Luciano Odorisio, Politica

PADELLARO:”Mine, trappole e “pre-verità”

di Antonio Padellaro per il FQ, 24-8-19

L a pre-verità è un sms che cita “fonti attendibili” e mi dice che, alla fine, “quasi sicuramente” si farà un governo M5S-Lega con premier una donna: o la Casellati, o la Cartabia. 

La pre-verità non è una fake news basata sulla menzogna poiché, come nel caso in esame, annuncia qualcosa di molto sorprendente e improbabile. 

Da considerarsi tuttavia non del tutto campato per aria. 

La pre-verità si distingue anche dalla post-verità che riguarda quelle notizie accettate come vere dal pubblico, senza nessuna verifica concreta dei fatti raccontati. 

Nel nostro caso si dà credito all’idea che nei quattro giorni concessi da Sergio Mattarella a Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio per trovare un accordo, la trattativa possa saltare lasciando spazio al secondo forno spalancato da Matteo Salvini all’ex alleato (il Salvimaio bis). 

Ipotesi che i Cinque Stelle potrebbero riconsiderare pur di non sottoporsi a un rischioso voto anticipato. Ma le pre-verità servono soprattutto a creare confusione, o ad alimentare speranze infondate, o a spargere zizzania, insomma ad avvelenare i pozzi sulla base di indicibili strategie. 

Ieri, venerdì 22 agosto, la rassegna stampa era tutta un campo minato, e non certo per responsabilità dei cronisti politici impegnati a non tralasciare alcun ordigno abbandonato sul terreno nella crisi più esplosiva che si ricordi. 

Ed ecco, in rapida sequenza, lo Zingaretti double-face “che sta andando alle nozze con i grillini ma forse con il retropensiero elettorale” (Il Messaggero). 

Oppure l’Alessandro Di Battista, pseudo-complottista, poiché si farebbe strada “negli ambienti 5 Stelle il sospetto che voglia le urne per defenestrare il capo politico Di Maio” (Corriere della Sera). 

Non a caso il Giornale segnala “sabotatori ovunque e doppi forni”, mentre Libero t itola “Di Maio va in castigo” e racconta dei perfidi grillini “pronti a sacrificarlo per accordarsi con i dem” (mentre in sovrappiù “Fico vuole fargli le scarpe”). 

Implacabile, la Verità ci informa dettagliatamente sull’“ impepata di tasse nella pentola Pd-M5S” avvertendo che l’“inciucio giallorosso” regalerà agli italiani, oltre alle cavallette, “la patrimoniale, tasse sulla casa e imposte green”. 

Perfino sul nome del possibile premier, e degli aspiranti ministri, si attiva il gioco al massacro visto che tra i nomi di Enrico Giovannini (ex Istat per chi non ne avesse memoria), Raffaele Cantone (ex Anticorruzione, che come il grigio si porta bene su tutto), della chissà perché gettonatissima Marta Cartabia (Corte costituzionale), e della rivale presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ne resterà solo uno. 

O nessuno. 

Per cui, questo diario si sente di rivolgere ai suoi pochi ma affezionati lettori un sincero consiglio: fidatevi soltanto di ciò che vedete con i vostri occhi e sentite con le vostre orecchie. Se può servire, di fatti assolutamente accertati ne abbiamo appuntati tre. 

Il primo si è svolto martedì scorso nell’aula del Senato quando il premier dimissionario Giuseppe Conte ha impartito al vicepremier Matteo Salvini, sotto gli occhi di svariati milioni di italiani, una sensazionale lezione di correttezza istituzionale e di buona educazione. 

Infatti, mentre i consensi dell’uno, già alti, si sono vieppiù impennati, l’altro viene segnalato dai primi sondaggi in calo, e comunque per la prima volta da molti mesi avrebbe interrotto la crescita. 

Altro documento da tenere bene a mente è il video in cui Matteo Renzi accusa Paolo Gentiloni “di aver provato a far saltare l’a ccordo con il M5S”. 

Che poi Zingaretti definisca le accuse “ridicole e offensive” è la conferma dell’esistenza di due, o forse tre, o anche quattro diversi Pd. 

Comprereste un’auto usata eccetera eccetera? Terzo riscontro oggettivo è il presidente della Repubblica che fissa a martedì prossimo l’orologio della crisi. 

Dopodiché, ha fatto capire, senza una soluzione solida e credibile il ricorso alle urne sarà inevitabile. 

Dunque, se ci sarà un nuovo governo lo sapremo con certezza soltanto il giorno del giuramento al Quirinale. 

E forse neppure allora.

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