a cura di Lorenzo Giarelli per Il FQ, 30-10-19
ANTONIO PADELLARO Sostenere Bonaccini in Emilia E Grillo s’impegni come solista
Impedire a Matteo Salvini di varcare il Rubicone per papparsi anche l’Emilia-Romagna e poi dilagare verso Roma. Contribuire a respingere l’avanzata leghista in una regione che offre le condizioni più favorevoli per una rivincita giallorossa: il radicamento del Pd che resiste malgrado tutto, e il consenso di cui gode Stefano Bonaccini, il presidente uscente che si ricandida con buone possibilità di farcela. Sostenerlo convintamente con le modalità meno scomode per il movimento: non occorrono patti politici particolari, basta un’indicazione di voto. Presidiare il territorio della regione palmo a palmo, tampinando Salvini marcandolo a uomo, smontando la sua propaganda. Per farlo basta una voce solista, forte e chiara: chiedere a Beppe Grillo di riscendere in campo, di lanciare la sfida. Fino al prossimo 26 gennaio sospendere per cortesia polemiche, recriminazioni, fronde e scazzi vari. Solo se Bologna resiste si potrà bloccare la caduta dei 5stelle creando le condizioni per una ripartenza. Ma se Bologna cade viene giù tutto
PETER GOMEZ Ogni competizione è storia a sé Piuttosto serve un nuovo sogno
Bastava vivere tra i cittadini per sapere che in Umbria per i 5S sarebbe finita così. Perché se denunci anche penalmente degli esponenti Pd, li fai arrestare o dimettere e, pochi mesi dopo, ti allei col loro partito, molti elettori penseranno che ti sei venduto. E ti volteranno le spalle. Perché, a differenza di ciò che è accaduto a Roma, dove il M5S è stato tradito da Salvini e può dire di voler governare con chiunque sia disposto a realizzare parte del suo programma, nelle regioni valgono le singole battaglie. A partire da quelle su legalità e ambiente. Da questo punto di vista, ogni competizione fa storia a sé. Anche se per Pd e M5S è ovviamente più facile correre assieme dove assieme erano all’opposizione. Per provare a vincere, tutti i parlamentari 5S già da domani dovrebbero poi visitare ogni paese chiamato al voto per incontrare i cittadini. Trovando anche nuove parole d’ordine. Perché l’anticorruzione, il taglio di vitalizi e parlamentari, il reddito di cittadinanza, sono già legge. Ora servono altri obiettivi. Serve, se esiste, un nuovo sogno.
PIERO IGNAZI Troppa fretta e troppi problemi Bisogna decidere caso per caso
La scelta migliore per il Movimento 5 Stelle sarebbe valutare caso per caso, Regione per Regione, se sia opportuno cercare un’intesa con il Partito democratico o andare da soli. Ogni contesto è diverso e richiede scelte strategiche diverse. Mi sembra persino banale, essendo questa una coalizione posticcia, imposta un po’ da tutti al povero Nicola Zingaretti e che a livello locale è stata riproposta nel caso peggiore, perché l’Umbria è una Regione in cui la giunta di centrosinistra è stata travolta dagli scandali, in cui il Pd locale è diviso in un mare di correnti e in cui ci sono problemi strutturali a livello sociale. Le scelte future non devono esser fatte necessariamente in base a dove si può vincere oppure no: si può decidere anche di andare insieme in Veneto, dove l’esito appare scontato, se si è convinti e si trova un punto di accordo su temi e persone. Ma è un processo che va messo in piedi per tempo, non all’ultimo minuto come successo in Umbria.
ANDREA SCANZI Impossibile vincere in Umbria Ma insistere su questa strada
Di Maio ha avuto coraggio a proporre l’accordo col Pd in una regione dove era pressoché impossibile vincere. Il leader M5S non è stato furbo, certo, ma la “furbizia” intesa come pavidità politicamente sciacallesca lasciamola a forze pleonastiche tipo l’ossimoro Italia Viva. Poi però Di Maio ha sbagliato tutto nel post-voto, a partire da quella parola, “esperimento”, che è un insulto agli elettori umbri. Ora i 5 Stelle dovrebbero smettere coi musi lunghi e dire: “Ci abbiamo provato, forse pure male, ma qui in Umbria non era cosa. Ora però insistiamo, perché è l’unica strada: difficile, ma non impossibile. Mettiamoci in gioco, noi come il Pd”. Oltretutto all’orizzonte ci sono regioni dove con il Pd partirebbero favoriti: Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Marche, Puglia, Campania. Rinunciare adesso sarebbe come esonerare l’allenatore alla prima di campionato, perché reo di aver perso contro la favoritissima. Di più: sarebbe come tagliarsi i coglioni per fare un dispetto alla moglie. Laddove la moglie, ovviamente, di nome fa Matteo.
DANIELA RANIERI Il M5S è chiuso nel Palazzo Esca a farsi una passeggiata
Senza cadere nelle sabbie mobili della numerologia, è innegabile che il M5S sta decimando i suoi consensi in tutte le elezioni. Questo dipende da due ordini di problemi: il calo sistemico dopo l’avventuraccia con Salvini, e l’alleanza anche locale col Pd. Se a livello nazionale regge e ha un senso anche nobile la necessità di un bipolarismo di tutti contro Salvini-Meloni, in quello locale non ha alcuna presa. Anzi, dà agli elettori anti-Pd l’impressione di votare il Pd. Serve cognizione, polso, sensibilità del Paese. E il nostro è un Paese di paesi (il famoso territorio, come si dice con orribile pseudo-toponimo). Il M5S soffre ogni anno di più il suo dilemma ontologico: essere nato contro il potere ed essere al potere. Al suo capo e ai probiviri diamo il consiglio delle nonne e dei maestri zen: uscire a farsi una passeggiata. Il MoVimento non si muove. È fermo alla scrivania, chiuso nel Palazzo che voleva spalancare, a calcolare i decimali e a spiluccare il consenso sui social. Non esistere nella realtà è un limite, quando la realtà si presenta a chiedere il conto.
MARCO REVELLI Basta isterie e coltelli tra i denti Gli alleati evitino pessime figure
I 5 Stelle continuano a pagare, in termini di consenso, l’esperienza di governo. Accadeva con la Lega e accadrà ancora. Paradossalmente, consiglierei al Movimento di non presentarsi a nessuna delle prossime elezioni regionali, perché ha tutto da perdere. È una graticola in cui farebbero bene a non mettere il naso. Ovviamente non sarà così, almeno non in tutte le Regioni, ma spero almeno che gli alleati la smettano di fare gli isterici e si rendano conto che la cosa migliore è una marcia prudente fino al termine della legislatura, ovvero accontentarsi di non regalare alla destra un nuovo Parlamento. Dunque, dovrebbero valutare caso per caso cercando di evitare altre pessime figure. In alcune situazioni, come forse in Emilia Romagna, per il Movimento 5 Stelle potrebbe essere sufficiente anche una desistenza per far vincere il centrosinistra. L’importante è che non si perdano in trattative con il coltello tra i denti innervosendo i rapporti – nati già logori – all’interno della maggioranza.