Luciano Odorisio, Politica

Padellaro risponde a Scalfari:”I giganti di allora, i nani di oggi”

Lettere al direttore Il FQ, 16-6-19

Eugenio Scalfari:

“QUANTO SAREBBE diverso avere oggi un Berlinguer a capo del Pd”.

Risponde Antonio Padellaro:

È LA DOMANDA che, invariabilmente, noi giornalisti ci sentiamo rivolgere quando il discorso cade sulle differenze tra i politici di ieri e quelli di oggi: come mai siamo caduti così in basso? 

Un giudizio sprezzante che scaturisce dalla nostalgia per i giganti di allora: i Pertini, i Berlinguer, i Moro, i La Malfa, gli Almirante (senza contare i padri fondatori della Repubblica: da De Gasperi, a Nenni, a Togliatti), prima ancora che dal pollice verso sui “nani”di adesso. 

Infatti, chi ci mette di fronte all’imbarazzante paragone ha in genere i capelli bianchi o brizzolati ed era giovane, o giovanissimo, quando i cari leader della Dc, del Pci o del Msi riempivano le piazze (mentre ai giovani e giovanissimi di oggi quei nomi quasi sempre non dicono niente). 

Però, si sa, la nostalgia addolcisce i ricordi mentre a pensarci bene il bel tempo che fu ci ha regalato anche gli Andreotti e i Craxi del Garofano senza contare, per esempio, i notabili del Pci schierati con Mosca ai tempi dei carri armati a Budapest. 

Un confronto così impietoso tra l’allora e l’adesso risente del giudizio immancabilmente sferzante che i Salvini e i Di Maio (per non dire delle seconde e terze file di Lega e M5S) suscitano in chi magari non perdona loro di aver conquistato il governo del Paese senza chiedere permesso (gli stessi che dalle cattedre dei giornali impartiscono voti e note sul registro). 

Dunque, avremmo dei vicepremier impreparati, incompetenti, immaturi perché la scuola che (non) li ha preparati è quella scassatissima degli insegnanti post-68, priva di autorità, disciplina e talora delle conoscenze più superficiali. 

Obiezione a sua volta ideologica, e ingiusta nei confronti della scuola pubblica italiana pur sempre tra le migliori in assoluto. Anche perché la domanda sul come siamo caduti in basso coinvolge nazioni che sull’istruzione investono molto. 

Così negli Stati Uniti, la figura di un Donald Trump suscita diffusa, cocente nostalgia per i Roosevelt, i Kennedy, e forse perfino per i Bush e i Clinton. 

E in Francia, chi oserebbe paragonare i Macron e i Le Pen ai De Gaulle ma anche ai Mitterrand e agli Chirac? 

Solo in Germania la Merkel regge il confronto con gli Adenauer e i Brandt, ma parliamo dei soliti primi della classe. 

Certo, quando qui da noi si pone il problema della selezione della classe dirigente non possiamo non notare che “prima” approdava in Parlamento il fior fiore delle università, delle imprese, degli studi professionali, della cultura, dello spettacolo, tutta gente impeccabile nell’uso dei congiuntivo. 

A parte il fatto che queste élite sono ritornate in gran parte alle loro occupazioni, perché la politica è troppo faticosa e gli emolumenti poco invitanti, non v’è chi non veda quanto per l’odierna scalata al potere l’uso sapiente dello smartphone sia più utile che conoscere la capitale della Nigeria. 

Tutto in fondo cominciò vent’anni fa con i video di Berlusconi che resero archeologia le tribune politiche che i capelli bianchi rimpiangono. 

Impossibile tornare indietro ma sognare un nuovo Berlinguer alla guida del Pd, un nuovo Pertini leader dei grillini o un nuovo Almirante capo della destra aiuta.

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