutta questa onestà da norcino potrebbe bastare, c’è tutta una serie di prove complementari che la comunicazione del Pd offre all’elettore indeciso, in forma di scritte bianche su campo blu (il colore con cui il Pd renziano ha riaffrescato le pareti ideologiche e persino la festa di Liberazione): dicono, queste scritte:
“Creiamo lavoro, non odio”; “Difendiamo il pianeta, non chi lo distrugge”; “Vogliamo sviluppo, non recessione”; “Costruiamo speranze, non muri”.
Sfuggendoci quali siano i partiti avversari che hanno nel programma l’intento dichiarato di creare odio, distruggere il pianeta, perseguire la recessione e demolire speranze, ricordiamo che il giochino delle coppie di opposti (di insiemi tragicamente eterogenei) è proprio il virus con cui Renzi ha infettato la comunicazione con quel popolo che immaginava composto da perfetti imbecilli, talmente malridotti cerebralmente da bersi le fandonie grondanti dai manifesti renzistissimi della campagna L’Italia cambia verso del 2013 (Paura vs Coraggio, Lamentarsi vs Cambiare, Conservazione vs Futuro, Il Cavaliere vs Gli italiani, a pochi mesi dal patto del Nazareno, e persino Perdere bene vs Vincere, che si è auto-obliterata ).
Ora, la Dresda della cartellonistica del Pd, col nuovo simbolo subappaltato per un terzo a Siamo europei (che dunque si presume prenderà intorno al 7%), vuole risorgere dalle sue macerie con queste altre insensate antitesi manichee tra bene e male, con, peraltro, le stelline dorate su sfondo blu che insieme alla faccia quasi aureolata del fratello di Montalbano più che l’Europa ricordano il presepe vivente di Ispica.
Auguri.”