Luciano Odorisio, Politica

Padellaro: il PD a scuola di comunicazione da Salvini

lettere al Direttore, Il FQ, 13-7-19

GIANDOMENICO CRAPIS : “MATTEO RENZI DAL POP AL FLOP”. MIMESIS

RENZI SI È INFATTI presentato al Paese quasi sempre sotto il segno del troppo, della sproporzione. Eccesso di movimento. Eccesso di ottimismo, eccesso di hybris, eccesso di comunicazione, eccesso di parola: il ‘di più’ è stato consustanziale sia alla sua figura, sia alla sua ascesa che al suo declino”.

Risponde Antonio Padellaro 

PERCHÉ PARLARE ANCORA di Renzi quando “se ne sono perse le tracce” (Libero)? O quando, come un pugile suonato, egli attribuisce le sconfitte al destino cinico e baro? Ovvero, al complotto delle fake news, proprio lui che ne ha prodotte in quantità industriale: “Tav, Consip e l’addio alla politica” (Il Fatto Quotidiano)? 

Infatti il libro di Crapis, che usa l’ex statista di Rignano come modello ne- gativo per spiegare tutto ciò che con la comunicazione è meglio non fare, dovrebbe essere adottato dall’intero Pd come manuale. Per cercare, almeno, di non essere travolti da Matteo Salvini pure alle prossime elezioni. 

L’abuso di televisione, tanto per cominciare. Mezzo che resta fondamentale (bella scoperta) per acquisire e consolidare il consenso purché le si faccia fare il lavoro sporco. 

Mentre Renzi occupava militarmente le tv sfinendo il paese con clamorosi effetti di contropropaganda (essendo antipatico pure a se stesso), sono state le tv a occuparsi di Salvini seminando e innaffiando il terreno della sua campagna elettorale. 

Per esempio, con il lavorio inces- sante e a tappeto sul senso di insicurezza degli italiani, soprattutto a cura del palinsesto Mediaset. Restano indelebili le immagini di fiaccolate in borghi sperduti, con i cortei di “cittadini esasperati” al solo annuncio dell’arrivo di una decina di migranti. Mentre inviati invasati raccoglievano cupe minacce di rivolta. 

Bastava guardare la messe di ascolti raccolti dai Paolo Del Debbio e Mario Giordano per capire come si orientava l’elettorato. 

Così, mentre Renzi parlava di sé in ogni dove, Salvini riempiva in silenzio il granaio dei voti. 

Se invece di scrivere libri, ne avesse letto uno in più il Matteo Uno avrebbe meditato questa riflessione di Christian Salmon (citata da Crapis) sulla “cerimonia cannibale”: “l’uomo politico, che non è mai stato tanto visibile, tanto esposto nei media, tanto telepresente… sparisce sotto gli occhi di tutti, al colmo della sua esposizione, in una sovraesposizione mediatica, per una sorta di divoramento. La scena di questo divoramento è la televisione”. 

Pericolo che il Matteo Due può tranquillamente evitare lasciando che a lavorare per lui siano le notizie su Carola Rackete (se ne torni a casa) o sull’arresto di un nigeriano fuori di testa (basta non se ne può più). 

Quanto ai 600 mila clandestini da espellere, naturalmente sono ancora tutti lì ma di fiaccolate e barricate fortunatamente non c’è più necessità. 

Sembra che Nicola Zingaretti abbia finalmente capito che la battaglia sull’immigrazione è perduta e che il Pd deve darsi un’agenda diversa che punti – sostiene – “sull’economia green e sulla riforma del sistema fiscale”. 

Suggeriamo anche una qualche presenza nelle fabbriche a rischio chiusura, poiché una volta la sinistra si occupava di lavoro (anche se fa caldo e le ferie incombono). 

Ma se nel Pd pensano di comunicare la nuova “agenda” con le solite soporifere comparsate da talk show, Salvini può dormire tranquillo.

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