di Antonio Padellaro per Il FQ, 02-03-20
“LA STAGIONE delle piazze come l’abbiamo conosciuta a novembre forse finirà e forse è già finita” MATTIA SANTORI , PESARO, 20 FEBBRAIO
RISPONDE ANTONIO PADELLARO:
COME POSSONO UNA SARDINA, o le 6.000 Sardine (marchio ufficiale su Facebook) sopravvivere senza l’acqua delle piazze? Molto, molto più della esibizione narcisa nel mondo incantato di Maria De Filippi, del protagonismo mediatico che sembra averli tarantolati, delle liti su chi comanda, delle espulsioni, delle scissioni, la fine del movimento è in realtà un suicidio annunciato.
Proclamare la “fine di una stagione” che doveva rivoluzionare la politica italiana e che non riesce neppure a superare i quattro mesi meteorologici è come votarsi spontaneamente all’auto-asfissia, gettarsi dal trampolino in una piscina vuota, fare harakiri per movimentare un happy hour.
È incredibile come l’intuizione geniale di “una modalità di protesta pacifica e quasi pacifista, senza bandiere e senza proclami, attraverso non il dire ma il mostrare che siamo tutti sulla stessa piazza-barca” (Luciano Floridi) stia annegando in una progressiva insignificanza, abbagliata dai riflettori. In quel primo, sorprendente flash mob di piazza Maggiore a Bologna, a metà dello scorso novembre, c’era la risposta silenziosa di massa a Matteo Salvini che occupava il PalaDozza con l’arroganza padronale di chi sentiva la vittoria in tasca.
Ma soprattutto, con uno straordinario ribaltamento della comunicazione il messaggio politico era nell’evento stesso, in quella piazza di trentamila persone, stipate come sardine. Che con la loro stessa presenza testimoniavano l’insopprimibile dissenso verso la politichetta becera degli insulti, del disprezzo per l’altro, delle aggressioni al citofono, amplificata dalla Bestia della propaganda leghista.
Così che, in Emilia Romagna, la vittoria dell’educazione civica sulla maleducazione sovranista non fece altro che preannunciare il risultato elettorale di qualche settimana dopo.
Pazienza se alla fine la dispersione del movimento dovesse coinvolgere solo i destini personali dei leaderini, forse troppo presto innalzati nel pantheon del Cambiamento e della Speranza.
Sono giovani e svegli, e non mancheranno loro offerte dalla politica che vuole rifarsi una faccia. Andrà peggio ai tanti che al cambiamento e alla speranza hanno creduto sul serio riempiendo altri luoghi fino alla grande festa popolare di piazza San Giovanni a Roma.
Ci hanno creduto ma ora che da un palco televisivo è arrivato il rompete le righe, come potranno crederci ancora?